Lorenzo Riva a tutto campo spiega perchè si candida in Regione con il Terzo Polo

Lorenzo Riva
Lorenzo Riva, 64 anni, negli ultimi cinque presidente di Confindustria Lecco-Sondrio (ha passato il testimone lo scorso giugno a Plinio Agostoni), da quasi quattro vicepresidente della Camera di Commercio Lecco-Como: sarà lui il candidato lecchese alle elezioni di febbraio per il rinnovo del consiglio regionale lombardo del cosiddetto terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi che punta su Letizia Moratti. Una carta, quella di Riva, che nel gioco politico delle prossime settimana rappresenta indubbiamente un carico dal non indifferente peso.
E’ stato lo stesso Riva a ufficializzare la propria candidatura nel corso di una conferenza stampa tenutasi al Caffè Frigerio di piazza XX Settembre.
«Proprio il mio impegno in Confindustria e in Camera di Commercio – ha detto Riva – mi hanno fatto capire il valore e l’importanza del nostro territorio. E purtroppo, le ultime elezioni politiche non hanno visto un grande successo dei candidati lecchesi. Ho deciso di metterci la faccia proprio perché il nostro territorio abbia il giusto riconoscimento politico. E ho deciso di farlo con un partito nuovo e innovativo e il cui progetto non si fermerà certo alle elezioni regionali. Non essendomi mai schierato politicamente, ho visto un progetto che condivido, un partito che può essere punto di incontro per la quantità di persone che non si interessano di politica e che ora invece possono trovare un punto di riferimento di centro e moderato. Di cui c’è bisogno, come dimostrato dal successo elettorale ottenuto nella nostra provincia alle ultime elezioni politiche (oltre il 12%, ndr)».
Imprenditore, Riva, nato a Lecco e residente a Malgrate, è presidente di Electro Adda, l’azienda di famiglia fondata nel 1948 dal padre Luigi e dallo zio Antonio e produttrice di motori elettrici con sede a Beverate di Brivio e che occupa complessivamente 150 dipendenti in due poli produttivi: quello brianzolo e lo stabilimento in Romania. Sul fronte degli incarichi associativi, prima di diventare presidente nel 2017 aveva ricoperto diversi ruoli all’interno della Confindustria locale (nel gruppo giovani imprenditori e in quello metalmeccanico, oltre all’incarico di responsabile del gruppo Scuola). Si aggiunge, come detto, la vicepresidenza dell’ente camerale dal 2019 ma anche la presidenza dell’Automobile club Lecco dal 2008.
Nei prossimi giorni,  comunicherà la propria sospensione dal Consiglio generale confindustriale proprio per l’incompatibilità con l’impegno politico. Per quanto riguarda la Camera di Commercio, invece, si dimetterà dall’incarico se dovesse essere eletto in Consiglio regionale. Nessuna incompatibilità, invece, per quanto riguarda l’Aci.
Nel corso della presentazione, lo stesso Riva ha indicato i suoi punti programmatici. A partire da scuola e lavoro, «due parole che debbono restare unite, perché non si può parlare separatamente di scuola e di lavoro: ce lo chiedono le azienda, la provincia, i giovani.
Attenzione, naturalmente, alle infrastrutture: «Siamo un territorio bloccato per problemi regionali e provinciali e per scelte comunali. Noialtri siamo bravissimi all’interno dei nostri cancelli, il nostro territorio ha delle grandissime eccellenze, ma quando si tratta di uscire siamo costretti a fare i conti con una serie di problemi, di difficoltà nei collegamenti. E anche il turismo è un grande valore, stiamo vivendo un momento magico, ma ci sono ancora troppe difficoltà a raggiungere i luoghi. Molto quindi c’è da fare, partendo anche dal potenziamento della navigazione, dei battelli. In quanto alle strade, non è possibile chela provincia di blocchi per un sassolino sulla strada o come per la frana di questi giorni sulla strada della Valsassina. E bisognerà anche stimolare Trenord perché non è possibile che i nostri pendolari debbano soffrire quello che soffrono. La dignità del lavoro comprende anche il modo per raggiungere l’ufficio o l’a fabbrica. I pendolari dovrebbero essere premiati perché scelgono il treno anziché l’auto e invece li trattiamo come bestie».
Sollecitato, Riva ha anche espresso qualche suggerimento a proposito del progetto di nuove corsie per il ponte Manzoni, opera che rientra nei piani di investimenti dell’Anas in vista delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026 e sulla quale in questi mesi la politica locale si sta azzuffando senza costrutto e in maniera indubbiamente ideologica, privilegiando interessi di parte. «Questo territorio – dice – ha dimostrato che quando si lavora assieme si raggiungono risultati straordinari. Oggi, mi sembra che si stia scivolando nel campanilismo. Bisogna collaborare e ragionare assieme. A proposito del nuovo ponte, parlare oggi, nel 2022, di una sola corsia mi sembra un po’ ridicolo. Le Olimpiadi sono una grande occasione che non va sprecata. E non c’è molto tempo: il 2026, praticamente, è oggi».
E se i trasporti pubblici sono in condizioni vergognose per una regione che si pone come la più all’avanguardia, anche il comparto sanitario deve ormai fare i conti con una situazione ormai prossima al disastro.
«Con la pandemia – dice Riva – ci siamo accorti di essere drammaticamente deboli. E abbiamo trascurato alcuni servizi, Ma non è possibile che un paziente in lista d’attesa per un esame o un giovane che ha bisogno di un certificato debba aspettare sei mesi o un anno. Una situazione inammissibile per una delle regioni più importanti d’Italia».
E a proposito di sanità e di sanità lecchese in particolare, il candidato “morattiano” Riva lancia anche una frecciatina con la stessa Moratti che recentemente ha ipotizzato la chiusura dell’ospedale di Merate, argomento da anni al centro del dibattito, tema caldo, causa di battaglie e polemiche.
«L’ospedale di Merate non deve chiudere – dice l’imprenditore lecchese - Deve invece diventare un’eccellenza come succede per altri ospedali. L’uscita di Moratti non è stata certo felicissima, soprattutto di questi tempi e in questi momenti. L’ospedale di Merate va magari riorganizzato, ma deve continuare a esistere e a fornire servizi alla cittadinanza. In provincia debbono rimanere due poli ospedalieri: Lecco e Merate».
E del resto – la chiosa – «siamo sempre più anziani» e pertanto la rete sanitaria dovrà essere incrementata ulteriormente. E il processo di una società sempre più vecchia, con le nascite in crollo e sempre meno giovani, innesca gli interrogativi sull’immigrazione per la quale né i governi nazionali né quelli regionali in tutti questi anni sono stati in grado di mettere a punto politiche necessarie ed adeguate. A questo proposito, Riva parla della necessità di un’”immigrazione mirata”, ipotizza che si investa direttamente nei Paesi di provenienza con progetti scolastici e di formazioni «per poi organizzare flussi migratori mirati con l’arrivo di persone che magari già conoscono la lingua. Un’immigrazione controllata, dunque. Non possiamo essere un porto di mare….». Del resto, la realtà quella ormai è: «Nella mia azienda, il 15% dei dipendenti proviene da altri Paesi».
Infine, un riferimento alle risorse che arriveranno sul territorio con il piano di ripresa e resilienza e che dovranno essere spesi dai sindaci: «Occorre che i soldi vengano spesi bene. Siamo una delle più importanti province italiane, la seconda manifatturiera ed è giusto che si abbia il giusto riconoscimento anche dal punto di vista delle risorse».
Previsioni sul risultato elettorale? Naturalmente non ci sono, però si dice fiducioso, anche all’indomani della cena aziendale dell’Electro Adda: «Ovviamente è saltato fuori anche l’argomento della mia candidatura. E c’è chi si è detto preoccupato perché, se eletto, non sarei più venuto in azienda. E che, proprio per quello non mi avrebbe votato. Ma ho promesso che rimarrei comunque in azienda. Allora, d’accordo, “allora la voto”. Sono belle soddisfazioni per un imprenditore. Ed è frutto di una politica aziendale che era stata avviata già da mio padre e che ci ha sempre visto molto attenti agli aspetti sociali: abbiamo sempre sostenuto la “Nostra famiglia”, da anni promuoviamo borse di studio per i figli dei dipendenti. Sono cosa importanti. Vedo l’impresa come una grande famiglia e i valori non possono essere solo il business, anche se naturalmente un imprenditore a quello deve guardare. Ma devono contare anche i valori umani».
Dario Cercek
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