Lecco: con l'Arcivescovo Mario Delpini inaugurata la Casa della Carità

Inaugurata dall’arcivescovo Mario Delpini la Casa della Carità della Caritas lecchese realizzata all’ombra del campanile della basilica, nel complesso di via San Nicolò che già in passato ospitava il ricovero invernale per i senzatetto e che, con una serie di interventi ancora in cantiere, à destinato a diventare un grande complesso di iniziative religiose e culturali.

La Casa della carità cittadina – la sesta in Lombardia – che già accoglie alcuni ospiti è sede, oltre che del tradizionale rifugio notturno, di un centro di ascolto, di strutture per la cura della persona (le persone vengono indirizzate ai vari servizi: docce, lavanderia, deposito bagagli), di un guardaroba (dove chi ha bisogno potrà ricevere abiti in dono),  di uno studio medico, di un emporio (dove si potrà fare la spesa gratuitamente), di una mensa,  di piccoli appartamenti per le situazioni di emergenza e  di un dormitorio per i gruppi numerosi, con l’attenzione rivolta soprattutto ai giovani.

Mons. Delpini e  Luciano Gualzetti

La nuova struttura è stata presentata nel corso di una breve cerimonia alla quale hanno partecipato, oltre all’arcivescovo Delpini, il direttore della Caritas ambrosiana, il lecchese Luciano Gualzetti, il vicario episcopale monsignor Maurizio Rolla, il prevosto monsignor Davide Milani e don Paolo Selmi, presidente della Caritas ambrosiana e della Casa della carità milanese.
Nel presentare la nuova “casa”, Gualzetti ha ricordato come del progetto si parlava da tempo, di come i primi passi siano stati mossi già con il vicario Bruno Molinari e il prevosto Franco Cecchin.

Ma soprattutto ha ricordato come l’iniziativa sia stata possibile da una serie di donazioni, a cominciare dai 2 milioni versati da un anonimo che tale ha voluto rimanere e che non ha potuto vedere il compimento dell’opera, essendo nel frattempo deceduto. Ma anche tante piccole donazioni oltre ai contributi significativi della Fondazione comunitaria del Lecchese, di due fondazioni di derivazione americana (la “Robert Fitzgerald Kennedy Human Rights Italia” e la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni) e una svizzera (la Fondazione Adiuvare).
«La casa della carità – ha detto Gualzetti – cerca di ricordare alla comunità cristiana l’importanza della carità, oltre a quella della chiesa e dell’oratorio, che sono le tre dimensioni fondamentali di una parrocchia. Ed è una casa che accoglie i poveri ma che ne vuole promuovere l’autonomia e la ripartenza. Una casa aperta anche all’esterno e in particolare ai giovani perché sappiamo dell’emergenza educativa dopo la pandemia».

E’ quindi intervenuto il prevosto don Milani che ha parlato delle opportunità (la sua posizione è un invito a guardare per tutti coloro che vanno in chiesa ed è una struttura che è un’occasione di ripartenza) ma anche dei rischi («che sapremo superare» e che sono la possibilità che alla Casa della carità si deleghi la soluzione di tutti i problemi e che su molti progetti ciascuno vada poi per conto proprio), concludendo nell’indicare una prospettiva: «Si sta realizzando una nuova piazza di Lecco dove ci si prende cura delle cose più autentiche dell’uomo e dove non si compra e non si vende niente».

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Da parte sua, monsignor Delpini si è chiesto cosa sia una città: «Una fabbrica di problemi ma che offre anche le condizioni per la comodità e nell’antichità era garanzia di sicurezza circondata dalle sue mura a difesa dei cittadini dallo straniero. Ma i cristiani hanno un’altra idea della città: la vedono come una comunità. E cosa fa della coabitazione una comunità? Le persone riconoscono un’appartenenza e l’appartenenza non è solo una scelta dei singoli ma una convocazione. La comunità nasce perché si riconosce un’origine superiore e per scrivere così una storia di civiltà. Con la solidarietà, la cultura, la cura vicendevole. Lecco non è una città concentrata, c’è ricchezza anche nei sobborghi che sono paesi e un tempo erano Comuni. Il messaggio che da qui si irradia su tutti è proprio quello dell’essere una comunità guidata da una speranza, praticata nella solidarietà e proiettata verso il futuro per il suo impegno educativo. Chi fa il bene è benedetto da Dio. E non c’è differenza tra benefattori e beneficiati, tra italiani e stranieri….».

E’ poi seguita la benedizione, mentre al suo arrivo lo stesso arcivescovo aveva scoperto la targa all’ingresso della struttura.
Monsignor Delpini è stato poi accompagnato, con le altre autorità presenti, a visitare la nuova struttura articolata su tre piani. L’arcivescovo si è infine seduto nella mensa dove ha cenato con gli ospiti della stessa Casa della carità e alcuni invitati.
D.C.
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