Lecco: a processo per una truffa online incolpa un connazionale, è assolto

Processo che si chiude, fascicolo che si apre. Il giudice monocratico del Tribunale di Lecco Paolo Salvatore ha quest'oggi assolto – perché il fatto non costituisce reato – un giovanotto di origini magrebine con casa a Bollate finito a processo al suo cospetto per una truffa online. Allo stesso tempo ha disposto l'invio degli atti alla Procura per i minorenni di Milano per procedere nei confronti di un connazionale dell'odierno imputato, “tirato in ballo” dallo stesso quale presunto utilizzatore della carta postale che lo ha trascinato in giudizio.
L'episodio in contestazione risale all'agosto del 2019. La vittima – non costituita parte civile e non comparsa nemmeno quest'oggi in Aula a deporre – visto suoi social un annuncio di vendita di un I-Phone X, dopo aver “chattato” con l'inserzionista, ha provveduto a effettuare una ricarica da 360 euro sulla PostePay indicata. Come nel più classico dei copioni, il supposto detentore dello smartphone, ricevuti i soldi è sparito, spingendo il lecchese a rivolgersi alla Questura per denunciare l'accaduto. Gli accertamenti della Polizia hanno portato a individuare nell'odierno imputato l'intestatario della “tessera”, confermando altresì l'avvenuto versamento di 360 euro in data 9 agosto e, già l'indomani, una transizione in uscita per 802 euro, frutto probabilmente di altri analoghi “traffici”. Del resto, come rappresentato dall'assistente capo Michele Tarantelli, dall'1 al 23 agosto su quella PostePay sono entrati e poi usciti oltre 7.000 euro.
Il magrebino ora a processo, appena diciottenne nel 2019, ha ammesso – come del resto già fatto rendendo interrogatorio – di essere l'intestatario della tessera, aggiungendo però di averla “prestata” ad un connazionale, con il quale avrebbe avuto più contatti nel tempo, instaurando un rapporto di amicizia, seppur virtuale non avendolo mai incontrato di persona. Questo ragazzo – al tempo ancora minorenne – gli avrebbe chiesto di poter usare la PostePay avendo un problema con la sua, “ripagandolo” con 50 euro. Il tutto come da messaggi scambiati tramite WhatsApp, oggi prodotti dal difensore. All'esito dell'istruttoria, il viceprocuratore Caterina Scarselli ha chiesto l'assoluzione del 22enne magrebino, per non aver commesso il fatto. Si è associato il difensore, facendo leva sulla fiducia riposta dal suo assistito in un connazionale a cui “spontaneamente e ingenuamente” avrebbe prestato la carta. Ed assoluzione è stata, pur con una formula diversa, avendo – come spiegato dal giudice – il giovanotto dato comunque un contributo alla commissione delle truffa, pur inconsapevolmente. Caso chiuso, ma non per tutti. Come anticipato, il processo avrà  ora con ogni probabilità un seguito, a carico di colui il quale ha ottenuto in “prestito” la PostePay.
A.M.
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