Colico: in manette per detenzione di droga, si difende dalle accuse. 'Solo uso personale'

''Non ho mai spacciato''. Si è difeso così questa mattina in tribunale a Lecco, Massimiliano F., il colichese di 50 anni accusato di detenzione di un'ingente quantità di sostanze stupefacenti, destinata (secondo la Procura) alla cessione a terzi.
Sottopostosi ad esame al cospetto del giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore, l'imputato ha ammesso di fare uso di marijuana e hashish a scopo terapeutico ''per tenere sotto controllo i dolori alla schiena''.
L'uomo infatti, ha spiegato - rispondendo alle domande del suo difensore, l'avvocato Tiziana Bettega - di essere in cura da anni in un centro di Brescia, ma di aver scoperto che il principio del Thc, lo aiutava a rilassarsi e a riposare. Da lì l'avvio nel consumo di droga leggera, la stessa che è stata rinvenuta nella sua abitazione nell'aprile di quest'anno, quando ai suoi polsi sono scattate le manette. In azione erano entrati i carabinieri del Nucleo Investigativo di Sondrio, impegnati in una più vasta indagine volta al contrasto dello spaccio tra la Bassa Valtellina e l'Alto Lago.
Sarebbe stata una fonte confidenziale a rivelare ai militari di un presunto scambio di stupefacente organizzato per la sera del 21 aprile nei pressi della sede della Croce Rossa di Colico. Da qui il servizio di osservazione che ha portato al fermo dell'odierno imputato e di un soggetto magrebino, poi denunciato in stato di libertà all'esito delle perquisizioni estese alle loro abitazioni. A casa di Massimiliano F., oltre a contante, erano stati trovati 600 grammi circa di hashish e 400 grammi di marijuana, ripartita in panetti da 100 e 60 grammi, poi sottoposti ad accertamenti specifici per attestarne la ''capacità drogante''.
Nel lungo esame odierno fra l'altro, il 50enne ha anche ammesso di aver intuito di essere intercettato o comunque tenuto d'occhio dagli inquirenti. Nel febbraio 2022, dopo essere stato tamponato mentre viaggiava a bordo della propria vettura con la famiglia, si era recato in una officina convenzionata del paese. E qui, il carrozziere, smontando i pezzi dell’auto, aveva trovato dietro il paraurti una sorta di gps, poi consegnato al proprietario (l'imputato appunto).
Insomma, Massimiliano F. immaginava di essere sotto indagine. Perché quindi, concedersi conversazioni telefoniche per gestire il presunto ''mercato'' di sostanze stupefacenti?
A fornire una risposta è stato questa mattina lo stesso imputato: il telefono cellulare e i pacchetti di sigarette di cui si parla in più di una conversazione telefonica con un amico, non sarebbero nient'altro che quello. Le accuse della consorte - che in più di un dialogo intercettato lo avrebbe additato quale spacciatore - sarebbero a detta del 50enne una reazione alla sua scelta di chiedere la separazione e di non lavorare più nella stessa attività, un pubblico esercizio con sede in provincia di Sondrio.
La partita di droga al centro dell'indagine (del valore di 4mila euro), il colichese l'avrebbe acquistata utilizzando i soldi ereditati l’anno prima da una zia defunta, ben 50mila euro - oltre ad un immobile e ad alcuni terreni - di cui nel frattempo non è rimasto più nulla poichè utilizzati per pagare anche una serie di spese familiari.
Ed i 640 euro in contanti sequestrati dalle forze dell'ordine all'esito della perquisizione domiciliare? A detta dell'imputato erano i soldi dell'affitto che l'inquilino del fratello gli aveva lasciato poche decine di minuti prima dell'arresto, dopo aver usufruito dell'appartamento durante il periodo estivo. Una circostanza confermata dal congiunto del 50enne nella deposizione resa oggi in aula.
Conclusa dunque l'istruttoria, il giudice Salvatore ha aggiornato l'udienza al 14 dicembre prossimo per la discussione e la sentenza.
G.C.
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