Germanedo: le calze rammendate, il sugo con i piselli, la testardaggine. L'addio a nonna Antonietta, con un pensiero anche al 'Capo'

Come già nei giorni scorsi suoi social, in un post scritto per “rendere giustizia” ai nonni, anche quest'oggi è stata la nipote Martina, seduta in prima fila accanto alla sorella Chiara e a papà Stefano, a firmare il ricordo di Antonietta e Umberto Antonello, letto da don Francesco Scanziani in apertura delle esequie della prima, in assenza del secondo, al momento sottoposto a custodia cautelare quale autore dell'omicidio della compagna di una vita. Una lettera, quella della giovane studentessa in procinto per partire per l'Erasmus, dedicata a entrambi i nonni, “separati forse nel modo più brutale che possa esistere”. “A voi, entrambi, devo tutto. Siete stati il mio porto sicuro nei momenti peggiori, la vostra  porta di casa era diventata anche la mia”. Pur nella convinzione che “non doveva andare così”, spazio poi a pennellate di una quotidianità che la morte cementa nel cuore e la lontananza, per ora imposta dalla giustizia, non riuscirà a spazzare via.

L'uscita del feretro dalla parrocchiale di Germanedo, al termine della funzione funebre

“Ciao nonna, ti ricordo così, indossando oggi la felpa che forse più di tutte è tornata a casa che puzzava di fumo. Maledette sigarette, che però, non si sa come, ti davano un buon sapere in bocca. Ti ricordo per la tua precisione in tutto, la tua disponibilità, la tua generosità. Solo il nonno sa quante calze bucate mi hai cucito! Ti ricordo per la tua sensibilità: già da un mese a questa parte chiedi a tutte le vicine come avresti fatto sei mesi senza di me. Con le lacrime agli occhi, dicendo che ti sarei mancata. Bhe, ora mi manchi tanto tu. Però potrai venire con me, nel cuore. Nel cuore posso portati ovunque. Infine il mio essere testarda dovrò pure averlo preso da qualcuno. Da qualcuno che, con quella testardaggine, nella vita si è fatta rispettare, ne ha passate tante ma non ha mai mollato. Ti ricordo così, seduta all'angolo destro del divano giallo, che appena apro la porta mi guardi e esclami “ma non hai freddo con quei pantaloni così corti. Ma te sei tutta matta, senti che aria gelida”. E poi, accorgendoti dei dettagli, mi guardi sorridendo e ripeti per l'ennesima volta “ma guarda lì, non ti sei accorta di quel buco. Dammi che ci penso io”. La crostata alla Nutella, il sugo con i piselli, il coniglio con i funghetti, i biscotti con la cannella, l'arrosto ripieno... Mannaggia ora dovrò mettere io le mani in pasta. Non sarò mai ai tuoi livelli come cuoca ma porterò sempre alti i tuoi insegnamenti in cucina, così come nella vita”.

Umberto Antonello, all'uscita dal Tribunale mercoledì dopo l'interrogatorio di garanzia

Per il nonno poi: “Ciao Capo, sei e sarai sempre il mio faro. Penso che nessuna parola serva per questo momento. Mi limito a portare alto sempre il tuo nome, fiera della persona che sei. Ora tocca a me in quanto vice, dare lezione di briscola e scopa come mi hai insegnato e preparare il te, rigorosamente alle 15 del pomeriggio, non più presto non più tardi. Tocca a me vivere non solo per me ma anche per voi, moltiplicando lo sforzo, nel bene e nel male”.

E dunque la chiosa, di nuovo, per entrambi. “Ciao nonna, ti porto nel cuore. Ciao capo, ti aspetto a braccia aperte. Come mamma e papà vi voglio bene, sempre forte, vostra Marti”.
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