Cava Unicalce: pronta la convenzione per l'escavazione dei prossimi dieci anni

Era settembre 2020, nei giorni della campagna elettorale per la scelta del sindaco e del consiglio comunale, quando in una partecipata assemblea al Libero pensiero si era tornati a parlare delle cave con il nascente comitato “Salviamo il Magnodeno”. Unicalce Spa avveva avviato una procedura presso la Provincia di Lecco per chiedere l’ampliamento del fronte di cava nel sito di Vaiolo Alta per 2.813.000 metri cubi da sviluppare in due diverse fasi progettuali, entrambe di durante quinquennale. Cittadini e attivisti avevano allora sottolineato i problemi legati al fragile sistema idrico della montagna, alla presenza dei forni di Arcione e alle preoccupazione per il monitoraggio di queste attività. Man mano che avanzava l’iter tecnico in Provincia si era alimentata anche la mobilitazione dei lecchesi che aveva portato ad una raccolta di oltre 30mila firme contro l’autorizzazione all’allargamento del fronte di cava che era stata infine concessa nel maggio 2021. Da allora la palla è tornata al Comune di Lecco che aveva il compito di sottoscrivere con l’azienda una convenzione di esercizio estrattivo preliminare all’avvio di questo - teoricamente - ultimo decennio di escavazione della Vaiolo Alta fino al 2032. Nel presentare la convenzione alla commissione quinta di giovedì sera, l’assessore Renata Zuffi ha voluto ricordare la nuova legge regionale in materia di cave che ha introdotto alcuni temi legati all’economia circolare dei materiali e dato importanza al recupero e della riqualificazione ambientale sia in termini di ripristini sia in termini compensativi, che ha istituito la consulta cave e previsto un ruolo per la Regioni di programmazione e messa a sistemi dei controlli, oltre che una maggior attenzione per il monitoraggio e la qualità del ripristino.

Nella nuova convenzione il Comune si sarebbe concentrato sugli aspetti di propria competenza, ripristino ambientale e controllo del sistema idrico, portando avanti un lavoro condiviso con il territorio e con i soggetti interessati al tema delle cave attraverso i quattro incontri del tavolo della sostenibilità svolti tra maggio 2021 e novembre 2022. "È stato faticoso ma importante perché abbiamo raccolto tutte le istanze e molte di quelle istanze si ritrovano nella convezione. Ad esempio il tema del sistema idrico minore e quello dell’abbandono del Tuff, sono stati messi a sistema e ciascuno si è preso carico del proprio pezzo” ha spiegato l’assessore all’Ambiente. Dialogo portato avanti anche con Unicalce, con la quale ci sarebbe stata una “condivisione di intenti e sguardo di insieme, ridisegnando le reciproche competenze”. “Il tema del monitoraggio è uno dei più sentiti da entrambe le parti - ha aggiunto Zuffi - e oltre al monitoraggio si chiede all’azienda di farsi carico della manutenzione straordinaria e ordinaria del sistema idrico minore, soprattuto rispetto al sistema di vasche legato al Tuff che fa il paio con il lavoro fatto dall’amministrazione sui suoi fiumi. Anche rispetto alle opere di liberalità si è superata la dimensione di 'ti restituisco quanto cavo’: arriveremo a un investimento pari a 100mila euro, di poco inferiore ai 120mila della precedente convenzione pur avendo quasi dimezzato il materiale cavato, questo per riuscire a raggiungere l’obiettivo di cambiare la finalità dell’area quando sarà restituita”.


È stata l’ingegner Chiara Brebbia del Comune di Lecco a scendere nel tecnico e illustrare gli articoli più importanti della convenzione. Innanzitutto il recupero ambientale: “La convenzione avrà una durata di dieci anni più due per permettere il recupero ambientale che prevede l’estensione a tutta l’area di cava e consiste nel rimodellamento morfologico del fronte estrattivo esaurito in modo da interromperne la regolarità, la ristesura della coltre detritica asportata, il rinverdimento con piantumazione di alberi, arbusti ed erba”.
Quello che la funzionaria ha definito “il più importante obiettivo raggiunto” riguarda lo studio idraulico sul torrente Tuff “che serve per implementare la conoscenza sull’idrografia superficiale e sotterranea”, oltre che la manutenzione e lo svuotamento almeno annuale della vasca di trattenuta del torrente Tuff a Maggianico alta in capo all’azienda: “La mancata manutenzione di questa vasca ha portato problemi a valle con allagamenti che hanno interessato anche le abitazioni. Dal 2014 - continua Brebbia - nessuno ha fatto la manutenzione per mancanza di comunicazione tra enti, doveva farla il Comune ma nessuno glielo aveva detto. Adesso la questione è stata sistemata e posta in carico a Unicalce che se ne era occupata fino a prima del 2014. Allo stesso modo abbiamo chiesto che venissero rimosse le opere in disuso e ripristinati i luoghi”.
Sarà poi realizzata una vasca di laminazione del torrente Tuff e di sedimentazione che dovrebbe contenere il fenomeno di intorpidimento delle acque. Sono stati poi mantenuti in capo a Unicalce altre competenze e oneri che erano in carico nella precedente convenzione: la pulizia della fognatura nel tratto di via alle Fornaci, la manutenzione e la pulizia dell’alveo intubato del Valletto Olasca e la manutenzione di tutta la rete idrica del comparto.
Le erogazioni liberali del valore di 100mila euro serviranno a finanziare lo studio idraulico e il rilievo del Tuff, quotato in 50/60mila euro, che dovrà arrivare entro un anno dalla autorizzazione provinciale che seguirà la convenzione. Mentre nel biennio 2024-2025 la somma restante andrà versata al Comune per valorizzazione della direttrice Neguggio-Somasca. Il valore della fideiussione sarà stabilito dalla Provincia e sarà svincolato solo a seguito del consolidamento di almeno il 90% della vegetazione prevista dal ripristino. La nuova legge regionale non prevede più l’impegno alla cessione ma la condizione è stata messa qualora il Comune volesse acquisire i mappali, anche se l’azienda ha chiarito che lo stabilimento continuerà a essere attivo.

Soddisfatto della convenzione Alessio Dossi (Ambientalmente): “Abbiamo fatto un grande salto in avanti, cavare resta sempre una ferita ma ci permette di mettere paletti chiari e di immaginare un futuro urbanistico e un recupero verde dell’area poi cedibile al Comune”. Stefano Parolari (Lega) ha suggerito di porre attenzione ai “rischi associati”, mentre Alberto Anghileri (Sinistra cambia Lecco) ha sottolineato l’esigenza di porre in essere un vero potere di controllo. Corrado Valsecchi di Appello per Lecco ha ricordato che “il soggetto di cui stiamo discutendo è sempre stato ottemperante e nella parte a monte già si vedono i connotati di un parziale ripristino accettabile, da basso invece no. Serve un carattere omogeneo e che tutti rispettino le regole del gioco. Non preoccupiamoci della Unicalce ma per chi vive nelle parti alte dei quartieri di Maggianico e Chiuso dove la manutenzione non esiste. Il problema di quella montagna non finisce con Unicalce, dobbiamo verificare alte aree della montagna”. Chiusura ambigua del dem Antonio Pattarini che ha sottolineato l’importanza di “avere sul territorio un’azienda di quel livello che produce un bene prezioso come la calce. Nel 2032 vedremo se la Regione dirà  che la chiudiamo o no, non saremo noi a stabilirlo”.
M.V.
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