Onno: oltre cento figuranti per il suggestivo Presepe vivente. E pensare che tutto cominciò da 3 amici. Il video
6 gennaio non significa solo Epifania per Onno di Oliveto Lario. Il giorno della Befana è soprattutto quello del... Presepe vivente. Dopo lo stop imposto dal Covid, l'apprezzata iniziativa è stata riproposta grazie alla partecipazione e alla buona volontà di cento volontari tra bambini, giovani e adulti.
Grande successo, da tutto esaurito, dunque, ieri, per la quinta edizione con visitatori da tutta Lombardia ma anche da fuori regione.
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20 le tappe proposte a chi ha raggiunto appositamente Onno, con partenza dal Lago e arrivo poi, lungo le viette storiche della frazione, alla Chiesa per la rappresentazione della Natività. Nel mezzo, lavandaie, pescatori, dormiglioni, taglialegna ma anche il ciabattino, il cestaio, l'arrotino... Ed ancora, le filatrici, i pastori, personaggi dediti alla raccolta delle olive, a impastare il pane o a fare il formaggio. Tutti con strumenti d'un tempo.
Non potevano mancare nemmeno il censore e re Erode.
A metà percorso, nella "Locanda delle penne nere", allestita dagli alpini di Limonta, panettone, pandoro, dolciumi della Befana, cioccolata e vin Brulè hanno rifocillato il pubblico.Alle 16.30, poi, i figuranti con i re magi si sono incamminati verso la chiesa per la benedizione dei bambini impartita da Don Marino, parroco di Onno.
Al termine, per chiudere in bellezza, ci si è spostati tutti nel salone dell'oratorio per il "Tombolone".
Il presepe è stato organizzato e curato da un gruppo di amici della parrocchia di Onno che, sette anni fa, ha iniziato il coinvolgimento di tutto il paese in questa avventura. Su 400 residenti nella frazione, più di cento, come anticipato, ieri, si sono prestati alla rappresentazione.
"L'idea è nata proprio fuori dalla chiesa, dal nulla, quasi per gioco. Da quel momento da tre amici siamo diventati quattro, poi cinque, fino al numero di oggi" ha affermato Andrea Vigevano, dell'organizzazione, ricordando altresì come per la prima edizione sono stati presi in prestito abiti da altre realtà mentre, con il tempo e l'aiuto di sarte volontarie, si è raggiunta “l'autonomia” anche da questo punto di vista.
Andrea Gianviti