Rusconi (Terzo Polo): ''prendiamo atto dell'astensionismo e della sconfitta. Ora è necessario trovare un'identità precisa''

"Male, male, male" nel commentare i risultati ottenuti dal Terzo Polo alle elezioni regionali, Antonio Rusconi non usa mezzi termini. "Male" è la risposta che i vari sostenitori ricevono varcando la porta della sede del comitato di Azione e Italia Viva in piazza Garibaldi a Lecco. Partito che, con la lista "Moratti Presidente", sosteneva la candidatura dell'ex vicepresidente di Regione Lombardia alla più alta carica del Pirellone. Il responso delle urne è inchiodato - nei minuti in cui lo incontriamo - nell'intorno del 10%.

Antonio Rusconi (secondo da destra) nella sede del Terzo Polo

Rusconi, partiamo dal dato dell'astensione, semplicemente impressionante. C'è un 30% in meno di partecipazione al voto rispetto alle precedenti regionali
"Secondo me dipende da molti fattori. Primo, tornate a votare a distanza di pochi mesi con una campagna elettorale fatta a gennaio, dopo una settimana in cui si è parlato più del festival di San Remo che delle elezioni. Senza nulla togliere alla legittimità della vittoria di Fontana, visti i numeri e le proporzioni della sua vittoria. L'astensione ci deve interrogare tutti. Tutti i partiti, anche quelli che hanno vinto, devono fare una riflessione. Quando più della metà degli elettori non va a votare significa che la politica diviene non solo poco attraente, ma vediamo un vero e proprio voto di sfiducia da parte degli elettori. Il primo partito in Italia sono gli assenteisti, sono loro i vincitori delle elezioni".

È venuto meno il supporto del ceto medio e produttivo verso la lista Moratti? In un contesto in cui il centro destra si sposta sempre più a destra...
"Pensavamo che fosse determinante la scelta dei candidati, soprattutto rispetto a una domanda di politica più moderata pensavamo che fosse determinante un'offerta politica come la nostra. Non è andata come abbiamo previsto. Io devo solo ringraziare tutti i candidati, a cominciare da Lorenzo Riva, per la loro disponibilità e generosità dimostrate in una battaglia piena di insidie. Comunque, Lecco è uno dei territori in cui andiamo meglio e ci sono state molte preferenze sui nostri candidati. Significa che c'è stato un apprezzamento. Adesso penso che il Terzo Polo debba darsi un'identità definitiva e un nome che non sia da "terzo incomodo". Ho fiducia in questo progetto. Serve una riflessione nostra, a livello nazionale, ma anche del Pd che deve scegliere se andare verso formule più coinvolgenti. Il problema non è Lecco''.


Ha pesato il fatto che Moratti abbia fatto parte della giunta Fontana?
"Sono sempre del parere che vince la squadra e perde la squadra. Non posso che ringraziare Letizia Moratti per la disponibilità che ha dato. Forse è mancata, sulla sua candidatura, una riflessione più ampia da parte di altri partiti".

Sanità territoriale, crescita economica e trasporti sono tre temi forti che Moratti ha posto in campagna elettorale e che riguardano anche questo territorio. Non sono stati recepiti dagli elettori?

"Nei seggi la percentuale delle preferenze sono molto scarse. Significa che è stato dato un voto molto nazionale, governativo. Basta vedere quello che succede nel Lazio dove c'è una giunta uscente di centro sinistra e si è verificata una vittoria nettissima del centro destra."

Un bilancio definitivo di questo voto...

"Io penso che dobbiamo prendere atto di alcuni dati indiscutibili: la vittoria di Fontana. Ripete i dati di cinque anni fa con Gori. Poi quando più della metà degli elettori resta a casa non solo la politica deve interrogarsi, ma la cultura di questo territorio deve interrogarsi. Non possiamo pensare che un Paese dove la metà degli elettori rifiuta il diritto al voto sia un Paese normale. Se sentiamo la regione e lo stato come sempre più lontani, dobbiamo recuperare un senso dello stato che è fondamentale''.

Non pensa che la proposta politica sia stata troppo deludente?
"Abbiamo passato diverse fasi, dal dopo "mani pulite" al 40% del Pd di Renzi, al 33% dei 5Stelle al 26% di Fdi. Nella seconda repubblica non c'è più il voto di appartenenza. Nella prima repubblica c'era l'appartenenza e lo stile di vita per ogni partito. Il turismo politico era molto più infrequente. Nella seconda è chiaro che non esiste il voto di appartenenza per cui ci sono partiti che raddoppiano i voti nel giro di due, tre anni. Rispetto all' Europa dove ci sono partiti che hanno 100 anni di storia. Noi abbiamo disperso, dopo "mani pulite", delle culture politiche che riconosciamo oggi in Europa. Questo mi fa temere per la debolezza dell'Italia nei prossimi mesi, visto il rapporto con la Francia. Oggi Macron è l'uomo guida in Europa".

Lei cita Macron, il cui supporto arriva però da un partito personalistico, come è stato quello di Renzi...
[sorride]. Il problema è che si sta rischiando di andare verso una democrazia americana, con grandi scatoloni e leader. In trent'anni siamo passati dai comizi in piazza, alla fase televisiva e ai social. Dobbiamo capire se la politica è ancora il luogo dei contenuti, dei progetti e delle idee o di chi si pone per primo per simpatia o per protesta".


Tornando al territorio, pensiamo a Lecco e al problema della viabilità, anche in vista delle olimpiadi invernali, voi in Regione come pensate di muovervi in tema di viabilità e trasporti
"Vedremo, come minoranza, cosa proporrà la maggioranza. Abbiamo visto grandi proclami, ma non la capacità di intercettare risorse. Non saremo opposizioni a prescindere, ma guarderemo ai contenuti. Dobbiamo difendere il bene della Regione Lombardia".

Partirete in consiglio da posizioni nettamente distinte dalla maggioranza
"Vedo difficile mettere noi con la maggioranza o con i 5Stelle. Vedremo le singole proposte e valuteremo se aderire o no".
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