La storia della città di Lecco costellata di 'sassi'

La storia della città di Lecco e del suo territorio è ricca di “sassi” precipitati o pericolanti, come quelli recentissimi presso la galleria Giulia, sulla nuova Lecco-Ballabio, inaugurata ufficialmente nel 2006.
Ha destato grande allarme, nel 1967 per il famoso sasso “Rusconi” (dal sindaco del tempo) o “Orsini” (dal tecnico minerario che ha progettato la perforazione con numerose cariche esplosivo per disintegrarlo mentre precipitava verso valle). L’allarme del sasso pericoloso, alto come una casa di cinque piani, era stato dato da un escursionista salito sui sentieri del San Martino in una bella giornata invernale, che aveva notato la fenditura dello stesso rispetto alla roccia della parete circostante. Il cittadino, che era un lavoratore della Fiocchi Munizioni di Belledo, informò attraverso un collega il Comune di Lecco che, con il sindaco Alessandro Rusconi, mobilitò gli uffici competenti, in particolare il settore tecnico, chiedendo la collaborazione per una ricognizione esplorativa dei famosi Ragni della Grignetta.

 

Rimane tragica ed indimenticabile la frana del 1969 che travolse le case “del Sole” in zona Santo Stefano, con sette morti. E’ una frana che ha cambiato radicalmente la geografia della zona, alle prime pendici del monte San Martino, sul tracciato dell’antica strada in parte cancellata che portava al valico presso villa Dubini e poi la discesa verso il lago presso la località Pradello-Orsa Maggiore. Tutto il monte San Martino venne controllato e bonificato dopo un’apposita legge dello Stato che si prefiggeva soprattutto di difendere l’abitato e di evitare altre pericolose cadute di macigni.

Non sono mancate operazioni di sgombero per sicurezza preventiva, non prive di code polemiche con cartelli ironici rispetto ai provvedimenti adottati. L’antica, per alcuni, strada romana del colle di Santo Stefano è oggi via Stelvio che si interrompe all’altezza di via dell’Abbadia proveniente dalla sottostante località Caviate. Al termine della Santo Stefano si apre oggi il sentiero del Viandante, spalancato sul panorama del ramo lecchese del Lario, proiettato verso la Gezzima, la Torraccia, i Torrioni di Rialba e quanto altro ancora può rappresentare la sponda dell’ultimo tratto di lago sotto le montagne, alla periferia della città di Lecco.

Sassi “biricchini” sono continuati a cadere anche sulla nuova 36, mancando fortunatamente il bersaglio. E’ il destino di un paesaggio che si muove tra lago e montagne, con ripidi pendii, quando non vi sono sovrastanti pareti. Insomma ogni storia, piccola o grande, ha sempre qualche difetto.
A.B.
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