Colico, fermato ad aprile per spaccio: condannato a 2 anni e 2 mesi

Il tribunale di Lecco
La scorsa udienza - sottopostosi ad un lungo esame - aveva respinto le accuse contestategli, specificando a più riprese di non avere mai spacciato. Quella droga gli serviva per uso personale.
Stamani però, al termine della camera di consiglio, il giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore ha pronunciato sentenza di condanna nei confronti del 50enne di Colico accusato di detenzione di un'ingente quantità di sostanze stupefacenti, destinata (secondo la Procura appunto) alla cessione a terzi.
Se il vpo Mattia Mascaro aveva ipotizzato nei suoi confronti una pena di 3 anni (oltre al pagamento di una multa pari a 5mila euro), la pena inflitta dal dr.Salvatore è stata più mite: 2 anni e 2 mesi di reclusione. Si chiude dunque così il procedimento penale in primo grado, scaturito dall'arresto di Massimiliano F., avvenuto lo scorso aprile, quando ai suoi polsi erano scattate le manette da parte dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Sondrio, impegnati in una più vasta indagine volta al contrasto dello spaccio tra la Bassa Valtellina e l'Alto Lago.
Eppure la sua ''verità'', condivisa in aula la scorsa udienza, era stata ben diversa. L'imputato aveva ammesso di fare uso di marijuana e hashish a scopo terapeutico ''per tenere sotto controllo i dolori alla schiena''. Rispondendo alle domande del suo difensore, l'avvocato Tiziana Bettega, il 50enne aveva confessato di aver scoperto che il principio del Thc lo aiutava a rilassarsi e a riposare. Da lì l'avvio nel consumo di droga leggera, la stessa che era stata rinvenuta nella sua abitazione nell'aprile di quest'anno.
Sarebbe stata una fonte confidenziale a rivelare ai militari di un presunto scambio di stupefacente organizzato per la sera del 21 aprile nei pressi della sede della Croce Rossa di Colico. Da qui il servizio di osservazione che aveva portato al fermo dell'odierno imputato e di un soggetto magrebino, poi denunciato in stato di libertà all'esito delle perquisizioni estese alle loro abitazioni. A casa di Massimiliano F., oltre a contante, erano stati trovati 600 grammi circa di hashish e 400 grammi di marijuana, ripartita in panetti da 100 e 60 grammi, poi sottoposti ad accertamenti specifici per attestarne la ''capacità drogante''.
Nel lungo esame dello scorso 23 novembre fra l'altro, il 50enne aveva anche ammesso di aver intuito di essere intercettato o comunque tenuto d'occhio dagli inquirenti. Nel febbraio 2022, dopo essere stato tamponato mentre viaggiava a bordo della propria vettura con la famiglia, si era recato in una officina convenzionata del paese. E qui, smontati i pezzi dell'auto, era stato rinvenuto dietro il paraurti una sorta di gps, poi consegnato al proprietario (l'imputato appunto). Insomma, Massimiliano F. immaginava di essere sotto indagine, ma non avrebbe fatto nulla di diverso da quello che faceva già perchè - a suo dire - non vi era nulla di illegale. Le accuse della consorte - che in più di un dialogo intercettato lo avrebbe additato quale spacciatore - sarebbero a detta del 50enne una reazione alla sua scelta di chiedere la separazione e di non lavorare più nella stessa attività. La partita di droga al centro dell'indagine (del valore di 4mila euro), il colichese l'avrebbe acquistata utilizzando i soldi ereditati l'anno prima da una zia defunta, ben 50mila euro - oltre ad un immobile e ad alcuni terreni - di cui nel frattempo non è rimasto più nulla poichè utilizzati per pagare anche una serie di spese familiari.
I 640 euro in contanti sequestrati dalle forze dell'ordine all'esito della perquisizione domiciliare infine, nient'altro che erano - a detta dell'imputato - i soldi dell'affitto che l'inquilino del fratello gli aveva lasciato poche decine di minuti prima dell'arresto, dopo aver usufruito dell'appartamento durante il periodo estivo.
Una versione che tuttavia non ha convinto il Tribunale. Stamani al termine della discussione, la camera di consiglio del giudice Salvatore che ha pronunciato sentenza di condanna nei confronti del 50enne.
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