Calolzio: si auto-accusa di un fatto contestato al fratello, slitta la sentenza De Pasquale

Il Tribunale di Lecco
Accomodandosi al banco dei testimoni, si è addossato la responsabilità di un episodio contestato al fratello. Il collegio ha così interrotto la sua deposizione, invitandolo a tornare in Aula il prossimo 18 maggio, accompagnato da un legale, avvertendolo del rischio di trovarsi comunque indagato sulla base delle dichiarazioni odierne. Nuovo "colpo" di scena al processo intentato nei confronti di Peppino De Pasquale, calolziese, classe 1962, non nuovo alla cronaca giudiziaria. Tentata estorsione, lesioni personali, violenza privata e danneggiamento le ipotesi di reato in contestazione,  con la pubblica accusa, rappresentata in Aula dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco - erede di un fascicolo istruito dal collega Andrea Figoni - arrivata a chiedere, all'udienza dello scorso 16 giugno, una pena finale pari a 3 anni e 6 mesi, limitatamente ad alcuni capi d'imputazione.
Il mese successivo era prevista l'arringa del difensore, prima di arrivare a sentenza ma un inciampo procedurale ha fermato tutto. Il presidente del collegio giudicante - il dottor Paolo Salvatore - si è dichiarato incompatibile, avendo firmato degli atti nel corso delle indagini a carico dell'imputato. Si è dunque tornati in Aula quest'oggi, dinnanzi ad una "corte" rinnovata, con la dottoressa Bianca Maria Bianchi affiancata dai colleghi Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi. "Salvata" però l'istruttoria, con la sola richiesta della difesa di introdurre un ultimo testimone, per l'appunto Ernesto De Pasquale, fratello di Peppino e papà di Nicola, una delle presunte persone offese. Per quest'ultimo il PM ha già chiesto la trasmissione degli atti al proprio Ufficio essendosi dimostrato durante la propria testimonianza così reticente da interrompere la deposizione per alzarsi e allontanarsi. Oggi a sorprendere è stato suo padre: ha infatti dichiarato di essere stato lui - e non dunque il fratello - a spingere un'altra supposta persona offesa, facendola finire contro una stufa a pallet e provocandole le lesioni indicate nel relativo capo d'imputazione. Da qui la necessità di fissare un'altra udienza. Con la Procura che ha già anticipato l'intenzione di riconvocare anche la donna stessa, per chiederle conto di questa novità introdotta per il rotto della cuffia in un processo destinato così ad allungarsi ancora.
A.M.
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