Lecco: Olimpiadi 2026 e opere da realizzare, ciò che è successo fino a oggi

Gianni Gerosa
"Facciamo le opere per le Olimpiadi o le Olimpiadi per fare le opere?". È stata questa la domanda, provocatoria, che ha guidato l'iniziativa che si è tenuta l'altra sera in Sala Ticozzi promossa da Dinamo culturale, Arci Spazio Condiviso, Altreconomia, il collettivo Venerdì sera sono al libero, Qui Lecco Libera, Anpi e L'Altravia, per approfondire interventi, costi e ricadute dei prossimi Giochi olimpici invernali che si terranno nel 2026 tra Milano e Cortina, interessando in parte anche il nostro territorio. "Sono delle Olimpiadi che nascono sotto il segno della 'sostenibilità' - ha ricordato in apertura Gianni Gerosa del coordinamento Rifiuti zero - Nel dossier di candidatura che ha portato all'assegnazione delle Olimpiadi si legge infatti che la sostenibilità ne sarebbe stata il vero e proprio pilastro, in termini di politiche responsabili, rispettose dell'ambiente e socialmente virtuose che avrebbero usato il patrimonio esistente e limitato il consumo suolo". Nella sua introduzioni Gerosa ha sottolineato anche come i Giochi siano qualcosa di antico, come la democratica, che in comune con essa hanno "il potere popolare a l'ampia partecipazione. Caratteristica che hanno mantenuto fino a un certo punto anche i giochi moderni prima di diventare emblema dello sport d'élite con budget miliardari e scarsa trasparenza". Proprio sul tema della partecipazione Gerosa ha rievocato la storia delle candidature per la manifestazione sportiva del 2026, simile a quella del 2022: quattro le città candidate - Innsbruck, Sion, Calgari e Stoccolma - tutte ritirate tolta la capitale della Svezia dopo un referendum nei rispettivi Paesi. "Quando Milano e Cortina si sono infilati nella corsa non c'è stata nessuna votazione o consultazione popolare, eppure questo evento avrà un impatto, in particolare - tema della serata - per quanto riguarda le opere. Basti pensare che lo scorso mese di novembre sono state inaugurate due opere legate a Expo 2015, la tangenziale Monza-Rho e le prime cinque fermate della linea 4 della metropolitana di Milano. Ma sono davvero necessaire queste opere? E come verranno eseguite? Con quale controllo delle comunità locali?".

Duccio Facchini
A provare a rispondere questi interrogativi è stato Duccio Facchini, attivista di Qui Lecco Libera e direttore di Altreconomia, che ha in primis ribadito uno dei principi fondamentali che avevano guidato la candidatura italiana, sarebbero questi stati "i Giochi invernali più sostenibili e memorabili di sempre, fonte di ispirazione per cambiare la vita delle generazioni future". Tradotto in pratica una manifestazione che avrebbe previsto il riuso di infrastrutture esistenti e un impiego leggero di risorse pubbliche. Eppure le cose sembrano andare diversamente: "Il DPCM del 26 settembre 2022, firmato dall'allora uscente presidente del consiglio Mario Draghi ha approvato il piano degli interventi da realizzare in funzione delle olimpiadi - ha spiegato Facchini - Un'approvazione che avviene 1354 giorni dopo la presentazione del dossier di candidatura del Comitato olimpico italiano con i comuni di Milano e Cortina, la Val di Fiemme e la Valtellina, con un anno di ritardo rispetto al termine che aveva fissato il legislatore". E non è l'unico ritardo della vicenda: "Solo il 9 dicembre 2019, a quasi sei mesi dall’assegnazione, viene costituita la Fondazione Milano Cortina 2026 - continua il giornalista - Ne fanno parte all’inizio il Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), il Comitato italiano paralimpico, le Regioni Lombardia e Veneto, i Comuni di Milano e di Cortina d’Ampezzo. L’inizio dell’attività della Fondazione risale al primo aprile 2020".

Intanto iniziano ad arrivare i finanziamenti pubblici: con la legge di stabilità del 2020 viene stanziato un miliardo di euro per garantire la sostenibilità delle Olimpiadi ma ancora non si sa che cosa questi soldi dovranno finanziare perché l'elenco delle opere non c'è. E qui entra in gioco la governance dei Giochi: "Con il Decreto legge dell'11 marzo 2020 si stabilisce che la Fondazione Milano Cortina 2026 assume le funzioni di comitato organizzatore. Al Consiglio olimpico congiunto, incardinato presso il Coni, spetta invece un indirizzo generale per l’attuazione del programma di realizzazione dei Giochi. Viene istituito il Forum per la sostenibilità dell’eredità olimpica e paralimpica con il compito di valutare l’utilizzo a lungo termine delle infrastrutture realizzate per i Giochi. Ma il “pezzo” più importante è il quarto, ovvero la società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa (Simico), la cui costituzione viene autorizzata nel decreto”. Lo scopo della società è predisporre il piano degli interventi delle opere entro il 31 ottobre 2021, comprensivo di cronoprogramma e monitoraggio, peccato che la Simico non sarebbe stata costituita prima del novembre 2021.


"Nel frattempo altri attori si muovono - continua Facchini - Regione Lombardia approva nell'agosto 2020 un finanziamento di ulteriori opere che ritiene funzionali allo svolgimento dei Giochi olimpici: una lunga lista di opere del valore di 574 milioni di euro, prevalentemente strade. Aldo Colombo, direttore generale alle Infrastrutture, trasporti e mobilità sostenibile di Regione Lombardia in un incontro - registrato - del dicembre 2021 dice: 'Volevamo far partire in questi anni velocemente dei cantieri che dessero spazio alle imprese, tendenzialmente lombarde, che hanno buone prospettive dall’attività edilizia. A questo si univa la prospettiva olimpica', così la Regione avrebbe 'tirato fuori dal cassetto' progetti vecchi anche decenni e mai finanziati". Intanto anche a livello governativo l'iter continua: il 7 dicembre 2020: il ministero delle Infrastrutture approva il decreto per la “Identificazione delle opere infrastrutturali da realizzare al fine di garantire la sostenibilità delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026” e vengono definite tre categorie: essenziali, connesse e di contesto. Alla società Simico viene assegnato il compito di attuare le opere degli allegati 3, le essenziali, e 4, le opere connesse di contesto, per un totale di 1,8 miliardi di euro ma ancora la società non esiste. Con decreto del 6 agosto 2021 il presidente del Consiglio Mario Draghi “autorizza” la costituzione della Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa ma manca ancora l’atto di costituzione sottoscritto dagli azionisti. Il 31 ottobre 2021 scade il termine entro il quale si sarebbe dovuto adottare il Piano degli interventi delle opere delle Olimpiadi 2026 e ancora la Simico non è nata. Bisognerà attendere il 22 novembre 2021, con un anno e mezzo di ritardo, perché sia sottoscritto l'atto di costituzione dai soci, ovvero il ministero dell'Economia e delle finanze (35%), il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile (35%), Regione Veneto e Regione Lombardia rispettivamente con il 10%, la Provincia autonoma di Trento e quella di Bolzano con il 5% a testa. "Il tempo però corre e anche se manca ancora il Piano degli interventi il 23 febbraio 2022 arrivano le prime otto opere commissariate dal Governo Draghi: la messa in sicurezza della tratta Giussano-Civate della SS36, il completamento della ciclovia di Abbadia Lariana, la tangenziale Sud di Sondrio, la variante di Trescore Entratico della SS42, la variante di Vercurago della SS639, la soppressione dei passaggi a livello sulla SS38, la variante di Longarone sulla SS51 e la variante di Cortina. Commissario è l'amministratore delegato della Simico, Luigi Valerio Sant’Andrea, nominato il 22 novembre 2021".


Un modo di procedere stigmatizzato dalla Corte dei Conti che nel giudizio di parifica del rendiconto generale della Regione Veneto scrive: "Quanto ai programmi da realizzare emerge in atti che non vi sono elaborati progetti, non risulta adottato il programma definitivo delle opere da realizzarsi a cura della ‘Infrastrutture Milano Cortina 2020 - 2026 S.p.A.’ […] non risulta adottato un cronoprogramma degli adempimenti e dei costi generale relativi ai diversi interventi previsti. […] In tale contesto, quindi, è necessario che la Regione attui un costante monitoraggio (nei limiti alla stessa rimessi) al fine di prevenire aggravi di costi non preventivati per il bilancio regionale”. Ma l'iter prosegue e il 9 agosto 2022 tramite il “Decreto aiuti bis” arrivano altri 400 milioni di euro in aggiunta al miliardo di fine 2019 e alle altre risorse autorizzate negli anni. Infine arriva il Piano approvato dal presidente del Consiglio Mario Draghi il 26 settembre 2022: "Come prima cosa viene chiarito che il Piano degli interventi quale programma finanziario non è assoggettato a Valutazione ambientale strategica - spiega Facchini - Spunta poi una distinzione tra 'opere essenziali indifferibili' e 'opere essenziali', la differenza è che le prime devono essere consegnate entro il 31 dicembre 2025, le seconde non necessariamente. L'allegato A e B contemplano opere sia dell'uno sia dell'altro tipo per rispettivamente 168 milioni e 315 milioni di euro, l'allegato C contiene opere per 2.200.000 euro che sono tutte essenziali ma non indifferibili. Ci sono complessivamente 26 opere 'essenziali-indifferibili' e 47 opere 'essenziali' per un totale di 2.687.821.100 euro. Non tutte le risorse ci sono, mancano 554 milioni di euro e il 96% di quelle già stanziate sono pubbliche. Il paradosso - ha sottolineato il relatore - è  che le opere essenziali che potranno arrivare anche dopo le Olimpiadi valgono 1.800.000 euro mentre quelle che vanno fatte entro il 2025 cubano 264milioni di euro. L'ultimo degli allegati, il D, indica quali delle opere dei tre allegati precedenti devono seguire una procedura accelerata: il 95% delle opere essenziali e appena il 5% di quelle essenziali indifferibili. Si noti come su 14 di queste opere, dieci siano strade".

Per capire come questo scenario si leghi anche al tema della sostenibilità ambientale è stato proposto il video di un intervento tenuto all'interno di un convegno dello scorso 19 novembre a Milano da Riccardo Scotti, glaciologo e responsabile del Servizio glaciologico lombardo. Nel suo intervento l'esperto aveva ben rappresentato come in pochi decenni l'uomo abbia invertito la rotta del clima del nostro pianeta: "Quello che vediamo sui ghiacciai sappiamo che è una diretta responsabilità di quello che ha fatto l'uomo negli ultimi 150 anni, che ha aumentato di 1,1 gradi la temperatura media mondiale della media dell'Olocene. Anche in Italia le temperature aumentano molto velocemente, nel 2022 abbiamo stabilito un nuovo record assoluto abbattendo di mezzo grado quello precedente". Tutto questo si ripercuote ovviamente sulla neve e sui ghiacciai: "Dalle misurazioni della neve in alta quota in Lombardia nel 2022 abbiamo riscontrato il 70% in meno di neve, un fenomeno dovuto all’estate caldissima e ad una perdita di spessore dei ghiacciai fuori scala. Emblematico il caso del Ghiacciaio del Lupo dove in 13 anni si sono persi sette metri e solo nel 2022 se ne sono persi cinque. Il clima del futuro in parte è nelle nostre mani, ma quello che è certo è che i ghiacciai continueranno ad arretrare perché già oggi abbiamo raggiunto temperature che non ne contemplano l'esistenza". A seconda dell'impegno che metteremo nel contrasto al cambiamento climatico entro la fine del secolo potranno scomparire tutti i i ghiacciai o conservarsi quelli sopra i 3.500 metri. "Salvare i ghiacciai significa salvare anche noi stessi” ha ricordato Scotti.

Su questi spunti di riflessione si è chiusa la serata, animata da un dibattito finale. Due gli appuntamenti previsti nel nuovo anno per affrontare altrettanti temi: gli impatti delle Olimpiadi sulla Valtellina e sul territorio lecchese.
M.V.
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