Lecco: al Grassi proposte 'Riflessioni' contro la violenza sulle donne
Si è tenuta per un paio di giorni, il 25 e il 26 novembre, la mostra Riflessioni: un nome che è “quasi un gioco di parole” titola il volantino. Niente di più azzeccato, l’intera installazione ha lo scopo di riflettere sul tema della Violenza contro le donne in una moltitudine di forme che va oltre alle frasi, o alle scarpe rosse “messe in castigo” negli angoli della stanza.
L’esposizione organizzata dagli studenti del Liceo “G.B.Grassi” presso l’istituto, ieri pomeriggio è stata fruibile dalla cittadinanza, con la visita intervallata da arricchimenti musicali a opera degli allievi e degli insegnanti dell’indirizzo Musicale.
L’atmosfera è palpitante appena si entra nell’atrio della scuola. L’installazione accoglie (per non dire ammonisce) immediatamente lo spettatore con una parete colma di una centinaia di occhi che fissano chiunque varca l’ingresso. Un invito alla Riflessione che parte istantaneamente dallo sguardo diretto con l’interlocutore. Un tabù rotto in modo aggressivo dall’insormontabile accusa nei confronti di chi, sulla violenza, non ha mai riflettuto; ma allo stesso tempo, una guida per ritrovare la coscienza in sé stessi, e nel poter trovare il coraggio di non rimanere indifferenti di fronte ai soprusi ingiustificati e sistematici della nostra società.
A partire dall’ascolto interiore che quegli sguardi provocano, è inevitabile che ci si perda via nei propri pensieri. Inizialmente gli occhi potrebbero sembrare una montagna da scalare: li si evita con lo sguardo, ci si concentra su altro, oppure ci si concentra solo su un paio ignorando gli altri solo perché magari ricordano, insieme ai lineamenti creati da palpebre e ciglia, quelli di una conoscente o di un’amica. Tuttavia, è semplicemente inutile ignorarli. Quella parete è come la cima di una montagna che si intravede a metà del percorso nonostante la fatica, il sudore e il freddo. Proprio come quella cima, gli occhi nella mostra fisseranno l’inerme visitatore nonostante lui cerchi instancabilmente di ignorarli.
Questo perché, la Riflessione sulla Violenza contro le donne, non esiste finché non c’è la benché minima presenza di un rapporto, anche solo visivo, con chi ci è accanto. La mostra ha un obiettivo più che concreto, e non utopico o banale; ovvero quello di insegnare al visitatore che la realtà dei fatti, se si parla di violenza contro le donne, è ben diversa da quello che solitamente ci insegnano.
La violenza è innanzitutto un estremo atto che avviene nel piccolo della quotidianità intima, al contrario non avviene quasi mai per opera di estranei. Spesso e volentieri sono gli ex fidanzati, i mariti, i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro ad attuare violenza nei confronti delle donne, non il contrario. La mostra, infatti, gioca proprio su un interscambio continuo tra la riflessione su sé stessi e sulla propria coscienza, e sul rapporto che quella nostra coscienza interconnette con l’altro, o in questo caso, con l’altra. Gli studenti del Grassi, con questa mostra, sembrano quasi dirci di evitare le polemiche, evitare le divisioni, i litigi che ci tengono lontani, e di abbracciare invece l’empatia, il pensiero quotidiano che va oltre noi stessi e si ferma, anche solo un secondo, sugli altri.
Visitando l’esposizione, d’altronde, ciò è impossibile che non accada. Tra occhi che guardano e vogliono essere guardati, specchi che riflettono frasi di buonsenso, e interruzioni musicali per condividere riflessioni ma anche ricordi (forse non sempre felici), ci si sente travolti dall’incombente necessità di protezione che le donne ogni giorno cercano. Una protezione che arriva non prima di tutto dalle istituzioni, o dalle forze dell’ordine che in qualche caso riescono a intervenire in tempo. Ma soprattutto dagli ex fidanzati, dai mariti, dai parenti, dagli amici e dai colleghi di lavoro.
Infine, la mostra Riflessione è stato un ottimo modo per valorizzare il lavoro di decine di giovanissimi dal futuro roseo. Il “G.B.Grassi” non può che uscirne migliore dal presentare eventi in grado di stimolare l’opinione pubblica, soprattutto se incarica dell’organizzazione un indirizzo vanto della città di Lecco come quello Musicale, che unisce l’arte alla scienza, combattendo ignoranza e menefreghismo. Soprattutto ricordandoci che la violenza contro le donne è violenza contro la società di cui facciamo parte tutti.
L’esposizione organizzata dagli studenti del Liceo “G.B.Grassi” presso l’istituto, ieri pomeriggio è stata fruibile dalla cittadinanza, con la visita intervallata da arricchimenti musicali a opera degli allievi e degli insegnanti dell’indirizzo Musicale.
L’atmosfera è palpitante appena si entra nell’atrio della scuola. L’installazione accoglie (per non dire ammonisce) immediatamente lo spettatore con una parete colma di una centinaia di occhi che fissano chiunque varca l’ingresso. Un invito alla Riflessione che parte istantaneamente dallo sguardo diretto con l’interlocutore. Un tabù rotto in modo aggressivo dall’insormontabile accusa nei confronti di chi, sulla violenza, non ha mai riflettuto; ma allo stesso tempo, una guida per ritrovare la coscienza in sé stessi, e nel poter trovare il coraggio di non rimanere indifferenti di fronte ai soprusi ingiustificati e sistematici della nostra società.
A partire dall’ascolto interiore che quegli sguardi provocano, è inevitabile che ci si perda via nei propri pensieri. Inizialmente gli occhi potrebbero sembrare una montagna da scalare: li si evita con lo sguardo, ci si concentra su altro, oppure ci si concentra solo su un paio ignorando gli altri solo perché magari ricordano, insieme ai lineamenti creati da palpebre e ciglia, quelli di una conoscente o di un’amica. Tuttavia, è semplicemente inutile ignorarli. Quella parete è come la cima di una montagna che si intravede a metà del percorso nonostante la fatica, il sudore e il freddo. Proprio come quella cima, gli occhi nella mostra fisseranno l’inerme visitatore nonostante lui cerchi instancabilmente di ignorarli.
Questo perché, la Riflessione sulla Violenza contro le donne, non esiste finché non c’è la benché minima presenza di un rapporto, anche solo visivo, con chi ci è accanto. La mostra ha un obiettivo più che concreto, e non utopico o banale; ovvero quello di insegnare al visitatore che la realtà dei fatti, se si parla di violenza contro le donne, è ben diversa da quello che solitamente ci insegnano.
La violenza è innanzitutto un estremo atto che avviene nel piccolo della quotidianità intima, al contrario non avviene quasi mai per opera di estranei. Spesso e volentieri sono gli ex fidanzati, i mariti, i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro ad attuare violenza nei confronti delle donne, non il contrario. La mostra, infatti, gioca proprio su un interscambio continuo tra la riflessione su sé stessi e sulla propria coscienza, e sul rapporto che quella nostra coscienza interconnette con l’altro, o in questo caso, con l’altra. Gli studenti del Grassi, con questa mostra, sembrano quasi dirci di evitare le polemiche, evitare le divisioni, i litigi che ci tengono lontani, e di abbracciare invece l’empatia, il pensiero quotidiano che va oltre noi stessi e si ferma, anche solo un secondo, sugli altri.
Visitando l’esposizione, d’altronde, ciò è impossibile che non accada. Tra occhi che guardano e vogliono essere guardati, specchi che riflettono frasi di buonsenso, e interruzioni musicali per condividere riflessioni ma anche ricordi (forse non sempre felici), ci si sente travolti dall’incombente necessità di protezione che le donne ogni giorno cercano. Una protezione che arriva non prima di tutto dalle istituzioni, o dalle forze dell’ordine che in qualche caso riescono a intervenire in tempo. Ma soprattutto dagli ex fidanzati, dai mariti, dai parenti, dagli amici e dai colleghi di lavoro.
Infine, la mostra Riflessione è stato un ottimo modo per valorizzare il lavoro di decine di giovanissimi dal futuro roseo. Il “G.B.Grassi” non può che uscirne migliore dal presentare eventi in grado di stimolare l’opinione pubblica, soprattutto se incarica dell’organizzazione un indirizzo vanto della città di Lecco come quello Musicale, che unisce l’arte alla scienza, combattendo ignoranza e menefreghismo. Soprattutto ricordandoci che la violenza contro le donne è violenza contro la società di cui facciamo parte tutti.
Andrea Marciano'