Lecco: ricettazione dopo una rapina, manca la prova. Assolto
Attorno alla 1.30 di notte, dopo aver passato la serata in un bar del centro con le amiche, aveva raggiunto un altro locale per placare un certo languorino. Vistasi negare un toast dal proprietario del pubblico esercizio, ormai prossimo alla chiusura, si era quindi accomodata all'esterno, probabilmente - ma il dettaglio non lo ricordava nemmeno lei - per sorseggiare qualcosa prima di avviarsi verso casa. E all'esterno del bar, in piazza Manzoni, sarebbe stata avvicinata da uno straniero - "di mezzo colore", per dirla con le sue parole, intendendo un soggetto non caucasico ma nemmeno dall'incarnato particolarmente scuro - che le avrebbe detto di conoscerla, attaccando bottone salvo poi derubarla dopo essersi avviati insieme verso via Marco d'Oggiono. E' questo il racconto reso quest'oggi in Aula, al cospetto del giudice Paolo Salvatore da una lecchese di Germanedo, vittima - nella sua versione dei fatti - di una rapina, nella nottata del 14 luglio 2020. Dopo averla buttata a terra, assestandole anche un pugno, il suo aggressore le avrebbe rubato dalla borsa - con il contenuto finito sull'asfalto - uno smartphone acquistato giusto qualche mese prima per 108 euro. Al centro del processo proprio il telefono. Al banco degli imputati - idealmente, non essendo comparso - un giovanotto di origini africane, chiamato a rispondere di ricettazione in quanto risultato - secondo l'impianto accusatorio sostenuto dalla Procura - l'utilizzatore del dispositivo rubato. Una tesi che però, in Aula, non è stata provata, tanto più che anche la stessa rapina alla base del fascicolo è stata messa in discussione con l'escussione del consigliere comunale Stefano Parolari, unico altro presente, oltre al barista, nel locale all'arrivo della denunciante, quella notte. Per lui, con lei non c'era nessuno.
La sim inserita nel telefono asseritamente della lecchese è risultata poi essere intestata a una donna (sempre straniera) residente a Valmadrera ma - almeno a dibattimento - non si è riusciti a fare il passo successivo e dunque a ricollegare quest'ultima all'imputato che, a questo punto, è stato mandato assolto.
La sim inserita nel telefono asseritamente della lecchese è risultata poi essere intestata a una donna (sempre straniera) residente a Valmadrera ma - almeno a dibattimento - non si è riusciti a fare il passo successivo e dunque a ricollegare quest'ultima all'imputato che, a questo punto, è stato mandato assolto.