Lecco: in tanti sul sagrato della chiesa di Malavedo per la tradizionale benedizione degli animali

Anche a Malavedo di Lecco è tornata, dopo le restrizioni imposte dal Covid, la tradizionale festa di Sant'Antonio, patrono del bestiame e del mondo agricolo. Nel pomeriggio di oggi, domenica 15 gennaio, numerosi fedeli si sono quindi ritrovati in via Falck per i vesperi a cui ha fatto seguito la storica usanza della benedizione agli animali impartita dal parroco di Laorca, Rancio e San Giovanni don Claudio Maggioni.



La leggera pioggia non ha fermato la voglia di partecipare a questo momento, molto sentito nei quartieri alti lecchesi, che si ripete da lungo tempo. Se fino a qualche anno fa la benedizione era riservata agli animali della fattoria, ora si è estesa a tutti: cani e gatti, ma anche pesci, asini, cavalli e capre, uccelli, conigli e pappagalli, tutti insieme ai loro proprietari a creare una sorta di "arca di Noè".




Il rito della benedizione ha origini nel mondo rurale, quando la vita nei rioni di Malavedo, Rancio e Laorca era cadenzata dalle stagioni e gli animali erano parte integrante della famiglia e aiutavano anche nel trasporto del materiale lavorato nelle officine. Una festa, quindi, dedicata soprattutto alle famiglie.

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"Un gesto semplice, quello che facciamo in questo pomeriggio, ma che ci ricorda come uomini e animali siano un tutt'uno con il Creato" ha esordito don Claudio. "Sant'Antonio ha fatto una scelta di vita eremitica per propria volontà, decidendo di ascoltare nel silenzio, senza disturbo: è importante in questi tempi saper custodire le parole in questo modo, come è importante partecipare alla vita senza farsi invadere da essa".

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Sul sagrato di Malavedo era presente anche un banchetto dove sono state collocate in vendita le mele rosse di Sant’Antonio il cui ricavato verrà interamente devoluto alle opere parrocchiali. Nelle famiglie dei “fedelissimi” di Malavedo, inoltre, quest'oggi si è rinnovata la consolidata tradizione di un pranzo con amici, invitati anche da altre zone, con piatto principale i gustosi ravioli preparati secondo una ricetta antica che prevede l'uso di amaretti, uvette, grana e in alcuni casi anche aglio.




Inoltre, non è difficile trovare nonni che in questa ricorrenza insegnano la filastrocca di Sant'Antonio ai propri nipoti, rigorosamente in dialetto:

Sant’Antòni del porscèll,
ch’el sònava el campanèll,
el campanèll el se s’cepaa,
Sant’Antòni l’è scapaa,
l’è scapaa dedree ‘na pòrta,
gh’era là ‘na dònna mòrta,
la dònna mòrta l’ha sguagnii,
Sant’Antòni el s’è stremii,
el s’è stremii d’ona manèra,
che ogni ann ghe fann la fèra.

Gh’èra pizz i candilee,
Sant’Antòni el gh’è andaa ‘dree,
el gh’è andaa ‘dree per fagh onor,
Sant’Antòni l’era on scior.
l’era on scior senza peccaa,
sant’Antòni el s’è salvaa,
el s’è salvaa in paradìs:
sant’Antòni e san Luìs.

Traduzione:

Sant’Antonio del porcello,
che suonava il campanello,
il campanello si è rotto
Sant’Antonio si è nascosto,
si è nascosto dietro una porta,
ha trovato una donna morta,
la donna morta ha dato un lamento,
Sant’Antonio si è spaventato ,
si è spaventato in una maniera,
che ogni anno gli fanno la Fiera.

C’erano accesi i candelieri,
Sant’Antonio gli è andato dietro
gli è andato dietro per fargli onore,
Sant’Antonio era un signore.
era un signore senza peccato,
Sant’Antonio si è salvato,
si è salvato in Paradiso,
Sant’Antonio e San Luigi.
A.G.
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