Omicidio di Germanedo: interrogatorio di garanzia per l'86enne, il PM insiste per il carcere. Si valuterà una perizia

È stato tradotto in tribunale di prima mattina. Un berretto in testa e un ampio giubbetto per proteggersi dal freddo ancora pungente nel breve tratto tra il parcheggio esterno e l'accesso al palazzo di Giustizia, con due agenti della polizia penitenziaria ad accompagnarlo. Con calma, senza fretta visto anche il passo lento dell'eta', ulteriormente reso “pesante” dallo sballottamento degli ultimi giorni. Umberto Antonello, l'86enne originario di Rimini che nella notte di lunedì ha tolto la vita alla moglie Antonia nella loro abitazione di via Eremo, si è sottoposto a interrogatorio di garanzia al cospetto del gip Salvatore Catalano. Ad attenderlo, sul pianerottolo del terzo piano fuori dalla stanza del giudice, il figlio e una delle nipoti.

Umberto Antonello all'uscita del tribunale

Assistito dall'avvocato Richard Martini, nominato di fiducia già nell'immediatezza della tragedia, ha risposto alle domande come del resto aveva fatto nella mattinata di martedì dinnanzi al sostituto procuratore Pasquale Gaspare Esposito. Quest'ultimo quest'oggi all'esito all'esito dell'interrogatorio – nel corso del quale è stata tratteggiata la cornice dell'accaduto - ha reiterato la richiesta di custodia cautelare in carcere per l'anziano, reo confesso. Il difensore ha invece insistito per la necessità di trasferire il proprio cliente in una struttura alternativa, avanzando anche il nome di una realtà già contattata e pronta a accogliere l'uomo, le cui condizioni di fragilità non sarebbe compatibile con la detenzione.
Gravissime, comunque, dal punto di vista giudiziario, le accuse mosse a Antonello a cui viene contestato l'omicidio volontario aggravato dal legame di parentela e dalla minorata difesa dalla vittima. Reato da Corte d'Assise, senza possibilità di adire a riti alternativi.

Quasi scontata la richiesta di sottoporre l'ex ferroviere a perizia psichiatrica per accertarne la capacità di intendere e volere al momento del fatto. Non si esclude infatti il raptus, in un contesto comunque di comprovata sofferenza della donna, malata da tempo e provata dal dolore collegato alla patologia e alla sua situazione. Avanzato però tra l'altro il dubbio che possa essere stata lei stessa a chiedere al compagno di una vita di porre fine alla sua sofferenza. Un ultimo, paradossale, gesto d'amore come scritto in un post nelle scorse ore da una delle nipoti.
Mentre si attende per le prossime ore la decisione del giudice sulla richiesta di scarcerazione, in corso invece l'esame autoptico sulla salma della vittima.
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