Casa e lavoro: anche Lecco avanzano le nuove povertà. Alloggio comunale solo al 10% dei richiedenti

L'assessore Emanuele Manzoni
Il tessuto sociale ed economico del territorio lecchese ancora regge, ma iniziano ad affacciarsi le cosiddette nuove povertà, alla quali non sempre gli strumenti in essere, dal reddito di cittadinanza all’edilizia convenzionata, possono dare risposte esaustive. Su questo importante tema si è confrontata, mercoledì sera, la commissione terza, su sollecitazione del consigliere di opposizione del gruppo di Lecco Ideale Filippo Boscagli.
“Anche dal nostro osservatorio registriamo la tendenza all’impoverimento e all’erosione risparmi che si trasforma in una incapacità di far fronte agli imprevisti - ha spiegato l’assessore al Welfare Emanuele Manzoni all’apertura dei lavori -. Uno dei fenomeni correlati è quello del ‘lavoro povero’ ovvero la condizione di povertà che colpisce non solo chi non lavora ma anche chi lavora. Un elemento, questo, connesso a quello abitativo, che si traduce nella difficoltà ad accedere alla casa, sia agli alloggi in affitto sul mercato privato e sia a quelli assegnati con edilizia pubblica”. L’Aler, infatti, nel Comune di Lecco riesce a rispondere positivamente solo al dieci per cento delle 200 domande di alloggio pubblico. “Un tema, quello della casa, molto sentito, che riguarda in particolare le persone anziane, disabili, giovani e sul quale il Comune deve ampliare la sua capacità di incidere creando alleanze con i soggetti del territorio attivi in questo campo sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista sociale”. Un ultimo elemento sottolineato da Manzoni nella sua introduzione riguarda la povertà relazionale: “La solitudine è un altro tema che ci interroga, ci sono 22mila famiglie il cui nucleo è rappresentato da un unico componente, questo va tenuto presente perché aumenta il rischio di fragilità e la povertà in senso lato. Instabilità salariale, povertà abitativa e solitudine sono elementi ricorrenti, che ci fanno capire che l’intervento economico da solo non basta per contrastare la povertà”.

È stata dal dott.ssa Angioletti dell’Agenzia della casa del Comune di Lecco ad approfondire il tema dei servizi abitativi pubblici, spiegando innanzitutto come si fa a chiedere un alloggio pubblico: “La domanda va fatta nel Comune di residenza o in quello in cui si lavora, in caso di indisponibilità si può fare in qualsiasi Comune con più di 5mila abitanti del proprio Ambito territoriale; è necessario avere la cittadinanza italiana o un permesso di lungo soggiorno; bisogna presentare l’Isee e non avere altre proprietà o aver intraprese un’occupazione abusiva. Dal 2019 per i cittadini è possibile fare questa domanda in autonomia, tramite la piattaforma regionale”. Una volta accertati questi requisiti ci sono poi delle “premialità” assegnate ad alcune categorie: anziani soli o coppie dove entrambi i componenti sono anziani, famiglie di nuova formazione, nuclei monoparentali, famiglie con disabili. Per quanto riguarda le condizioni abitative si tengono presenti i nuclei che hanno avuto uno sfratto o che vivono in stato di sovraffollamento; infine si considerano anche gli anni di residenza nella Regione e nel Comune di residenza. Del patrimonio a disposizione il 20% degli alloggi è destinato alle persone “indigenti”, rispetto all’avviso in essere sui 21 alloggi di proprietà del Comune di Lecco gestiti da Aler quattro sono stati assegnati agli indigenti gli altri in base alla graduatoria stilata sulla base dei criteri esposti. Sull’ultimo avviso sono pervenute 196 istanze di cui 75 indigenti, la maggior parte delle famiglie era composta da una sola persona negli altri casi da quattro o cinque.

È stata invece Alice Gritti a fare un quadro ai consiglieri rispetto al Reddito di cittadinanza, lo strumento con il quale negli ultimi anni è stata data una risposta alla povertà sociale e occupazionale. Anche in questo caso per poter fare domanda è necessario essere cittadini italiani o soggiornanti di lungo periodo, avere un Isee inferiore a 9mila euro o un reddito famigliare di meno di 6mila euro, oltre ad altri requisiti legati alla composizione del nucleo famigliare. In città ci sono 316 beneficiari, 106 di questi sono stati inviati ai servizi sociali per costruire il patto per l’inclusione sociale come previsto dalla norma: nel 65% dei casi si trattava di persone già conosciute ai servizi per le quali si è portato avanti il progetto già in essere. Per i nuovi casi si è avviato un processo di valutazione che ha richiesto più tempo. Gli altri 210 beneficiari sono stati invece inviati al centro per l’impiego per la sottoscrizione del patto per l’impiego.

Luca Longoni ha ricordato poi quali sono le risposte messe in campo per affrontare il problema della povertà alimentare, ovvero la mensa comunale e i pasti a domicilio: “La mensa rappresenta per le persone la possibilità di mangiare un pasto caldo ma anche un’occasione per chi non ha una rete di socializzare, diamo quindi una economica e sociale. Tra chi usufruisce del servizio in 56 lo fanno gratis e 14 a pagamento. Il pasto a domicilio è rivolto principalmente a persone anziane con fragilità sanitarie rilevanti e sono in 91 ad avere questo servizio che a seguito del Covid è stato esteso anche al sabato e alla domenica”. A completare il quadro c’è il progetto Dusmann, l’azienda che gestisce la mensa, che ha messo a disposizione buoni di accesso gratuiti ulteriori rispetto a quelli che il Comune acquista che hanno permesso a più persone di accedere o di accedere per più giorni. Ci sono poi i pacchi alimentari che l’azienda dona al Comune tramite realtà associative che non solo consegnano pacco ma sviluppano anche una conoscenza e una relazione con i beneficiari che permette di andare oltre la questione alimentare.

Molti gli interventi dei consiglieri comunali presenti. Stefano Parolari (Lega) ha chiesto approfondimenti in merito all’accesso agli alloggi popolari e anche sul reddito di cittadinanza, chiedendosi “quante di queste persone hanno bisogno di un reddito e quante di altri tipi di sostegno più sociale che lavorativo”. Anche Giacomo Zamperini (Fratelli d’Italia) ha sottolineato che sono pochi in città i percettori di questa misura, evidenziando il fatto che solo otto dei nuclei beneficiari hanno più di quattro componenti concludendo che “mancano spazi per le famiglie numerosi”. A questo proposito ha ricordato che 80 degli alloggi del Comune gestiti da Aler sono inagibili, chiedendo alla giunta di “fare qualcosa”. Tra i suggerimenti dati c’è stato quello di “non aspettare che sia il cittadino a chiedere aiuto ma di fare ricerca per trovare le persone che hanno bisogno”.
Matteo Ripamonti (Fattore Lecco) ha riflettuto sul fatto che “oggi ci sono problemi più complessi perché stanno finendo le ‘riserve’ delle famiglie e questo porta a un aumento dei bisogni. Da un lato il mercato del lavoro per come si è evoluto porta a un impoverimento a livello strutturale, dall’altro questo si riflette sul tema della casa il cui accesso è ostacolato anche per chi può pagare un mutuo o un affitto ma non ha garanzie e soldi per dare gli anticipi necessari. C’è poi la questione della solitudine e della povertà che si sta riflettendo anche sul piano razionale, di educazione, di occasioni e si sta traducendo in privazioni da parte delle famiglie: stiamo costruendo la povertà del futuro”. Tra i temi su cui lavorare Ripamonti ha indicato il piano casa, il Pgt e la riduzione della distanza tra domanda e offerta all’interno del mondo del lavoro.
M.V.
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