Grimoldi e Butti sulla 'mossa' dei tre consiglieri regionali

Sulle dimissioni dal Gruppo Consiliare di tre esponenti della Lega, incluso il lecchese Antonello Formenti, sono intervenuti anche Paolo Grimoldi, ex presidente della Lega Lombarda e ora esponente del Comitato e Daniele Butti, referente provinciale del Carroccio.

"Dieci giorni fa il Consigliere Senna è passato con Moratti-Calenda. Oggi - scrive il primo in un comunicato  - i consiglieri Mura, Formenti e Lena annunciano un gruppo. Non va bene! Serve unità! Noi siamo della Lega, punto!! L’ha detto Umberto Bossi e lo ripeto: Si può e si deve rinnovare DA DENTRO la Lega! Certo questo malessere ha dei responsabili e il rischio è - continuando a NON comprenderlo e NON affrontando le questioni - andare avanti in questo stillicidio. Non passa giorno che in qualche angolo del Paese da nord a sud e da est a ovest non si perdano militanti, consiglieri comunali, segretari locali. Il territorio, i militanti, i sindaci, gli eletti hanno bisogno - almeno in Lombardia - di una gestione chiara e presente e di risposte politiche invece che giocare a nascondino. Negli ultimi giorni abbiamo recuperato persone che si erano allontanate dalla Nostra Lega, AVANTI SU QUESTA STRADA! Io sono e resto - la chiosa di Grimoldi . orgogliosamente della Lega lottando anche per ridare identità alla Lega stessa e faccio appello a tutti: non mollate, rinnovare è possibile!"

"Spiace quando qualcuno decide di palesare un malumore allontanandosi o come in questo caso creando gruppi consigliari alternativi al movimento con il quale sono stati eletti" commenta invece Butti. "Inevitabile per statuto l’espulsione del nostro ormai ex esponente in Regione. Formenti non ha mai palesato al sottoscritto od anche alla segreteria Nazionale un malessere tale da portare a rottura. Come ho detto qualche giorno fa (QUI l'articolo) un conto sono le correnti interne che possono portare ad un confronto oppure ad una apertura a nuove o vecchie tematiche, fatto di dialogo e di scelte poi condivise o meno ma all’interno del movimento. Di altro conto  invece è andare contro al partito. La Lega è una e non puó coesistere con “sottogruppi” o “sottopartiti". Evidentemente il malessere personale era tale da portarli a rottura ben consci del rischio che l’espulsione sarebbe arrivata".
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