PAROLE CHE PARLANO/110
Ingenuo
Chi dovremmo definire ingenuo? Il bonaccione, lo sprovveduto, l'immaturo? O forse il candido, il puro, il semplice, colui che si fida degli altri?
Questo termine deriva dal latino ingenuus, composto di in, dentro, e gignere, generare; quindi nascere da dentro, col significato di indigeno, del luogo e successivamente di libero per nascita, di condizione libera, di buona famiglia.
Sembra non c'entrare né con la prima né con la seconda serie di definizioni. Tuttavia, rifacendoci anche ai Vangeli e a quel "se non ritornerete come bambini", cioè con quella innocenza e quel candore di chi è ancora nell'età infantile, possiamo affermare che l'ingenuità è la condizione naturale dell'uomo, quella nativa, che purtroppo può corrompersi nel tempo.
Assegnare agli ingenui connotati negativi di mancanza di scaltrezza, di incapacità di stare in un mondo che, secondo il pensiero comune, è dei furbi, non facciamo solo un torto a loro, ma anche e soprattutto a noi stessi. Ritagliarsi la parte del saggio, però acido, rancoroso e pieno di pregiudizi, diventa un vero e proprio autogol.
Rubrica a cura di Dino Ticli