In viaggio a tempo indeterminato/258: eccoci tutti al mare

"Il mare d'inverno è un concetto che nessuno mai considera..."
Diceva una canzone.
Evidentemente non si riferiva all'India.
Siamo stati al mare, anche se della presenza dell'acqua ci siamo accorti solo dopo mezz'ora che eravamo lì.
A Mandvi, una cittadina in Gujarat sulla costa ovest dell'India, andare in spiaggia è una delle attrazioni principali.
E così siamo saliti su un tuk tuk diretti verso il Mar Arabico.
Mentre sfrecciavamo tra le strade strette, le mucche e i banchetti di venditori, mi pregustavo un bel pomeriggio seduti sulla sabbia ad ascoltare il suono delle onde.
Qualche ora di tranquillità, per staccare dalla frenesia della pazza India.
La salsedine sulla pelle. Il sole che ti arrossa il viso. Correre verso il mare e tuffarsi, affidando finalmente a lui tutti i pensieri pesanti degli ultimi mesi.
Quasi mi sembrava di sentirmi più rilassata e leggera.
Avevo fatto male i calcoli e mi è bastato scendere dal tuk tuk per rendermene conto.
Su quella spiaggia c'era tutto.
Tutto il pensabile e l'impensabile.
Tutto l'utile e l'inutile.
Tutto. E con tutto intendo davvero qualunque cosa uno possa mettere su una spiaggia.

C'era la sezione "mezzi di trasporto" con dromedari, cavalli e quad per sfrecciare sulla sabbia dorata.
Poi la sezione "sport acquatici" con gommoni a forma di banana, gigantesche ruote gonfiabili in cui sentirsi criceti di mare, attrezzature per fare snorkeling, motoscafi di varie dimensioni e gommoni.
Poi l'immancabile sezione cibo. Niente pizzette e focaccine purtroppo per noi, ma venditori di tè, di cocco, di snack piccanti, di bibite gassate.
Poi la sezione "giorno da ricordare" che comprendeva fotografi attrezzatissimi con tanto di luci, ombrellini neri, fumogeni colorati e droni, pronti ad immortalare romantiche coppie indiane che no, non sorridevano nonostante tutto quell'ambaradan.
Poi la mia preferita, la sezione "mucche".
Perché se c'è una certezza in India sono loro, le onnipresenti ruminanti che scorrazzano libere e indisturbate ovunque.
Mi sono sempre chiesta a che cosa pensino mentre camminano lente lente in mezzo a quel caos umano.
"Son tutti pazzi questi bipedi" oppure " va che carini i motorini sulla sabbia"?
Io, vista la loro flemma e la loro pacatezza, propenderei per la seconda.

 

Nessuno, infatti, sembra essere stupito da quel marasma colorato che popola la spiaggia.
Non sono stupite le famigliole che ridono felici mentre i loro vestiti colorati si inzuppano di acqua salata.
Non sono stupiti i venditori che ci si avvicinano proponendoci mirabolanti avventure.
Non sono stupiti nemmeno i dromedari che, poverini, devono sognare ogni giorno la libertà nel deserto.
Nessuno è stupito, tranne noi.
Noi che con gli occhi sbarrati cerchiamo di dare "un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l'ha" (giusto per citare un'altra canzone decisamente più in linea).

"Perché? Perchéééééé?" ci troviamo ad urlare all'unisono io e Paolo improvvisamente.
E poi scoppiamo a ridere, a ridere di gusto.
Perché la realtà è che tutta quella situazione così surreale, così kitsch, è infinitamente divertente.
Folle ma allo stesso tempo perfettamente in linea con il Paese in cui ci troviamo.
Quelli a vederla strana siamo noi, cresciuti su una spiaggia dove una rete da beach volley sembra già un divertimento sfrenato.
Dove si mangiano focacce e non samosa.
Dove al massimo prendi un pedalò con lo scivolo, se vuoi allontanarti qualche metro dal caos di ferragosto.
Questa spiaggia indiana, invece, ci sconvolge e ci stupisce ma a pensarci bene è perfettamente sensata.
La quotidianità in una città in India stimola i sensi in modo estremo.
I rumori sono più intensi.
Gli odori sono più pungenti.
Le immagini sono più vivide.
I sapori più forti.
Succede tutto, sempre, costantemente.
Nello stesso istante sembra di vivere più film.
Il gusto, l'olfatto, l'udito e la vista sono sotto shock.
E tutto ciò crea una sorta di strana dipendenza che ti porta a guardarti costantemente attorno, a scrutare i dettagli, a voler assaggiare tutto.
Poi piano piano subentra l'assuefazione e quasi non fai più caso a quella miriade di stimoli.
Finché non spariscono e allora ti sembra manchi qualcosa.
Li cerchi ovunque, anche su una spiaggia.
Ed ecco spiegati i dromedari, i quad, i motoscafi... Sono il modo degli indiani per rilassarsi. Una versione soft della loro quotidianità, con un bellissimo tramonto rosa sullo sfondo.

Angela (e Paolo)
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