In viaggio a tempo indeterminato/262: i regali di Natale che ci piacerebbe fare

Questa è la settimana dell'anno in cui si corre.
Si corre a caccia degli ultimi regali, quelli che ti sei dimenticato o che proprio non sapevi cosa comprare.
Quella in cui ti scervelli per pensare a qualcosa che sia utile davvero ma alla fine ricadi sul classico cofanetto in profumeria o su un paio di calzini.
È lo sprint finale, quello in cui sei talmente sommerso da pacchetti e fiocchi da non vedere la gigantesca fetta di panettone che ti aspetto al traguardo.
Da quando siamo in viaggio, per me non c'è più stata questa settimana di corsa finale ai regali.
Fa parte del bello e del brutto di vivere viaggiando. Non hai la sfrenata corsa all'ultimo pacchetto, ma nemmeno la fetta di panettone in famiglia.
Questo Natale, però, mi sarebbe piaciuto davvero molto fare dei bei regali ad alcune delle persone che abbiamo incontrato in viaggio nell'ultimo anno.
Regali così speciali che non si trovano in un centro commerciale qualunque perché un luogo che li vende probabilmente non esiste.
Ad esempio, alla signora Flutura che vendeva dolci in Albania, regalerei un viaggio lunghissimo alla scoperta dell'Italia che tanto amava senza esserci mai stata.
Le regalerei una cena con Pippo Baudo, che lei guardava in TV di nascosto durante il regime comunista e che le ha insegnato l'italiano. Credo si divertirebbe moltissimo a mangiare un babà a Napoli, una cannolo a Siracusa, una fetta di tiramisù a Venezia.
Mi sembra di vederla davvero mentre sorride felice tra i vicoli stretti di una città italiana.

Anche alla signora che vendeva kinkhali (ravioli) a Tbilisi regalerei un viaggio, sì una bella lunga vacanza in un paradiso tropicale.
Siamo andati a mangiare nel suo ristorante affollato quasi ogni giorno per un mese e non ci ha mai sorriso, anzi. Ci lanciava letteralmente i piatti con il cibo sul tavolo, con non curanza, quasi come la stessimo infastidendo.
Ma noi tornavamo lì, ogni giorno, perché come si mangiava in quel ristorante non si mangiava in nessun altro posto della Georgia.
Per questo le regalerei una vacanza, un momento senza pensieri, dove godersi la tranquillità di un mojito sulla spiaggia.
E poi mi trasformerei in una farfalla per andare a spiarla, per vedere se un bel viaggio resta sempre la cura migliore al cattivo umore.

Il prossimo regalo, poi, lo farei alla nostra amica Zehra che ci ha lasciato casa sua in Turchia mentre lei era in viaggio.
L'avevamo incontrata la prima volta in Malesia nel 2018 e in quell'occasione era stata lei a farci il regalo più bello di sempre. Ci aveva insegnato che non ci sono ostacoli troppo grandi se una cosa la si vuole davvero. Lei viaggiava da sola, zaino in spalla, nonostante due protesi alle anche.
Stavolta, però, il regalo glielo farei io.
Non un viaggio, a quello ci pensa già benissimo lei da sola.
Ma le regalerei un buono che contenga altri 100 anni da vivere con la stessa carica, energia e positività di oggi.

Il regalo più gigantesco e importante, però, lo farei a Sarah.
A lei regalerei la possibilità di uscire per strada senza doversi ricordare di coprire la testa con un velo che non vuole.
Le regalerei la gioia di tenere per mano il suo compagno mentre fa shopping per le strade di Teheran.
Le regalerei una serata a bere un cocktail con le amiche che finisce cantando canzoni a squarciagola.
Le regalerei una giornata al mare da passare giocando a beach volley in bikini.
Le regalerei la possibilità di decidere cosa vuole indossare, chi vuole essere, ciò che vuole fare della sua vita.

Lo so, finora ho fatto solo regali a delle donne.
L'ultimo, però, lo voglio riservare al signore che vende il chai nel banchetto sotto il nostro hotel.
Lavora da quando sorge il sole, fino a notte fonda. Ogni giorno. E ogni volta che il mio sguardo incrocia il suo, mi sorride. "Good morning madame" "Good night madame" "Chai madame?"
Ieri abbiamo fatto due chiacchiere con lui.
Ci ha spiegato che vende tra i 600 e i 700 chai al giorno.
Quello che guadagna gli serve per mantenere i suoi due figli.
"Se potessi scegliere di ricevere qualunque regalo, cosa vorresti?" gli ho chiesto.
"Vorrei che non mancasse mai nulla ai miei figli. Vorrei che potessero andare all'università, fare un bel lavoro, avere una bella casa ed essere felici. Allora anche io sarei felice, perché vuol dire che avrei venduto tanti chai!"
A lui regalerei questo, un milione di chai venduti in un istante.

Sono tutti regali che probabilmente non potrò mai fare, ma pensarci è stato bello.
In un mondo ideale il centro commerciale che vende questi regali esisterebbe e io sarei lì con il carrello pieno e la carta brillantinata per impacchettare tutto.
Anzi no, nel mondo ideale non servirebbe a nulla un negozio così perché Flutura sarebbe già stata molte volte in vacanza in Italia, la signora dei kinkhali sorriderebbe abbronzata dopo l'ennesimo viaggio ai Caraibi, Sarah indosserebbe ciò che vuole e il signore del chai guarderebbe i suoi figli laurearsi.
E Zehra? Beh, lei sarebbe la solita sorridente signora che ama follemente la vita.

Buone feste a tutti, con l'augurio di trovare sotto l'albero quel regalo inaspettato che ti fa sentire di essere davvero amata/o... Che poi è quella l'unica cosa che conta!

Angela (e Paolo)
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