Lecco: la storia del Lariosauro perduto, il cui calco è tornato in città dopo un secolo

Quella del calco esposto al Museo del Begiojoso, sembra una favola. La si potrebbe intitolare "Il lariosauro perduto... per oltre 120 anni". Invece non si tratta di fantasia, ma della vera storia del reperto... Rinvenuto in una cava di Perledo nel 1891 e presto venduto al miglior offerente, il fossile del rettile marino sembrò sparire nel nulla e se ne ignorava persino l'aspetto. Il solo a darne brevissima notizia fu nel 1893 Mario Cermenati, che in una guida di Lecco e dintorni si limitò a definire: "L'ultimo scoperto, abbastanza completo, passò nel Belgio".

Giancarlo Colombo

Soltanto nel 2012 un appassionato lecchese di paleontologia, Giancarlo Colombo, autore di un volume di divulgazione scientifica sul Lariosauro (edito nel 2002 dall'associazione culturale intitolata al naturalista Luigi Scanagatta), riuscì a rintracciare il reperto e a ricostruirne le complesse vicende in un secondo libro.
Il fossile fu acquistato dal barone Ernest De Bayet di Bruxelles, che nel 1903 vendette la sua splendida collezione al Carnagie Museum of Natural History di Pittsburgh, USA, dove il pezzo è oggi esposto: l'anziano impiegò il denaro ricavato per regalare alla giovanissima moglie una villa, ironia della sorte, sul lago di Como. L'esatta classificazione e provenienza dell'esemplare erano però sconosciute agli studiosi statunitensi, ai quali le ha comunicate lo stesso Colombo.

Foto del fossile scattata da Carlo Vercelloni al momento del ritrovamento

Il fossile del Lariosaurus esposto al Carnagie Museum of Natural History di Pittsburgh

A permettergli di risalire al grande museo americano la scoperta di un'antica foto del fossile, scattata da Carlo Vercelloni all'epoca del ritrovamento e pubblicata nel 1911 sulle Memorie della Società Geologica Italiana, confrontata con un'immagine moderna reperita in internet.
"Basandomi sui censimenti dei fossili di Lariosaurus ho scoperto che di uno di questi si era persa ogni traccia in seguito all'acquisto iniziale da parte di un collezionista belga. Ma tre anni fa l'associazione Scanagatta ha ristampato un opuscolo dei primi del 900 in cui si parlava proprio di quel fossile. Da lì ho potuto sapere come fosse fatto e ho iniziato le mie ricerche, contattando diversi musei.

Calco del fossile esposto a Palazzo Belgiojoso

Grazie a una ricerca su internet ho scoperto che l'esemplare mancante era conservato a Pittsburgh, dove era stato esposto con provenienza sconosciuta" ha raccontato Giancarlo Colombo in occasione dell'inaugurazione del nuovo allestimento della sala dedicata al Lariosauro all'interno di Palazzo Belgiojoso.
È stato proprio Colombo che, grazie al contributo dell'associazione Scanagatta, ha fatto eseguire dagli specialisti del Carnegie Museum il calco del fossile per donarlo al Museo civico di Storia naturale di Lecco. "Pur essendo un calco, l'oggetto riveste una notevole importanza, in quanto si tratta dell'unico calco esistente del fossile conservato nel museo statunitense, che viene così reso accessibile al pubblico e a tutti gli studiosi europei" ha spiegato il paleontologo lecchese.

Questa riproduzione va ad aggiungersi ai 6 calchi di fossili di Lariosauro già presenti al museo lecchese. Di questi il primo fu ritrovato nel 1877, ed è l'individuo più completo che si conosca. Il secondo è uno degli ultimi esemplari scoperti, venne in luce nel 1921 a monte di Varenna nella valle del torrente Esino. I restanti invece furono ritrovati tra il 1840 e il 1863.
Resti appartenenti al genere Lariosaurus sono stati scoperti in numerose nazioni, dall'Europa all'Estremo Oriente. Le due località che fino ad ora hanno dato il numero più consistente di individui in uno stato di notevole integrità sono però i giacimenti di Perledo - Varenna (Lecco) e del Monte San Giorgio (Varese - Canton Ticino).

La prima segnalazione della presenza di fossili vertebrati a Perledo si deve al paleontologo milanese Giuseppe Balsamo Crivelli, che nel 1839 pubblicò sulla rivista Politecnico di Milano un articolo in cui si dava notizia, caso unico in Italia fino ad allora, del ritrovamento "sopra Varenna, sul Lago di Como" di un rettile e di due pesci fossili.

Giancarlo Colombo con un messaggio di ringraziamento e saluti rivolto al Museo di Pittsburgh

Egli non diede alcun nome scientifico al nuovo rettile, fu Giulio Curioni nel 1847 a battezzarlo Lariosaurus balsami, nome che significa "sauro del Lario dedicato a Balsamo (Crivelli)". Nel corso delle attività di cava nel calcare nero di Perledo -Varenna vennero alla luce nuovi esemplari, il più completo dei quali fu rinvenuto nel 1877. Questo esemplare fu venduto per 1000 lire al Museo di Monaco di Baviera e venne illustrato dal grande paleontologo tedesco Karl von Zittel nel 1877 nel suo celebre "Manuele di Paleontologia".

Giancarlo Colombo, Roberto Brembilla, Giovanna Esposito e Mauro Rossetto davanti alla teca contente il calco del Lariosaurus

La meccanizzazione del taglio della pietra a partire dagli anni venti del secolo scorso, e la cessazione definitiva dei lavori di cava nel secondo dopoguerra, hanno comportato la fine dei ritrovamenti dei rettili fossili di Perledo, già di per sé rari, il che rende ancora più preziosi i reperti esistenti. Attualmente fossili del lariosauro delle Grigne sono presenti nelle collezioni dei Musei di Lecco, Milano e del Servizio Geologico di Roma, nonché nei musei di Francoforte e di Monaco di Baviera.
P.M.
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