Code sulla vecchia Lecco-Ballabio: lavoratori 'neri', studenti in ritardo e imprenditori in allarme

La situazione traffico nelle indicazioni di Google Maps
"Passi un giorno ma non possiamo entrare tardi sempre". Tra chi paga il provvedimento di chiusura della nuova Lecco-Ballabio a seguito della frana di venerdì pomeriggio - con la conseguente istituzione di un senso unico alternato a fasce orarie lungo la "vecchia" per i mezzi pesanti - anche i ragazzi della Valle che quotidianamente raggiungono il capoluogo per andare a scuola. Oggi il pullman che solitamente arriva in piazza della stazione alle 7.45 è giunto a destinazione alle 8.10. Troppo tardi per gli alunni per rispondere poi per tempo "presente" all'appello. Il tutto dopo essersi svegliati ben prima dell'alba, perché - ci ha raccontato una giovanissima - "io che abito in fondo alla Valle ho il pullman alle 5.50. Prendere quello prima sarebbe davvero impossibile".
"Io a Pasturo salgo alle 7.10" le ha fatto eco un amico pronto a sottolineare come, già pieni di solito, ora i mezzi delle linee della Valsassina siano ancora più carichi vista la soppressione - per cause ovviamente di forza maggiore - di quello che, con uno slang tutto loro, gli studenti chiamano "la molla", il mezzo a doppia composizione che, prima della chiusura, transitava sulla nuova Lecco-Ballabio. "La mattina è stato sostituito con un pullman normale, come gli altri, ma la mancanza si sente". "Fino alle vacanze di Natale mi sa che entreremo sempre tardi. Poi?". Difficile dare loro una risposta, viste le "settimane" di lavoro stimate per riaprire la ss36racc e tornare alla normalità.
Tutti problemi riscontrati, naturalmente, anche dai tanti "pendolari" che ogni giorno scendono dalla Valsassina per recarsi in città o nei paesi limitrofi per ragioni lavorative. I social, neanche a dirlo, pullulano di lamentele. "Sono partita da Primaluna alle 7.45 e arrivata a Lecco alle 9.00", la testimonianza di Romina, del tutto simile a quella di Flavia, il cui "viaggio" è iniziato a Cremeno una decina di minuti dopo. "Io ci ho messo due ore, 7.30-9.30, quando solitamente mi bastano 20 minuti", ha fatto loro eco Raffaella, praticamente nella stessa situazione di Renato che infatti non ha esitato a parlare di "delirio".
E intanto il caos viabilistico preoccupa - non poco - anche gli imprenditori della Valle, tanto più alla luce delle imminenti festività. Per quanto possa sembrare prematuro fare previsioni, il prossimo futuro non appare particolarmente roseo. "La strada va riaperta subito, non si può pensare che le attività produttive, commerciali e turistiche rimangano ostaggio di questa emergenza. In alternativa, se non ci sono le condizioni per farlo in sicurezza, bisogna trovare un modo per tamponare il problema, rimboccandosi le maniche senza perdere tempo" ha commentato a caldo il consigliere comunale lecchese Emilio Minuzzo, in qualità di titolare della Emilio Mauri Spa di Pasturo, nota azienda di produzione di formaggi. "Inizialmente si parlava di una chiusura di 10 giorni, adesso sono già diventati 45. E intanto noi dobbiamo organizzare trasporti nazionali e internazionali, arrivi e partenze di fornitori, clienti e trasportatori, rischiando un danno economico enorme. Di cui poi dobbiamo farci carico noi privati, che abbiamo già gli stipendi e tante altre spese alle quali far fronte. Non è pensabile andare avanti così per un periodo prolungato, fosse successo a luglio o ad agosto l'impatto sarebbe stato diverso. Personalmente oggi ho avuto solo un "assaggio", ma all'alba - e parlo delle 5.00 del mattino - il traffico era già più importante del solito. Come imprenditori ci siamo già mossi con Confindustria per cercare di accelerare al massimo la risoluzione del problema che riguarda un intero territorio, capoluogo compreso, perché poi finisce per intasarsi anche quello".
Un pensiero condiviso anche dal sindaco di Cortenova Sergio Galperti, delle officine con sede in via Roma. "Al momento è prematuro capire come evolverà la situazione, ma sicuramente le ripercussioni saranno notevoli per tutti, anche sul turismo, motivo per cui ritengo giusto chiedere ad Anas di darsi da fare per riaprire la strada il prima possibile, pur nei tempi necessari alla completa messa in sicurezza" ha sostenuto. "Anche perché l'attuale senso unico alternato a fasce orarie sulla "vecchia" è un test che potrebbe non funzionare, quindi le strategie potrebbero cambiare. Piuttosto bisognerebbe pensare di rendere accessibile l'imbocco della 36 da Taceno (o Parlasco) anche al traffico pesante, questa è la scommessa per il futuro. È impensabile che i camion debbano ancora passare da Laorca, in casi come questi poi la situazione diventa ingestibile. Intanto dobbiamo ringraziare che questo disastro non abbia causato morti, ma ora non si perda tempo".
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