Lecco: in Tribunale la storia clandestina tra un marocchino e l'assistente sociale, 'mi sono sentito costretto'
“Mi sentivo obbligato”: così un 36enne di origini marocchine residente a Lecco ha giustificato la relazione extraconiugale avuta dall'inizio del 2019 e durata per circa un anno con l'assistente sociale che all'epoca seguiva il suo nucleo familiare. L'uomo e l'amante, si trovano ora davanti al Tribunale di Lecco in composizione collegiale a rispondere – a vario titolo - delle accuse di induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso di ufficio e rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio.
Secondo quanto emerso in Aula, la cooperativa presso cui operava la professionista aveva da tempo in osservazione i figli dell'uomo, temporaneamente affidati al Comune di Lecco ma comunque “assegnati” alle cure della madre (con cui al tempo era in crisi ma ad oggi risulta ancora sposato).
La prima “scintilla” fra tra i magrebino e l'assistente sociale sarebbe nata da un colloquio di lavoro procurato dalla donna all'utente, all'epoca dei fatti disoccupato: “mi ha chiesto di andare a prendere un caffè subito dopo e non ho potuto rifiutare, poi abbiamo parlato, lei mi ha accarezzato la mano e ci siamo baciati” ha spiegato nel corso del proprio esame il 36enne al collegio giudicante (composto dal presidente Bianca Maria Bianchi, a latere Martina Beggio e Gianluca Piantadosi). Dopo quella circostanza la frequentazione si sarebbe fatta sempre più intima: “ci siamo visti più volte. Ero vulnerabile ed avevo paura che mi togliessero i bambini. Lei mi aveva promesso che avrebbe chiuso in fretta la vicenda”.
La relazione clandestina si è protratta finché la moglie dell'imputato (costituitasi parte civile in questo processo), non ha scoperto il tradimento, andandosene di casa. “Mi ero sentito costretto in qualche modo a cedere alle sue avances” ha dichiarato infine il 36enne in relazione alla “storia” avuta con la professionista, ammettendo anche al sostituto procuratore Chiara Stoppioni di essersi dovuto “aiutare” con dei farmaci per avere rapporti con l'amante.
Come la moglie ha scoperto la tresca è stato spiegato in Aula da una amica, parlando di un audio impresso di nascosto. “Io avevo sentito quella registrazione. Si sentivano il marito di lei e l'assistente sociale chiaramente mentre intrattenevano un rapporto ed ho sentito una frase che non ricordo alla lettera, ma il cui senso era che i bambini andavano tolti a lei ed affidati a lui”.
Ancora, nell'udienza odierna, è intervenuta la cognata dell'odierno imputato: “eravamo andate in vacanza con i bambini, me lo ricordo bene, quando mia sorella ha ricevuto la chiamata dell'assistente sociale che, arrabbiata, le chiedeva come avesse potuto andare in vacanza senza dire nulla al marito: è stato da quel momento che mia sorella ha iniziato a sospettare che potessero avere una relazione”. La donna, ha proseguito la teste, avrebbe passato un periodo di forte stress, nella paura costante che i due amanti potessero tramare di portarle via i figli.
Il 19 gennaio proseguirà la fase istruttoria con l'esame dell'imputata (difesa dall'avvocato Mauro Tosoni), mentre il 23 febbraio (data in cui è anche stata fissata udienza per i presunti maltrattamenti perpetrati dall'uomo e denunciati dalla moglie nel 2020) sarà la volta delle conclusioni.
Secondo quanto emerso in Aula, la cooperativa presso cui operava la professionista aveva da tempo in osservazione i figli dell'uomo, temporaneamente affidati al Comune di Lecco ma comunque “assegnati” alle cure della madre (con cui al tempo era in crisi ma ad oggi risulta ancora sposato).
La prima “scintilla” fra tra i magrebino e l'assistente sociale sarebbe nata da un colloquio di lavoro procurato dalla donna all'utente, all'epoca dei fatti disoccupato: “mi ha chiesto di andare a prendere un caffè subito dopo e non ho potuto rifiutare, poi abbiamo parlato, lei mi ha accarezzato la mano e ci siamo baciati” ha spiegato nel corso del proprio esame il 36enne al collegio giudicante (composto dal presidente Bianca Maria Bianchi, a latere Martina Beggio e Gianluca Piantadosi). Dopo quella circostanza la frequentazione si sarebbe fatta sempre più intima: “ci siamo visti più volte. Ero vulnerabile ed avevo paura che mi togliessero i bambini. Lei mi aveva promesso che avrebbe chiuso in fretta la vicenda”.
La relazione clandestina si è protratta finché la moglie dell'imputato (costituitasi parte civile in questo processo), non ha scoperto il tradimento, andandosene di casa. “Mi ero sentito costretto in qualche modo a cedere alle sue avances” ha dichiarato infine il 36enne in relazione alla “storia” avuta con la professionista, ammettendo anche al sostituto procuratore Chiara Stoppioni di essersi dovuto “aiutare” con dei farmaci per avere rapporti con l'amante.
Come la moglie ha scoperto la tresca è stato spiegato in Aula da una amica, parlando di un audio impresso di nascosto. “Io avevo sentito quella registrazione. Si sentivano il marito di lei e l'assistente sociale chiaramente mentre intrattenevano un rapporto ed ho sentito una frase che non ricordo alla lettera, ma il cui senso era che i bambini andavano tolti a lei ed affidati a lui”.
Ancora, nell'udienza odierna, è intervenuta la cognata dell'odierno imputato: “eravamo andate in vacanza con i bambini, me lo ricordo bene, quando mia sorella ha ricevuto la chiamata dell'assistente sociale che, arrabbiata, le chiedeva come avesse potuto andare in vacanza senza dire nulla al marito: è stato da quel momento che mia sorella ha iniziato a sospettare che potessero avere una relazione”. La donna, ha proseguito la teste, avrebbe passato un periodo di forte stress, nella paura costante che i due amanti potessero tramare di portarle via i figli.
Il 19 gennaio proseguirà la fase istruttoria con l'esame dell'imputata (difesa dall'avvocato Mauro Tosoni), mentre il 23 febbraio (data in cui è anche stata fissata udienza per i presunti maltrattamenti perpetrati dall'uomo e denunciati dalla moglie nel 2020) sarà la volta delle conclusioni.
F.F.