Lecco: è accusato di aver 'ostacolato' il treno, ma era in Francia

È finito a processo con l'accusa di interruzione di pubblico servizio per aver rallentato la partenza di un treno dalla stazione di Lecco... ma lui su quel treno (un “Besanino”) il 14 marzo del 2021 non ci sarebbe mai salito. Anzi non sarebbe stato nemmeno in Italia, come ha confermato quest'oggi il diretto interessato nel corso del proprio esame.
L.D., 32enne ivoriano era finito nei guai insieme a B.O, un nigeriano di quattro anni più giovane, perché - secondo la ricostruzione dei fatti della Procura della Repubblica di Lecco – insieme ad altri soggetti avrebbe cercato di salire sul mezzo senza pagare il biglietto bloccando una delle porte d'accesso con una bicicletta. Fermato dal capotreno, il gruppo avrebbe dato via ad un'accesa discussione, facendo così accumulare ritardo al convoglio.
Le indagini in merito all'identificazione dei soggetti responsabili dell'accaduto erano quindi state affidate alle Polfer, che, grazie ai sistemi di videosorveglianza sarebbe riuscita a risalire ad almeno due dei presunti coinvolti.
Condizionale che pare d'obbligo soprattutto al termine del racconto reso nell'udienza odierna da L.D. al giudice Bianca Maria Bianchi del Tribunale di Lecco: “Non ero nemmeno in Italia quel giorno: ero in Francia da mio fratello”. L'avvocato difensore Francesca Allegra del foro di Lecco ha così proceduto a produrre al giudice i biglietti degli autobus con cui il proprio assistito sarebbe partito da Milano alla volta di Parigi ad ottobre 2020, per poi farvi ritorno solo a maggio dell'anno successivo. Ad avvallare la tesi difensiva sono stati chiamati a testimoniare due coniugi di Calolziocorte che ormai dal 2019 ospitano il 32enne nella loro casa.
Dichiarata chiusa l'istruttoria dibattimentale il Vpo Caterina Scarselli ha quindi formulato una richiesta di assoluzione per entrambi gli imputati “perché il fatto non sussiste”, in quanto anche dai filmati estrapolati del circuito di videosorveglianza si noterebbe come il Besanino è partito con soli 5 minuti di ritardo (un lasso di tempo che non giustificherebbe una configurazione penale del fatto). Ferma restando la richiesta di assoluzione per non aver commesso il fatto avanzata nei confronti di L.D., cui si è associata l'avvocato Francesca Allegra.
Anche l'avvocato Stefano Regazzoni, in difesa del 28enne B.O., ha condiviso le conclusioni della pubblica accusa. Con un rinvio per repliche il giudice Bianchi si è riservata di decidere in merito alla vicenda il prossimo 25 novembre.
F.F.
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