Valmadrera: monsignor Gualtiero Isacchi torna a 'casa' per la festa di Sant'Antonio

“Questa la sento un po’ la mia Parrocchia”. Per sua Eccellenza monsignor Gualtiero Isacchi, la celebrazione di questa mattina ha rappresentato un ritorno a casa, nella sua Valmadrera. Il neo vescovo di Monreale, infatti, fu battezzato proprio nella chiesa di Sant’Antonio Abate dallo zio, don Silvano Motta, che ai tempi era il parroco di questa comunità.


Quest'ultimo, oggi monsignore, nonostante la sua veneranda età, non ha voluto mancare al ritorno in paese del proprio nipote in occasione della festa patronale. La sovrapposizione di questi due eventi ha fatto sì che la grande chiesa fosse piena fino all’ultimo posto disponibile. Nelle prime file, in particolare, erano "schierati" il sindaco Antonio Rusconi, la vice Raffaella Brioni, gli assessori Marcello Butti e Rita Bosisio. Poco più indietro si potevano scorgere alcuni consiglieri comunali, sia di maggioranza sia di minoranza, nonché i membri del consiglio parrocchiale.


Mons. Gualtiero Isacchi

Al suono della campana che annunciava l’inizio della Messa, il corteo di preti e chierichetti ha fatto il suo ingresso e si è diretto verso la statua del patrono di Valmadrera, posta in fondo alla chiesa, per benedirla. Dopodiché, una volta che tutti avevano preso posto presso l’altare principale, don Isidoro Crepaldi si è avvicinato al microfono per un saluto iniziale.


Don Isidoro Crepaldi

“Oggi facciamo festa tutti insieme. Ringraziamo il vescovo Gualtiero che ci ha donato la sua presenza. Invochiamo Sant’Antonio perché ci doni la pazienza della preghiera e ci renda ancora di più una comunità missionaria” ha sottolineato il parroco di Valmadrera. È quindi iniziata la celebrazione vera e propria, animata egregiamente dal coro e culminata con la lettura del brano del Vangelo di Giovanni in cui si racconta del segno compiuto da Gesù durante le nozze di Cana. “Questa la sento un po’ la mia Parrocchia. Sono cresciuto qui a Valmadrera” ha esordito monsignor Gualtiero Isacchi durante l’omelia.

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Visibilmente emozionato, il vescovo di Monreale si è poi soffermato sulla figura del patrono. “Antonio non era noto per i suoi scritti, per la sua sapienza o per una qualsiasi arte. Antonio era noto per la sua riverenza verso Dio. Questo è quello che egli insegna alla comunità di Valmadrera: il modo giusto con cui rapportarci con Dio” ha spiegato sua Eccellenza richiamando le parole di Sant’Attanasio, biografo di Sant’Antonio.



Proseguendo nel suo intervento, il vescovo ha portato alla luce il significato profondo di un testo molto conosciuto come il Vangelo letto poco prima. “Questo brano è programmatico perché ci racconta la prima azione di Gesù in pubblico. Giovanni con queste righe vuole spiegare qual è il suo stile. Dio si fa uomo per portarci il gusto e la gioia di vivere” ha sottolineato monsignor Isacchi. “La salvezza che Dio offre è salvezza dell’umano. Lui chiede che ciascuno di noi metta nelle sue mani la propria umanità, ciò che noi vorremmo allontanare dalle nostre esistenze. Esse, così come l’acqua nel brano, sono il punto di partenza da cui Dio inizia ad operare”.




Da destra il diacono Pierre, don Silvano Motta, don Fabio Saccon, Mons. Gualtiero Isacchi,
don Isidoro Cremaschi, don Egidio Casalone e padre Celestino Butti

Infine, la chiosa, ovvero tre disposizioni necessarie affinché ciascuno di noi riscopra la gioia di vivere: "Riconoscere che siamo noi e non gli altri ad avere bisogno del vino di Gesù. Mettersi in ascolto della Parola. Prendere sul serio l'esortazione di Maria ai servitori: qualsiasi cosa vi dica, fatela!”. Così è terminata l’omelia di monsignor Gualtiero Isacchi, il momento più intenso di una celebrazione particolarmente sentita dalla comunità valmadrerese, la quale, non a caso, alla fine si è lasciata andare a un lungo appaluso.


 Il vescovo con sindaco, vice sindaco, alcuni consiglieri comunali e i Carabinieri


 Il vescovo con il coro


Il vescovo con i preti concelebranti, i chierichetti e il consiglio parrocchiale di Valmadrera

Quando poi il corteo dei preti e dei chierichetti ha intrapreso la via della sacrestia, in tanti si sono avvicinati al vescovo per salutarlo. Ad attendere i fedeli fuori dalla grande chiesa, in un clima particolarmente freddo, c’erano i banchetti con le tradizionali mele di Sant’Antonio, ben presto presi felicemente d’assalto soprattutto dai più piccoli.
A.Bes.
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