Missile sulla Polonia: a pensar male...
Visti i contesti di guerra (in Ucraina ma non solo) occorre, come non mai tenere vivo il buon senso e la capacità di discernimento.
Soprattutto rispetto a notizie più o meno fondate che i grandi media ci propinano a getto continuo.
Quindi anche per questo assai preoccupante missile caduto oltre il confine polacco è più che doveroso usare il condizionale. A maggior ragione per le gravissime conseguenze che ne potrebbero derivare.
Ma sarei disonesto se negassi ciò che istintivamente mi era balenato in mente ieri sera dietro la più classica delle domande da porsi anche in questi casi : A chi giova tutto ciò?
A chi giova, mi chiedevo, proprio in questo momento in cui si comincia fortunatamente ad intravvedere perlomeno uno spiraglio per un "cessate il fuoco"?
È ragionevole pensare che i Russi abbiano ora interesse a scatenare un conflitto planetario mettendosi contro l'intero mondo occidentale? Certo potrebbe essere che alcuni loro "falchi" vogliano forzare la mano a Putin ma allora perché tutto ciò non potrebbe valere anche per i corrispondenti "falchi" ucraini?
E perché, mi ero chiesto, questa altrettanto ragionevole ipotesi viene bandita a priori dai vari esperti e opinionisti? Forse perché scomoda alle tesi del mainstream? E forse perché si verrebbe etichettati come filoputiniani, come del resto già strumentalmente avvenuto in casi simili?
Se così fosse, già questo sarebbe un assai preoccupante indicatore del conformismo ancillare mediatico che contorna i gravissimi fatti prodotti dalla pur ingiustificabile invasione russa dell'Ucraina.
Per fortuna, contrariamente a certe perlomeno incaute - per non dire peggio - e purtroppo sempre tambureggianti esternazioni di alcuni politici nostrani, il contesto dei grandi attori planetari (a partire dagli Usa) ha tenuto un atteggiamento prudente rispetto alle presunte responsabilità.
Infatti già stamattina fonti autorevoli anche americane confermerebbero la fabbricazione russa del missile che però risulterebbe in dotazione alle forze ucraine: già questa "distinzione" sarebbe una contraddizione assoluta che la dice lunga sull'ipocrisia strutturale del commercio delle armi.
Tutto ciò dovrebbe spingere tutti ad un ragionevole ripensamento sul continuare ad alimentare, più o meno direttamente, un conflitto che sempre più presenta rischi di occasionali "incidenti" (le virgolette qui sono d'obbligo) e a perseguire una non più procrastinabile strada negoziale.
Una strada negoziale indicata, da sempre, da un vasto mondo pacifista, a cui anch'io appartengo, come l'unica veramente risolutiva, anche per essere coerenti con la nostra preziosissima Costituzione.
A mio parere è pur giusto ammettere come perlomeno parzialmente fondata l' argomentazione di chi sostiene che è stata soprattutto la resistenza armata degli Ucraini che ha reso possibile l'attuale situazione di possibile trattativa, peraltro su posizioni meno sbilanciate, ma altrettanto coerentemente occorrerebbe ammettere che esistono perlomeno 200.000 insanguinate ragioni (100.000 morti su entrambi i fronti) per sostenere che si potevano realmente perseguire sin da subito, ed addirittura in tempi precedenti, altre strade non cruente.
E 200.000 insanguinate ragioni per perlomeno non rimandare più l'avvio di un realistico dialogo che contribuisca anche a sopire un eccesso di nazionalismi spesso strumentalmente enfatizzati, come anche connessi variegati e compositi interessi.
Soprattutto rispetto a notizie più o meno fondate che i grandi media ci propinano a getto continuo.
Quindi anche per questo assai preoccupante missile caduto oltre il confine polacco è più che doveroso usare il condizionale. A maggior ragione per le gravissime conseguenze che ne potrebbero derivare.
Ma sarei disonesto se negassi ciò che istintivamente mi era balenato in mente ieri sera dietro la più classica delle domande da porsi anche in questi casi : A chi giova tutto ciò?
A chi giova, mi chiedevo, proprio in questo momento in cui si comincia fortunatamente ad intravvedere perlomeno uno spiraglio per un "cessate il fuoco"?
È ragionevole pensare che i Russi abbiano ora interesse a scatenare un conflitto planetario mettendosi contro l'intero mondo occidentale? Certo potrebbe essere che alcuni loro "falchi" vogliano forzare la mano a Putin ma allora perché tutto ciò non potrebbe valere anche per i corrispondenti "falchi" ucraini?
E perché, mi ero chiesto, questa altrettanto ragionevole ipotesi viene bandita a priori dai vari esperti e opinionisti? Forse perché scomoda alle tesi del mainstream? E forse perché si verrebbe etichettati come filoputiniani, come del resto già strumentalmente avvenuto in casi simili?
Se così fosse, già questo sarebbe un assai preoccupante indicatore del conformismo ancillare mediatico che contorna i gravissimi fatti prodotti dalla pur ingiustificabile invasione russa dell'Ucraina.
Per fortuna, contrariamente a certe perlomeno incaute - per non dire peggio - e purtroppo sempre tambureggianti esternazioni di alcuni politici nostrani, il contesto dei grandi attori planetari (a partire dagli Usa) ha tenuto un atteggiamento prudente rispetto alle presunte responsabilità.
Infatti già stamattina fonti autorevoli anche americane confermerebbero la fabbricazione russa del missile che però risulterebbe in dotazione alle forze ucraine: già questa "distinzione" sarebbe una contraddizione assoluta che la dice lunga sull'ipocrisia strutturale del commercio delle armi.
Tutto ciò dovrebbe spingere tutti ad un ragionevole ripensamento sul continuare ad alimentare, più o meno direttamente, un conflitto che sempre più presenta rischi di occasionali "incidenti" (le virgolette qui sono d'obbligo) e a perseguire una non più procrastinabile strada negoziale.
Una strada negoziale indicata, da sempre, da un vasto mondo pacifista, a cui anch'io appartengo, come l'unica veramente risolutiva, anche per essere coerenti con la nostra preziosissima Costituzione.
A mio parere è pur giusto ammettere come perlomeno parzialmente fondata l' argomentazione di chi sostiene che è stata soprattutto la resistenza armata degli Ucraini che ha reso possibile l'attuale situazione di possibile trattativa, peraltro su posizioni meno sbilanciate, ma altrettanto coerentemente occorrerebbe ammettere che esistono perlomeno 200.000 insanguinate ragioni (100.000 morti su entrambi i fronti) per sostenere che si potevano realmente perseguire sin da subito, ed addirittura in tempi precedenti, altre strade non cruente.
E 200.000 insanguinate ragioni per perlomeno non rimandare più l'avvio di un realistico dialogo che contribuisca anche a sopire un eccesso di nazionalismi spesso strumentalmente enfatizzati, come anche connessi variegati e compositi interessi.
Germano Bosisio