In viaggio a tempo indeterminato/265: dentro la... comunità ideale

"...un luogo dove le esigenze dello spirito e la cura del progresso avranno la precedenza sulla soddisfazione di desideri e passioni, sulla ricerca di piaceri e godimenti materiali."

È questa l'idea che Mirra Alfassa, chiamata La Madre, aveva quando decise di fondare Auroville, il primo e più grande esperimento sociale del mondo.
Ma andiamo per ordine...
Qualche anno fa, proprio mentre ci trovavamo nel sud dell'India, scopriamo l'esistenza di questa comunità chiamata Auroville.
Si tratta di un villaggio nello Stato indiano del Tamil Nadu e la particolarità, secondo quanto scritto sul sito internet della comunità stessa, è che si tratta di "un luogo che nessuna nazione può rivendicare come proprio, dove tutti gli esseri umani di buona volontà che hanno una sincera aspirazione possono vivere liberamente come cittadini del mondo e obbedire a un'unica autorità, quella della verità suprema;  un luogo di pace, concordia e armonia..."
Insomma, per farla breve: il posto ideale dove vivere.

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Tu ci crederesti se ti dicessero che esiste una città dove non c'è religione, non c'è politica, non esiste il razzismo e il denaro non guida le scelte principali?
Onestamente, noi eravamo piuttosto scettici.
Ci sembrava più la pubblicità ben riuscita di un qualche bizzarro "villaggio vacanze a lungo termine".
Un concetto un po' hippie e leggermente anacronistico.
Per questo ci abbiamo messo quasi tre anni prima di deciderci ad andare a vedere come fosse realmente questa Auroville.
Siamo partiti dalla città di Pondicherry, ex colonia francese, a bordo di una Vespa azzurro cielo.
E il primo impatto arrivati ad Auroville è stato: "ok, tutto qui?"
Guardando la mappa di Google che indica la zona con un cerchio, mi aspettavo sinceramente di trovare un cancello o una staccionata o comunque qualcosa che delimitasse un dentro e un fuori.

E invece no. Si entra in Auroville semplicemente seguendo la strada che dal mare conduce verso la foresta.
La via è costeggiata da negozi, ristoranti (tra cui un numero imprecisato di pizzerie con forno a legna), panetterie, salumerie (sì, vendono anche mozzarelle e caciotte), studi medici...
Insomma, sembra un normale paesino indiano solo un po' meno trafficato e più ordinato.
Fin qui, quindi, l'unico "piccolo" dubbio che avevo era: questo posto esiste davvero o sono solo stati bravi a fare il sito internet?
Poi, però, siamo arrivati al Matri Mandir e lì, lo ammetto, mi sono emozionata.
Si tratta di una gigantesca struttura tonda dorata ed è il simbolo di questa comunità.
All'interno non si prega, non ci sono idoli da venerare,  non ci sono candele o incensi.
È uno spazio dove si va per meditare, in silenzio.
È posta al centro di Auroville, una città che, nel progetto originale, si prevedeva ospitasse 50.000 persone.
Oggi, invece, sono in  3.000 i residenti fissi che vivono, lavorano, studiano ad Auroville.
La maggior parte sono indiani, seguiti da francesi, tedeschi e un nutrito numero di italiani.
Ed è proprio uno di loro che abbiamo avuto la possibilità di incontrare nel nostro pomeriggio alla scoperta di Auroville.
Gianni (il suo nome vero è un altro) ci accoglie nel suo studio.
Appese alle pareti ci sono le foto della Madre, la fondatrice del progetto, e di Sri Aurobindo, un filosofo e guru indiano i cui insegnamenti sono i principi fondanti di Auroville.
Sono due personaggi interessanti e i loro volti non lasciano davvero indifferenti.
Così come non hanno lasciato indifferenti  migliaia di persone nel mondo, le parole di Sri Aurobindo.
"Mio nonno, in Italia, leggeva i suoi libri negli anni '60. Mia madre è cresciuta sentendo gli insegnamenti di questo guru indiano ed era perfino venuta a vedere come fosse questa zona dell'India per trasferirsi. Ma io sono il primo della famiglia che è venuto a vivere qui ad Auroville e adesso sono qui da quasi 30 anni. Ci dice Gianni, quando ci vede intenti a guardare le foto appese alla parete.
"Come si diventa cittadini di Auroville?" Gli chiedo.
"Allora, per due anni si deve prestare servizio alla comunità. Poi si viene valutati da una commissione e, se approvati, si può costruire la propria casa e trasferire qui in modo permanente".

"Come funziona per il lavoro?"
"Il lavoro è l'elemento fondante della nostra comunità. Ognuno lavora secondo le proprie aspirazioni e competenze e riceve uno stipendio che ammonta a 12.000 rupie al mese (160€) e ha diritto a un pasto al giorno,  corrente elettrica gratis e scuola per i figli gratis. Questo riconoscimento è uguale per tutti, indipendentemente dal lavoro svolto."
"Ma non è poco?" Chiedo curiosa.
"Sì è poco, ma poi spesso ci sono i guadagni legati ad attività commerciali. In quel caso, il 33% del profitto viene dato alla comunità e reinvestito in vari progetti dentro Auroville ma anche fuori, a sostegno dell'ambiente e delle comunità locali."
"C'è mai stato un momento in cui hai pensato di andartene da qui?"
"Uno solo?!? Moltissimi momenti. Ma, ad oggi, non ho trovato un'altra realtà nel mondo dove mi sembra si possa vivere bene come qui."
"Ma tu ci credi ancora in questo progetto? Cioè, secondo te, Auroville è ancora una realtà valida anche nel 2023? Il progetto che aveva La Madre quando ha fondato la comunità nel 1968 è ancora valido?"
"È una domanda che mi sono fatto anche io. Ho chiesto questa cosa anche a uno dei cosiddetti "pionieri", cioè coloro che in quegli anni sono arrivati qui dall'Europa a bordo di mezzi sgangherati e si sono rimboccati le maniche per costruire Auroville.
"Tu ci credi ancora?" gli ho domandato.
"Certo, continuo a crederci perché so che i principi alla base di tutto sono validi e universali" Una risposta così, data da un uomo di 80 anni che ha dedicato la sua vita a questo progetto, a me toglie ogni dubbio."

Incontrare Gianni e renderci conto di quante cose abbiamo in comune da condividere, ci ha fatto ricredere molto sull'idea che avevamo di Auroville.
È il luogo dove vivremmo? Probabilmente no.
Ma viaggiare serve soprattutto ad andare oltre i propri pregiudizi, quindi siamo davvero felici di essere andati a sbirciare dentro Auroville, la comunità ideale.
Angela (e Paolo)
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