Protagonista della Resistenza anche nel Lecchese, è morto il 'Comandante Gek'

Federigo Giordano nel frame di un'intervista a cura di Gad Lerner
Ha raggiunto anche il nostro territorio la notizia della scomparsa, all'età di 96 anni, dell'ingegner Federigo Giordano, eminente figura della Resistenza nelle valli della Bassa Valtellina, Valchiavenna, Alto Lario e Lecchese. Nato a Milano il 22 maggio 1926, è stato insignito del titolo di Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica il 19 dicembre 2018. A lui è stato dedicato il libro "Le memorie del Comandante Gek", curato da Pierfranco Mastalli con postfazione del lecchese Angelo Borghi, recentemente premiato con il "San Nicolò d'Oro".

Come emerge anche dal volume, secondo quanto condiviso dallo stesso Mastalli e dall'ANPI di Lecco, le sue memorie sono caratterizzate da alcuni episodi significativi che denotano la sua capacità organizzativa e di comando, come quando con un reparto della 55^ F.lli Rosselli trasgredì il Proclama del Generale Alexander (13 novembre 1944) e non partecipò alla “ritirata strategica” del 30 novembre 1944 attraverso la Val Codera: organizzò invece la Resistenza in Val Gerola e dintorni, continuando la sua azione partigiana che lo portò poi in primavera alla costituzione della 89^ Brigata Mina, alla liberazione di Morbegno (26 aprile 1945) e poi alla firma della resa con “Maio” e “Andrea” (Comando Unificato Valtellina-Lario a Morbegno) della colonna tedesca della Flak che aveva viaggiato il 27 aprile 1945 con la "Mussolini" bloccata poi a Musso con l'arresto del Duce. I territori delle Alpi centrali, e in specie la Valsassina, l'Alto Lario e la Valtellina, ebbero un ruolo cruciale nella vicenda della Resistenza, se non altro per i fatti che vi accaddero negli ultimi tempi del fascismo e per la cattura di Mussolini a Dongo.

La più parte degli studi e delle memorie si è appuntata per molto tempo su questa storia, lasciando emergere faticosamente la grande e complessa rete della ribellione antifascista costruita militarmente fra il Lario e le valli subalpine. Intorno agli ultimi tempi del nazismo e del fascismo la scarsa disponibilità di documenti ha lasciato spazio a interpretazioni sempre tese a evidenziare la “verità”, ma con visuali fra loro discordanti e con dubbie pretese storiche. Interpretazioni che spesso hanno adattato le non numerose testimonianze dirette, lasciando in ombra soprattutto le concrete storie delle persone che i fatti condussero e vissero in esperienze multiformi non proprio adattabili alla pretesa di verità [...].

"Il comandante Gek - si legge - lascia invece ricordi prodigiosi, lucidamente sedimentati dal fatto di non essere mai stati adattati ad alcun compromesso, incrementati semmai dall'ascolto di altre voci di cultura nel Centro Fratelli Rosselli valtellinese da lui stesso fondato; voci non sospette né di eroismi né di trasformismi e capaci invece di un realismo del dubbio e del provvisorio che permea il vero dell'umano. Dal suo singolare memoriale escono allora documenti vivi, le persone stesse, alcune viste in quel momento e spesso non più presentatesi al richiamo della propria vita; esse sono lì, ragazzi come allora, attuali con le loro speranze e le loro angosce, con i loro sogni, le emozioni e i colpi di testa, con la fame e la paura, con il carattere manifestato o sottinteso, con le mutevolezze interiori e gli interrogativi dell'età giovane. Ora, per Gek, la raccolta prima dal fastello dei ricordi, la discussione, la domanda, il ripensamento, la valutazione diventano momenti importanti per dare spessore alla memoria; essa si dispiega poi in puntualizzazioni, non ha più i pudori del detto e non detto, non cerca scappatoie e lascia trapelare atti e giudizi con la normalità che dovrebbe essere tipica di chi quella storia l'ha davvero vissuta".

Infine, la conclusione di Pierfranco Mastalli e dell'ANPI: "Raffaele Mantegazza ci ricorda che la forza di testimoniare e la fiducia nelle giovani generazioni sono le più belle eredità che il comandante Gek ci lascia, non solo come un dono ma come un compito e una responsabilità. Chi ascolta un testimone diventa testimone: tutti noi che abbiamo avuto il privilegio di ascoltare le parole di Gek e di tutti coloro che come lui hanno combattuto e vinto la barbarie dobbiamo ora fare nostre le loro memorie e le loro emozioni e trasmetterle ai ragazzi. Se l'essere umano è mortale, non lo è la memoria, per questo ogni morte è una nascita: oggi per noi nasce l'eredità di memoria di un uomo speciale. Iniziamo a nutrirla, a custodirla e a farla crescere".

Il funerale di Federigo Giordano sarà celebrato alle 15.00 di oggi, lunedì 9 gennaio, nella Chiesa di Sant'Alessandro della Croce a Bergamo.
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