Alta Valle: capre, entusiasmo e fatica. Le parole di Gobbi

Quanto è emerso dall’ultima mostra regionale della Capra Orobica è un segnale forte di un rinnovato interesse alla "ruralità", a tutto ciò che è patrimonio montano e la sua tutela. Da un lato l'affluenza del pubblico, sintomo di curiosità; dall'altra la numerosa partecipazione delle aziende agricole con, dettaglio non irrilevante, allevatori per lo più under 40.

Si è tornato così a far luce, su uno dei simboli della tradizione insediativa sulle Orobie, certamente ancora in grado di esprimere oggi straordinarie potenzialità di rigenerazione di nuove forme di economia di territorio: con i bovini e gli ovini, la capra ha contribuito nel tempo a dare dei prodotti altamente rappresentativi di queste montagne, un concentrato di storia sociale ed economica che arriva da lontano e si è affermata nei secoli all'interno di particolari cicli sociali e produttivi.
I prodotti caseari ottenuti dalla trasformazione del latte, da abili casari, attraverso esperienze plurisecolari di lavoro, con impegno quotidiano, sono stati da sempre sostentamento della famiglia, diventando poi prodotti di nicchia apprezzati, sul territorio locale e successivamente in un raggio sempre più esteso.

Questo tramandare di saperi di generazione in generazione è paragonabile al trofeo che viene consegnato al termine della mostra, trattenuto per un anno dal primo classificato fino alla proclamazione dell'anno successivo.
Quest'anno il premio per la capra "Regina" è stato vinto dall'azienda agricola Davide Gobbi, rappresentata da Giacomo, orgoglioso di un riconoscimento che ripaga tanto lavoro. "Ciò che amo di più al mondo, un sogno che pian piano diventa realtà - dice Giacomo circa la sua attività, senza dimenticare di - ringraziare la mia famiglia che mi sostiene in tutto e per tutto nel realizzarlo".

L'allevatore non nasconde le difficoltà incontrate lungo un percorso che lui stesso definisce "per niente facile: tutti pensiamo che allevare animali sia un gioco da ragazzi o qualcosa del genere, ma dietro c'è fatica, sudore e un grandissimo impegno per ottenere dei risultati, anche perché nei nostri fantastici territori i prati coltivati sono in continuo calo, a causa dell'avanzamento dei boschi e quando il territorio boschivo sarà divenuto troppo fitto e raggiungerà le abitazioni, sarà troppo tardi". Per questo il suo progetto di allevamento caprino ha come finalità quello di occupare la maggior parte del suo tempo. Per dare un futuro a qualcosa scontato un tempo, oggi da preservare.
M.A.
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