Dal Sinai a Davos

Don Marco Bassani
Nelle celebrazioni di questa Domenica, che conclude la settimana del Forum economico di Davos, ascolteremo un brano tratto dal cap. 16 del Libro dell’Esodo, che sembra scritto apposta per l’occasione.
Per chi non lo sapesse, ricordo che ci troviamo nel deserto del Sinai ed il Popolo d’Israele, in fuga dall’oppressione egiziana, è in cammino verso la Terra di Cana. Le tribù d’Israele, guidate da Mosè, hanno fatto la prodigiosa scoperta, che JHWH non è come il faraone lo presenta; ovvero Colui che fonda e sostiene il suo ingiusto potere. Al contrario, JHWH ha ascoltato il grido d’Israele oppresso ed è sceso in campo per liberarlo dalla schiavitù.
JHWH non è il dio dei potenti di tutti i tempi, che tentano di benedire le loro ingiustizie, dicendo che questo è il mondo voluto da Dio.
Israele però dal canto suo, mentre incontra questo imprevisto alleato nella sua lotta di Liberazione, è chiamato da JHWH a costruire una società giusta e fraterna, mettendo in pratica la Sua Legge. Solo così diverrà quel faro luminoso, al quale tutti i popoli guarderanno.
Ecco allora che, durante la traversata del deserto, viene meno il cibo e l’acqua. Il Signore provvede sia all’uno, che all’altra; ma, quando manda la manna, il Comandamento che l’accompagna è categorico: “Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne… Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda”.
Il primo dato interessante è che JHWH non ordina di prendere tutti la stessa quantità, ma “ciò che ciascuno può mangiare”; ovvero ciascuna famiglia ha diritto a quanto le serve giornalmente per il cammino.
Qui troviamo la traduzione storica di un’altra Parola, quella di Gen 1-2, che consegnava la Creazione nelle mani di Adamo ed Eva. Fuor di metafora, questi testi ci dicono che ogni uomo ed ogni donna può attingere dalla Creazione quel tanto, di cui necessità per vivere dignitosamente e per sviluppare i talenti che ha ricevuto in dono. Al tempo stesso, le varie strutture socio politiche hanno il dovere di rimuovere quegli ostacoli, che impediscono l’esercizio di questo diritto fondamentale.
D’altro canto, questo brano dell’Esodo altamente simbolico è inequivocabile, nel mostrare l’esito di chi, non fidandosi della parola di JHWH, si accaparra della manna più del necessario. Il mattino seguente trova la manna in stato di putrefazione.
Questa vicenda occorsa ad Israele diversi millenni fa, in realtà è lo specchio della Vita.
Questo sembra essere anche il percorso intrapreso dalla cosiddetta “civiltà cristiana occidentale”. Di fatto, il non aver preso sul serio la questione della Giustizia del Regno di Dio, l’ha portata a generare un sistema economico così devastante, da essere letale non solo per noi europei, ma anche per l’intero Pianeta.
In questi giorni stiamo assistendo all’ennesimo psicodramma collettivo. Da un lato, l’annuale report di OXFAM sulle disuguaglianze mondiali. Ormai siamo giunti all’assurdo, secondo il quale l’1% dell’umanità si è appropriata del 66% della ricchezza prodotta negli ultimi due anni.
Dall’altro, i fautori di questo esproprio planetario, che a Davos fingono d’interrogarsi su come affrontare i drammi del Pianeta.
Ormai è palesemente dimostrato che questa ingiustizia strutturale è la causa principale dei mali del Terra, non ultimo il degrado ambientale. Infatti, più si allarga la forbice tra ricchi e poveri, più s’incentiva la produzione di ricchezza da distribuire ipoteticamente ai poveri, sfruttando indiscriminatamente le materie prime. Ma siccome il sistema è intrinsecamente ingiusto e perverso, ogni aumento della ricchezza finisce inesorabilmente nelle tasche di chi ha generato le disuguaglianze. Così la spirale dell’ingiustizia si avviluppa sempre più su stessa.
Probabilmente molti ricordano l’appello di 102 ultramilionari, che lo scorso anno da Davos chiedevano, che la loro categoria fosse tassata di più, perché l’attuale livello di tassazione è macroscopicamente ingiusto. Le solite anime pure ed ingenue penseranno tra sé: “Ma se costoro non sanno che farsene dei loro miliardi, perché non li danno in beneficienza?”. Obiezione certamente legittima, ma sostanzialmente inutile, perché non ha senso devolvere in elemosina, ciò che è stato sottratto ingiustamente.
La vera domanda e la sfida titanica è come far sì che… “ciascuno prenda ciò che può mangiare” e nulla più.
A questo riguardo, pur essendo un sacerdote della Chiesa Cattolica, mi rattrista enormemente questa sorta di schizofrenia all’interno delle nostre Comunità cristiane. Infatti, la gran parte dei battezzati, seppur in gradi differenziati, non solleva obiezioni, quando viene invitata a fare la Carità. Mentre pochissimi battezzati s’indignano contro questa ingiustizia strutturale e sono disposti a mettersi in gioco per combatterla. Eppure il tema della Giustizia attraversa le Bibbia dall’Esodo alle Beatitudini. Probabilmente la Carità ridotta ad assistenzialismo è molto più gratificante, per chi la fa, e non attira la persecuzione, che spesso accompagna la ricerca profetica della Giustizia del Regno di Dio.
Purtroppo la strana, o provvidenziale, coincidenza di questi giorni ci dice che, dopo più di 3000 anni, non abbiamo ancora imparato a dare ad ogni essere umano la sua manna quotidiana e a ridistribuire quella, di cui pochi furbi si sono appropriati ingiustamente…                     
Don Marco Bassani
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