PAROLE CHE PARLANO/102
Cavolo
Con dicembre iniziano i mesi durante i quali il freddo si fa sentire in tutta la sua durezza, d'altra parte, anche se solo per pochi giorni, esso rappresenta l'inizio della stagione invernale. Per questo può apparire strano che riservi in realtà una discreta quantità di frutta e verdure che arricchiscono le nostre tavole di sapori e di elementi salutari. Ne sono un esempio gli agrumi e una grande varietà di cavoli che già gli antichi romani apprezzavano non solo per il loro gusto, ma anche perché ritenuti ottimi medicinali per curare molteplici malattie o disturbi e per mantenere un buono stato di salute. Il termine cavolo deriva dal latino caulis e dal greco kaulós con il significato di fusto, stelo. Ancora oggi nel linguaggio botanico il caule corrisponde al fusto delle piante. Il tardo latino lo trasformò però in caulus e quindi nel nostro cavolo. Chi di noi, oltre a mangiarli almeno in una delle mille varianti culinarie, non ha mai usato questa pianta per esprimere disappunto o stupore come nelle frasi: "Ma che cavolo dici!", "Non farmi incavolare" o "Cavoli, non l'avrei mai immaginato". Il povero ortaggio, che nulla ha a che fare con i nostri stati d'animo, ha la sfortuna di iniziare con la sillaba "ca", così coloro che non vogliono apparire troppo volgari, fanno uso di eufemismi vegetali, per dissimulare parole sconvenienti che si riferiscono agli organi genitali maschili.
Rubrica a cura di Dino Ticli