Olginate: aggressione al vicino, Matteo De Fazio assolto
Il fatto non sussiste. Così il giudice monocratico Martina Beggio ha chiuso il processo intentato nei confronti di Matteo De Fazio, secondogenito di Salvatore De Fazio, l'olginatese freddato con tre colpi di pistola nel settembre 2020 davanti a casa. Se domani il fascicolo relativo all'omicidio approderà al vaglio della Corte di Cassazione dopo la conferma in Appello della condanna a 19 anni e 4 mesi irrogata a carico del calolziese Stefano Valsecchi, ben più banale la vicenda trattata ieri a Lecco. Sotto i riflettori la presunta aggressione denunciata da un cittadino di origini egiziane residente nello stesso complesso Aler della famiglia De Fazio. Stralciata con pronuncia di non doversi procedere per morte del reo la posizione del padre, il processo è continuato per il figlio. Sei i testimoni introdotti, tre citati dalla Procura e tre dalla difesa rappresentata dall'avvocato Nadia Invernizzi. Quest'ultimi di fatto hanno fornito una ricostruzione di quanto accaduto quattro anni fa in linea con l'esame reso dall'imputato. A suo dire, mentre usciva dal box in bicicletta per andare al lavoro, avrebbe udito delle urla, vedendo poi il padre discutere con lo straniero, già criticato anche da altri condomini per il vizio di far fare i bisogni al cane negli spazi comuni, scale incluse. Avrebbe raggiunto dunque i due litiganti, prendendo Salvatore per un braccio per allontanarlo. In quel momento “Aldo” - come il vicino, nel frattempo anch'egli venuto a mancare, era chiamato - avrebbe provato a dargli uno spintone. “Mi sono spostato e lui è caduto di faccia”. Da qui la ferita riportata in volto dal denunciante che aveva invece dichiarato, dinnanzi ai carabinieri, di essere stato colpito con un oggetto non meglio identificato. Una "verità", quella raccontata da De Fazio, che evidentemente ha convinto il giudice che lo assolto.