Bellano, 'Il bello dell'Orrido': duplice evento su Antonia Pozzi

L’appuntamento di novembre con “Il bello dell’Orrido”, rassegna promossa dal Comune di Bellano e dall’Associazione ArchiViVitali, è duplice (un dialogo e una proiezione) e ha al centro Antonia Pozzi, riconosciuta dal Premio Nobel Eugenio Montale come uno dei più grandi poeti del Novecento. A pochi metri da qui e sotto il masso della Grigna, nel paese di Pasturo - luoghi da lei molto amati - si trova la sua tomba.



La serata di sabato 26 novembre (ore 17) al Cinema di Bellano è con Paolo Cognetti: lo scrittore con “Le otto montagne” (Einaudi, 2016) – diventato un caso editoriale tradotto in oltre 40 Paesi – ha vinto il Premio Strega nel 2017, e poco dopo lo Strega Giovani e il Prix Médicis étranger. Lo scorso anno è uscito, sia come film – documentario sia in forma di podcast, “Sogni di grande Nord”, un viaggio da Milano fino all’Alaska a bordo di un camper. Dal libro vincitore del Premio Strega è stato tratto il film omonimo, presentato all’ultimo Festival di Cannes nel 2021 e vincitore del riconoscimento della Giuria, in uscita il 22 dicembre.
Venerdì 25 novembre (ore 21) viene quindi proiettato il film “Antonia”, opera prima del regista Ferdinando Cito Filomarino, presente in sala. L'opera – presentata al Festival Karlovy Vary, dove ha ricevuto una menzione speciale - racconta i momenti salienti, spesso in tempo reale, degli ultimi dieci anni della poetessa: un’indagine sulla sua enigmatica interiorità e anche sulla Milano degli anni '30.


Paolo Cognetti

Paolo Cognetti presenta la “sua” Antonia incrociando la poetessa e l’alpinista di cui ha raccolto scritti e scatti in “L'Antonia. Poesie, lettere e fotografie di Antonia Pozzi” (Ponte alle Grazie, 2021). Sarà questo il punto di partenza dell’incontro intitolato “La poesia della montagna – in cammino con Antonia Pozzi”, un dialogo moderato dal curatore Armando Besio, con letture di Marco Signorile. Milano, la montagna e la scrittura sono le cose che accomunano i due. In questo testo Cognetti racconta la storia di una ragazza dalle lunghe gambe nervose: nata in una famiglia borghese che l’ha imprigionata nel conformismo ma le ha dato la possibilità di fare esperienze precluse ad altre donne, come studiare all’università, viaggiare in tutta Europa, andare in montagna e scalare, Antonia Pozzi ha esplorato il mondo, ha esplorato sé stessa attraverso la fotografia e la poesia. Le cime sono sempre state per lei maestre e rifugio. Paolo Cognetti la racconta attraverso foto, diari, lettere e poesie, e mescola le proprie parole alle sue: la restituisce in un ritratto nitido e delicato, come un omaggio a un’artista che, senza saperlo e senza volerlo, ha scritto un capitolo della storia del secolo scorso.

Antonia Pozzi è nata a Milano nel 1912. È stata poetessa, fotografa e alpinista. Ha frequentato la facoltà di Lettere e si è laureata in estetica con Antonio Banfi, ha girato l’Europa ma ha amato soprattutto Pasturo, ai piedi della Grigna, dove suo padre aveva comprato una casa. È lì che ha messo la prima volta le mani sulle rocce, è lì che ha scritto molti dei suoi versi, è lì che ha trascorso il tempo straordinario delle sue poche estati. Ha amato molto anche le Dolomiti e il Cervino, la musica classica, la lingua tedesca, i bambini. Ha messo fine alla sua vita nel dicembre del 1938, in un fosso a Chiaravalle, nella periferia sud di Milano. I suoi testi sono stati pubblicati postumi, e solo allora è stata riconosciuta tra i grandi poeti italiani del Novecento.



Paolo Cognetti è nato a Milano nel 1978. Ha cominciato a scrivere giovanissimo, nel frattempo ha provato a fare molte altre cose: il matematico, il documentarista, il cuoco in un ristorante di montagna. A ventisei anni, l’età a cui Antonia Pozzi moriva, ha esordito con la sua prima raccolta di racconti, Manuale per ragazze di successo (minimum fax, 2004). Tra gli altri libri ricordiamo Sofia si veste sempre di nero (minimum fax, 2012); Il ragazzo selvatico (Terre di Mezzo 2013); Le otto montagne (Einaudi, 2016) con il quale ha vinto il Premio Strega ed è stato tradotto in tutto il mondo; Senza mai arrivare in cima (Einaudi, 2018), La felicità del lupo (Einaudi, 2022). La sua montagna è la Valle d’Aosta, in particolare le valli del Monte Rosa, dove ha aperto un rifugio.

Gli incontri sono a ingresso gratuito. Per info: www.archivivitali.org.

La rassegna
“Il bello dell’Orrido” è una rassegna culturale a cura di Armando Besio, nata nel 2019, sulla suggestione data dalla gola profonda - scavata dal fiume Pioverna – che rappresenta a Bellano un’attrazione naturale: l’Orrido è circondato dall’alone di mistero delle rocce ripide e dalla bellezza naturale e selvaggia del luogo, vera “calamita” per il visitatore di ieri e di oggi. Allo stesso modo, scrittori e artisti da sempre sono stati affascinati dalle acque tumultuose del fiume che nel corso dei secoli hanno modellato gigantesche marmitte e suggestive spelonche, complice il cupo rimbombo delle acque e dalle vertiginose pareti di roccia. Il paesaggio naturale di Bellano ben si lega dunque al concetto artistico di “sublime”.

Il curatore: Armando Besio
Genovese di nascita, giornalista, si è laureato in Storia dell’Arte con il professor Corrado Maltese presso l’Università di Genova, è stato cronista del Secolo XIX, inviato speciale del Lavoro, caposervizio del Venerdì di Repubblica e delle pagine culturali milanesi di Repubblica. Collabora con Il Venerdì di Repubblica, la Milanesiana di Elisabetta Sgarbi, e il Circolo dei Lettori di Milano diretto da Laura Lepri. Ha ideato e dirige da 15 anni il festival “ZelbioCult - incontri d'autore su quell'altro ramo del lago di Como”.

La rassegna è promossa dal Comune di Bellano e dall’Associazione ArchiViVitali con Manzoni22, grazie al sostegno di Orrido di Bellano e Torneria Automatica Alfredo Colombo.

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