Olginate: l'impegno sott'acqua di Crippa, tra reperti antichi da preservare e sub al Moregallo da salvare

Il mondo delle immersioni lo ha portato a diventare un appassionato di archeologia subacquea dopo la scoperta di un vero e proprio museo sommerso di epoca romana. Diego Crippa, residente ad Olginate, si è avviato alla pratica trent'anni fa al centro per attività subacque (CPAS) Sandro Lecchi di Pescate. Qui ha imparato le basi per l'attività di immersione che ha poi deciso di sviluppare nella residenza marina, in Sardegna.

Diego Crippa

 

"Da sempre mi piace la subacquea: nasco sul lago di Olginate, i miei parenti erano pescatori professionisti e mio padre conosceva i trucchi della pesca. Quest'attività non mi interessa, mi interessano invece la ricerca e la natura. Negli anni Duemila, durante una delle immersioni in Sardegna, mi sono accorto che ero in una zona dove c'erano cose interessanti e mi sono appassionato all'archeologia subacquea" ha detto Crippa, riferendosi al tesoro scoperto all'isola Rossa, nel comune di Trinità D'Agultu, in provincia di Olbia Tempio. Si tratta di un porto che si trova sull'antica rotta del commercio romano, che collegava Ostia "portus Claudio" a "terraconensis", nelle isole Baleari di Spagna.

"Durante le mie ricerche ho trovato anfore antiche, ho scoperto tre relitti di navi precedenti agli anni di Cristo - ha proseguito Crippa - La più importante è il "relitto delle sei ancore" risalente all'Impero Romano: è una nave con sei ancore, rimaste nella stessa posizione con cui sono state calate a mare. Sono partito per vedere i pesci e mi sono trovato davanti ad ancore pietrificate, ricoperte da corallo. Interamente non c'è più ferro, ma rimane solo l'involucro dell'ancora. Raccontano i fatti accaduti quel giorno e in che modo, durante l'epoca romana, veniva fermata la nave durante le burrasche. Questa nave non è più riuscita a ripartire ed è affondata: le ancore si trovano a 30 metri, mentre la nave è a 50 metri".

Si tratta di ritrovamenti avvenuti nel deserto a 30 metri di profondità: "Sotto la terra, in mancanza di ossigeno, sono presenti reperti di vario tipo: ho trovato 24 ancore antiche di pietra fino alle più recenti di sei secoli dopo cristo, ma ci sono anche colonne e capitelli di epoca dorica. Ci sono le chiglie con tutto quello che le navi trasportavano. Si tratta di trasporti tra il porto di Ostia Antica e le Baleari dove c'erano cave di piombo, uno dei primi metalli usati perché fondeva a basse temperature e veniva utilizzato per le protezioni delle navi, per creare le ancore. L'Impero Romano, conquistando la Spagna, ha conquistato l'intera Europa quattro secoli dopo Cristo. Si muovevano molto con le navi e la Sardegna era una rotta molto battuta, anche pericolosa per il maestrale e i pirati delle isole della Maddalena".

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Sono davvero numerosi i reperti trovati da Crippa, che ha scoperto l'esistenza di un porto antico, che ha un'estensione di 250 metri di lunghezza per 50 metri di larghezza, da cui è escluso il relitto delle sei ancore. Oggi cerca di tutelare questo patrimonio e diffonderne la conoscenza: "Ci sono tanti reperti su questo fondale. Da qui mi è venuto l'idea di creare un museo naturalistico per tutelare la nostra ricchezza culturale. Ho denunciato i ritrovamenti alla polizia di Lecco, ma sono anche stato minacciato per la mia attività. Sull'approdo del porto antico, è stato costruito un porto turistico. Non hanno fatto il divieto di ancoraggio e le ancore oggi buttate a mare distruggono il patrimonio archeologico sott'acqua. Per me è importante proteggere questa zona e valorizzarla. C'è una posizione che potrebbe essere usata per il turismo" ha denunciato l'olginatese, che ha avviato una campagna di divulgazione e catalogazione dei reperti.

"Per far venire alla luce questa situazione, insieme ad Annarita Borrelli ho scritto libri sull'archeologia subacquea ("Negli abissi dell'isola") e abbiamo ideato e sviluppato (registrandolo in SIAE) un software che viene diffuso tramite dvd. Si chiama "ABC icon il catalogo di negli abissi dell'isola" e serve per l'identificazione, la catalogazione e la datazione di tutti i reperti che si trovano in acqua, direttamente in immersione. Può funzionare su smartphone e computer. È un software facile da usare e alla portata di tutti". L'ABC delle Ancore, Anfore e Navi Antiche è "un catalogo di archeologia subacquea assolutamente innovativo, progettato ad icone, improntato, quindi, sulla filosofia della narrazione per immagini. Si tratta di una raccolta di tavole di dettaglio contenenti le principali informazioni relative a centinaia di reperti archeologici di rilievo. Questa catalogazione si riferisce al perimetro del Mar Mediterraneo, del mar Egeo, del Mar di Marmara e del Mar Nero, spingendosi a nord verso le coste dell'Europa sino al sud della Gran Bretagna (Epoca dell'Impero Romano). La rappresentazione parte dagli albori dell'umanità e giunge fino all'XI sec. d.C. Essa contiene le principali, informazioni relative ai prodotti ed alle rotte del commercio Greco Italico nell'ambito dei territori delle antiche province Greco Italiche e Romane (città e porti). Una particolare attenzione viene dedicata alle grandi Anfore vinarie (Pihoi e Dolia) e all'evoluzione delle Anfore Greco Italiche da vino e da olio". Sono presenti inoltre quattro tavole fondamentali: le principali Ancore Antiche, le principali Anfore Antiche Greco Italiche, l'Evoluzione delle Anfore Greco Italiche da Vino, l'Evoluzione delle Anfore Greco Italiche da Olio.

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"Insieme a Santina Motta, abbiamo realizzato una brochure illustrativa di 130 pagine che sarà a breve disponibile: oltre alla storia del porto antico, si possono vedere tutti i reperti trovati e un approfondimento sulla parte naturalistica di quell'area. Dall'anno scorso accompagno i visitatori gratuitamente a visitare il porto antico: molti reperti si vedono con pinne e maschera, per altri ci si deve immergere, bisogna andare sul fondale perché sono sotto la sabbia. In qualsiasi punto mi immergo, ho imparato a conoscere quello che c'è sotto quel deserto del mare: i pesci si muovono in un determinato modo e lasciano tracce che fanno capire ci sono i reperti. Molti di loro costruiscono le case nei reperti. Lo stupore c'è ad ogni immersione".
Crippa cura anche "archeologia subacquea", un canale divulgativo su YouTube, in cui racconta la storia del porto antico, dell'isola rossa che ripara dal forte vento di maestrale e la spiegazione di tutti i punti sott'acqua.

L'olginatese, allo studio dei reperti, affianca anche un'attività di insegnamento al CPAS di Pescate ed è molto sensibile al tema delle immersioni nel Lario, legate soprattutto ai recenti fatti di cronaca: "Sono intervenuto per porre rimedio alla situazione che si è creata al Moregallo. Ho chiesto e ottenuto un incontro con il sindaco di Mandello del Lario per valutare soluzioni, come il posizionamento dei cartelli, al fine di evitare gli incidenti subacquei che si sono verificati in tempi recenti. Per pochi subacquei che sbagliano tipologia di immersione, si rischia di arrivare al divieto di immersioni anche per chi segue quelle dei corsi o di chi va solo in superficie. C'è una legge che regolamenta le immersioni, che prevede di essere a 50 metri dal pallone a cui bisogna rimanere attaccati. Quando le immersioni sono in decompressione, vanno fatte con sistemi di salvamento esterni, ovvero camere iperbariche che servono per salvare il subacqueo. Purtroppo le ultime didattiche scavalcano la legge in questi punti. Applicando invece le poche leggi dello stato italiano sulla materia, potremmo evitare altri incidenti".
All'immersione Crippa attribuisce un valore altissimo: "Siamo nel 2023, discutiamo per andare sulla luna ma non abbiamo visto e conosciuto i nostri abissi" commenta. "La subacquea è molto coinvolgente perché è avventura e ricerca. Per me significa andare dove nessuno è ancora andato".
M.Mau.
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