Calolzio: la prof.Antonella Ronchetti firma il monologo di un addio. Fondi all'Hospice

L'ultima estate. Poi, forse ancora un autunno e magari un inverno. E chissà, magari anche una dolce primavera... Però, il tempo misurato inesorabilmente dalla sabbia nella clessidra sta per finire. Eppure sarebbe ancora presto. Cinquant'anni: che sembrano così ad averceli davanti e ancora così pochi quando invece sono alle spalle. E si rivedono nei ricordi che si rincorrono in chi davanti a sé non ha che pochi giorni di vita, una piccola, piccolissima manciata di granelli di sabbia.

Antonella Ronchetti e la copertina del libro, scaricabile in formato ebook

 

Si chiama Martina, a 50 anni scopre di avere un cancro ai polmoni e allora racconta i pensieri dei suoi ultimi giorni di vita che finisco sul letto di un ospedale. E la sua voce vuole essere quella di tutte le persone che attraversano questo calvario: questo, l'intento di Antonella Ronchetti, docente calolziese e autrice di raccolte di poesie e di racconti e che ora ha pubblicato, con la Bré Edizioni, "Martina e l'albicocco. Monologo di un addio".

Si tratta appunto di una lunga riflessione, in una prosa che è più un canto, appunto di una donna che a 50 anni si trasforma in un'Ammalata, provando per ciò paura e vergogna: guarda i suoi giorni fluire verso una morte troppo vicina e in quei giorni rivede la propria vita. Tanto simile a quella dell'albicocco che il nonno aveva piantato in giardino proprio il giorno in cui nacque lei. Anche «il suo albicocco stava morendo, mangiato nel midollo da un bruco crudele».

Come spesso accade in queste dolorose vicende, tutto si compie in fretta, pochi mesi. Un dolore alla schiena, gli esami, la diagnosi impietosa del cancro al polmone (ma «che nome brutto, bisognerebbe cambiarlo»), l'illusione che i medici si sbaglino, che abbiano scambiato i suoi esami con quelli di altri. E l'interrogativo comune: "Perché proprio io?". E poi l'affastellarsi dei ricordi: gli ultimi giorni di papà, anch'egli stroncato da un tumore, e poi la mamma che gli sopravvive soltanto un anno ma rinchiudendosi in un mondo proprio fatto di illusorie presenze e finendo a morire in quel bosco dove era solita andare con il marito. E i tanti gatti, gli incontri e un amore perso. Chiedendosi se possa dirsi soddisfatta della vita che ha vissuto, ora che si aggira quasi furtiva nei cimiteri a leggere le date sulle lapidi e a indovinare esistenze brevi o lunghe, a passeggiare su una spiaggia imbattendosi nella carcassa di un delfino, l'abisso della mancanza di un futuro. E non sapere più se un Dio esista davvero dopo tanto soffrire.

Ma «forse, dopo la morte sulla Terra, si rinasceva in un pianeta lontano con nuove sembianze e un nuovo nome, vivendo una nuova vita scandita da un'altra clessidra. Forse avrebbe riabbracciato i genitori, e forse sarebbe rinato anche il piccolo delfino, il suo albicocco dai frutti biondi, la sua adorata Teodora che le veniva incontro facendo le fusa dalla gioia».

L'ispirazione per raccontare questo calvario a Ronchetti è venuta guardando l'albicocco morente che stava davanti alla casa di vacanze in Sardegna proprio mentre le arrivava la notizia di una cara amica che si era ammalata di un tumore. Di reaale c'è questo, mentre tutto il resto, tutte le altre vicende del romanzo sono frutto di fantasia. L'amica oggi non c'è più e anche l'albicocco non ce l'ha fatta, «ma l'idea era appunto quella di dare voce non solo a lei, ma tutte le persone ammalate di cancro e delle quali magari ci si è dimenticati nel periodo in cui eravamo alle prese con il covid.

Il ricavato dalla vendita dei libri andrà in beneficenza all'hospice "Il Nespolo" di Airuno.

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