Antonello Formenti: non sono scappato ma voglio tornare a principi e identità della Lega

Con Roberto Mura e Federico Lena, anche il lecchese Antonello Formenti ieri ha formalizzato l’uscita della Lega in Consiglio regionale per dare vita a un gruppo autonomo in Aula. Lo strappo era nell’aria da settimane ma si è concretizzato dopo l’evento di sabato scorso nel pavese, un incontro a cui hanno partecipato anche molti lecchesi, primo fra tutti l’ex ministro Roberto Castelli. Vi ha preso parte anche Umberto Bossi, fondatore del Carroccio, che, da quel palco, ha lanciato pubblicamente la sua corrente.
Paolo Grimoldi (QUI il suo commento integrale), coordinatore del Comitato del Nord, si è detto in disaccordo con l’uscita dal gruppo dei tre consiglieri lombardi perché "la Lega deve restare unita" e i "cambiamenti debbono avvenire dall’interno". Ma il malumore contro la gestione Salvini monta e molti del Comitato puntano, nel lungo periodo, a una segreteria di Massimiliano Fedriga.
Nel mentre, i tre dissidenti sono stati subuto espulsi dal partito ma Umberto Bossi si è impegnato a chiedere a Salvini l’annullamento del provvedimento proprio invocando l'unità del movimento. Sull’operazione di uscita dal Gruppo Consiliare lombardo abbiamo sentito Antonello Formenti.
 
Antonello Formenti in una foto scattata a Pontida nel giugno scorso
all'incontro promosso da 'Autonomia e Libertà' di Roberto Castelli
Perché avete deciso di formare un nuovo gruppo in consiglio regionale?

C’era da tempo un malessere rispetto all’attuale modus operandi della Lega. Si erano persi di vista gli ideali per cui io sono entrato nel partito trent’anni fa. La “scintilla” che ha spinto me e gli altri due consiglieri regionali ad accelerare sulla formazione del nuovo gruppo è stata l’evento del “Comitato Nord” al castello di Giovenzano. Lì, con Umberto Bossi, abbiamo visto la voglia di tornare a parlare dei vecchi temi. Da ieri ho ricevuto diversi messaggi da parte di militanti o ex militanti e per la maggior parte sono commenti positivi. Anche chi non ha condiviso quello che ho fatto mi ha rinnovato la sua stima.

A seguito della vostra decisione siete stati espulsi dal partito. Che effetto le ha fatto essere cacciato dopo trent’anni di militanza?
Non è stato assolutamente piacevole ma ero consapevole delle conseguenze che avrebbe potuto avere la nostra decisione. Era necessario fare qualcosa e sia io sia gli altri consiglieri ci siamo assunti le nostre responsabilità. Voglio dire una cosa in modo chiaro: io non sono scappato, rimango a disposizione e sono pronto al dialogo con il partito in qualunque momento. La nostra è una voce che vuole rimettere sul tavolo alcuni temi. Alcuni dicono che abbiamo fatto bene, altri sostengono che abbiamo sbagliato. Il tempo dirà che avrà ragione. Noi però rimaniamo nel campo del centrodestra. Del resto, nelle sezioni in cui io ho iniziato la mia militanza era normale trovarsi e litigare, non condividere le stesse idee. Alla fine, però si rimaneva sempre insieme.


Quindi non c’è alcuna intenzione di correre da soli o addirittura sostenere Letizia Moratti?
Nella mia testa c’è sempre l’intenzione di sostenere Attilio Fontana. Il presidente ha tutta la mia stima. Non intendiamo metterlo in difficoltà da qui alle elezioni e alle elezioni la mia intenzione è quella di sostenerlo. Sul correre separati dalla Lega, è chiaro che è oggettivamente una possibilità. In questo momento, però, non c’è alcuna intenzione di farlo. Non abbiamo formato il gruppo prima dell’ufficializzazione della data del voto per evitare la raccolta firme. Sono calcoli scientifici che io non sono solito fare. Le dirò di più: il gruppo all’inizio doveva nascere una settimana fa. Poi per vari motivi abbiamo rinviato. Non c’è neanche il pensiero di correre da soli. Poi certo, se non ci vorranno faremo le nostre valutazioni.

Umberto Bossi ha chiesto la vostra riammissione e oggi in un comunicato congiunto con Grimoldi ha fatto appello all’unità. Cosa ne pensa?

Sono andato a parlare con Umberto nella sua casa a Gemonio dopo la decisione di ieri. Sono stato lì un’ora e mezza… Non le dico cosa ci siamo detti.

Però ci può dire se secondo lei una ricomposizione è possibile?
Non ne ho la più pallida idea. Ribadisco che sono aperto al dialogo in qualunque momento. Per ora il partito ha optato per l’espulsione. Se mi chiamano io ci sono, se non mi chiamano pazienza. Io sono qua. Attendo gli sviluppi, per ora ho avuto solo qualche interlocuzione pacata e lineare con persone all’interno del partito anche a livello provinciale. C’è un clima di stima reciproca. Poi sono una persona pratica, non mi piace fare ipotesi. Vedremo nei prossimi giorni.

Il commissario provinciale sostiene che lei non ha mai palesato al sottoscritto o alla segreteria nazionale un malessere tale da portare ad una rottura. Come risponde?
Il commissario Butti è una persona che stimo. Certo, io il mio malessere l’ho manifestato. Non sono mai stato una persona troppo “da social”. I comunicati che pubblico sono pochi, precisi e puntuali. Se uno si legge due o tre articoli recenti non intuire questo malessere è miopia politica.
A.Bes.
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