Lecco: previsioni economiche nel ’23 del prof.Secchi al Rotary

Incertezza perdurante. È l’elemento chiave, espresso a più riprese, per analizzare dal punto di vista economico l’anno alle spalle e, ancor più, interpretare i mesi a venire. A guidare nell’analisi, che affonda le radici nel 2022, è il professor Carlo Secchi, mandellese di nascita, ospite l’altra sera della conviviale Rotary Club Lecco Le Grigne di cui è peraltro socio onorario. Una presenza che ha richiamato numerosi soci del club del distretto 2042 presieduto da Pino Negri, oltre al presidente del club Manzoni Giovanni Bartoli e agli ospiti.

Il professor Carlo Secchi e il presidente Rotary Club Le Grigne Pino Negri

Economista, professore all’università commerciale Luigi Bocconi – di cui è stato rettore dal 2000 al 2004 – e vicepresidente dell’ISPI, il professor Secchi ha tenuto un accurato intervento in cui ha posto all’attenzione degli auditori gli orizzonti di un futuro che si prospetta estremamente precario ma, ha assicurato, “non disperante e totalmente negativo”. Un’analisi chiara e realistica di quello che dovremmo aspettarci nel futuro.
“Il nuovo anno di fronte alla tribolata eredità del 2022 per l’economia italiana ed internazionale” è il titolo, un po’ altisonante, che ho scelto per questa serata – ha detto in apertura l’illustre ospite – Il 2022 è stato un “anno tribolato” perché molti di noi mai si sarebbero aspettati di trovarsi a un certo punto della vita di fronte a una serie di avvenimenti drammatici, inaspettati e per di più tutti insieme. Eravamo dell’idea che le cose miglioravano, invece negli ultimi anni abbiamo avuto varie crisi”. Sono quelli che, in linguaggio economico, vengono definiti gli shock sistemici che si sono manifestati in successione, a partire dalla Brexit che “sta mostrando ora gli effetti nefasti”, passando gli effetti climatici, il Covid fino ad arrivare alla recente guerra in Ucraina e alla crisi energetica che ne è conseguita. “Tutto questo non poteva non avere conseguenze, ovvero la presa d’atto che alcune nostre certezze non erano affatto tali”.

Di fronte a questi cambiamenti, stiamo assistendo a una tendenza opposta da quello che ha caratterizzato lo sviluppo dell’economia dalla caduta del muro di Berlino: dalla globalizzazione si sta vivendo oggi una spinta verso la regionalizzazione e il protezionismo, destinati ad acuirsi.
“Per contrastare lo shock abbiamo assistito a una serie di reazioni, ad esempio l’accentuarsi della presenza di governo nella vita dei cittadini, tanto che si torna a pensare a politiche industriali ormai abbandonate da decenni – ha proseguito - Siamo di fronte all’inflazione, che si è riproposta, a un eccesso di domanda da parte dei consumatori, alla crisi energetica, alla crisi nella fornitura di prodotti alimentari e di materie prime strategiche”. L’inflazione ha portato alla fine della politica monetaria accomodante, il cosiddetto quantitative easing, finora adottata.
“Con questa eredità, il 2023 si aprirà con una serie di incognite, come l’inflazione, aggravate dalle politiche antinflazionistiche che danno fastidio – ha asserito il professore - C’è un’incertezza dilagante e come andrà a finire è difficile da dire. Il rischio di recessione c’è e abbiamo davanti un compito immane di riconversione di tutto il sistema di approvvigionamento (energetico ed alimentare). Un compito immane davanti a cui si aggiungono possibili misure che potrebbero essere introdotte nel giro di poco tempo e che alimentano l’incertezza perché non sappiamo se verranno adottate”.
Secondo l’economista verranno rafforzate le politiche di sostenibilità contro i cambiamenti climatici e da Bruxelles verranno introdotte misure per cercare di mitigare gli effetti negativi. “Siccome si annuncia una possibile recessione, avremo qualche tipo di intervento di sostegno alla ripresa: si parla di un “recovery plan due”. In estate comincerà il negoziato sul prossimo bilancio pluriennale dell’unione europea, mentre all’orizzonte si prospettano misure su infrastrutture, sistemi economici e regole fiscali.

Una riflessione va posta anche sulla politica interna: “Ci sono problemi specifici che riguardano il nostro paese – ha proseguito Secchi – È ora un po’ prematuro dare giudizi di politica economica ma qualcosa si può dire. Non si può dire che ci sarà un drastico cambio di rotta rispetto al governo precedente perché le risorse e i vincoli sono quelli che sono. Dando ampiezza a questioni come le spiagge o il POS, non si dice che bisognerà attuare una politica di rigore. La linea approvata è stata arricchita da forme di rilassamento fiscale, condoni mascherati, messaggi come “tanto c’è pantalone che paga”: non vanno bene perché creano forme mentis che si riveleranno pericolose quando si dovrà mettere mano a problemi più seri e incisivi”.

Secondo il professore, ci sono stati “pasticci” sul piano di comunicazione come nella questione della benzina o della tassa sui tabacchi, che a gennaio non è stata introdotta, diversamente da quanto annunciato a ottobre. Ad alimentare il clima di incertezza, si aggiungono le imminenti elezioni regionali che, soprattutto con riferimento alla Lombardia, produrranno un impatto sulle politiche di governo.

“Il problema è non avere più chiavi di lettura che consentono di fare previsioni che lasciano tranquilli – ha commentato Secchi - Il neo liberismo, come lo abbiamo visto negli anni Novanta, sta cambiando pelle in misura preoccupante. Il mondo di quasi certezze a cui eravamo abituati, per un bel po’ sarà solo un ricordo e dovremo abituarci a situazioni molto incerte, andamenti sul breve termine. Siamo in una situazione d’incertezza che non riguarderà il nostro sistema economico e la nostra area di riferimento europea ma anche tutto il mondo. Bisogna stare molto più accorti” è stata la chiosa finale di un intervento che ha suscitato un ampio dibattito con gli auditori e darà la possibilità di prendere le misure con i cambiamenti in corso, cui dovremo necessariamente fare fronte nei prossimi anni.
M.Mau.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.