Lecco: dagli aneddoti su Ceppi e Rigamonti ai racconti delle 'bandiere', una serata bluceleste per i cento anni dello stadio

1.777 partite disputate (di cui 1.634 nei vari campionati italiani, dalla Serie A all'Eccellenza regionale), con 949 vittorie e 295 sconfitte, 2.788 reti segnate e 1.455 subite. Sono i principali numeri che raccontano lo Stadio "Rigamonti-Ceppi", casa della Calcio Lecco 1912 da 100 anni esatti che nella serata di ieri, giovedì 17 novembre, è stato protagonista di un intenso appuntamento organizzato dal Comune, in collaborazione con il Panathlon Club, l'Associazione Blucelesti 1977 e la stessa società sportiva del patron Paolo Leonardo Di Nunno per celebrare l'importante ricorrenza del "secolo" con ricordi, aneddoti e racconti di chi quell'impianto lo ha vissuto davvero, per più o meno tempo, contribuendo a farlo diventare la cornice di imprese indimenticabili come la promozione in Serie A.

Carlo Rizza con il sindaco Mauro Gattinoni

 

Tra il pubblico presente all'Auditorium "Sorelle Villa" di Spazio Teatro Invito anche l'attuale allenatore Luciano Foschi insieme al suo vice Andrea Malgrati (entrambi ex giocatori blucelesti), i difensori Matteo Battistini e Vedran Celjak, nonché il presidente onorario Angelo Battazza e il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni. A ripercorrere la storia testimonianze e immagini d'archivio, quelle con cui già lo scorso luglio era stata allestita "Una mostra da urlo" presso la Biblioteca Civica "Uberto Pozzoli", prima iniziativa celebrativa a cui ha fatto seguito, il 15 ottobre, la posa di una targa commemorativa all'esterno della struttura di via don Pozzi. Il campo di via Cantarelli, infatti, fu inaugurato proprio in quel giorno del 1922, grazie a un terreno circondato da enormi prati che i Ceppi acconsentirono a utilizzare allo scopo.

Marco Cariboni

Gianni Menicatti

"La nostra era una famiglia numerosa, con otto fratelli" ha ricordato in apertura Carlo Rizza, nipote del "presidentissimo" Mario Ceppi che tuttora dà il nome allo stadio, insieme a quel Mario Rigamonti morto con il Grande Torino nella tragedia aerea di Superga del 1949. "Mio nonno Eugenio, il capostipite, aveva lasciato Milano per venire a Lecco come direttore della Fiocchi: una volta qui si iscrisse alla Canottieri e rimase coinvolto nel mondo del pallone; nel 1922, quando fu inaugurato l'impianto, c'era lui alla guida della società calcistica".

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Società che, come ha ricordato Marco Cariboni, ha mosso i suoi primi passi nel 1912 proprio in seno alla Canottieri, il cui primo presidente Cima, insieme all'amico Badoni, decise di contrassegnarla con i colori blucelesti in un probabile richiamo al cielo e al lago. "Il primo vero campionato fu disputato solo nel 1914" ha precisato l'attuale "numero uno" del sodalizio con sede in via Nullo, citando poi alcuni aneddoti come quello legato all'arrivo a Lecco nel 1960 del talentuosissimo attaccante brasiliano Sergio Clerici, che si presentò in aeroporto alla vigilia di Natale in abiti... estivi.

Antonello Longoni

"Lo zio Mario era molto superstizioso: indossava sempre gli stessi vestiti, un cappotto di cammello e un borsalino, anche a maggio, a costo di sudare" ha poi aggiunto Carlino Rizza nel suo flusso di ricordi. "Prima delle partite faceva un solitario con le carte, e barava pur di vincere, convinto che portasse bene alla squadra. E poi quell'incontro con Papa Paolo VI, Montini, a cui consegnò alcune magliette e un pallone, appoggiandoglieli direttamente sulle gambe: lui era perplesso, non sapeva che cosa farsene... (ride, ndr.)".

Osvaldo Jaconi

Piero Volpi

La parola è poi passata a Gianni Menicatti, tra i curatori della mostra allestita la scorsa estate in biblioteca, che ha ripercorso le tappe principali dello stadio: teatro della prima partita ufficiale il 17 dicembre 1922, fu "aggiustato" tra il 1935 e il 1936 con una nuova tribuna coperta, mentre il 2 giugno 1950 fu intitolato a Mario Rigamonti (a cui nel 1993 si aggiunse il nome dell'altro Mario, Ceppi); ampliato su progetto dell'ingegner Meschi dopo un lungo dibattito cittadino, negli anni '60 e dunque ai tempi della Serie A arrivò ad accogliere fino a 22.000 persone, diventando una cornice straordinaria, pullulante di adrenalina e passione, tanto per i giocatori quanto per i tifosi stessi.

Gabriele "Lele" Ratti

Matteo Battistini e Vedran Celjak

"Era incredibile, posso confermarlo", è stato il commento di Antonello Longoni, figlio di quel "Ciccio" che nella primavera del 1972, da allenatore, trascinò la Calcio Lecco all'ultima promozione in cadetteria. Il giorno dei festeggiamenti per lo storico traguardo lui era lì, sugli spalti. "Era un vero e proprio stadio all'inglese, e in quanto tale capace di coinvolgere realmente tutti i presenti, come è giusto che sia" gli ha poi fatto eco in video-collegamento Osvaldo Jaconi, tra i protagonisti dell'esperienza bluceleste nel massimo campionato italiano, dove risultò il più giovane esordiente. "Eravamo un gruppo di amici veri, per me il Lecco è stato una scuola di vita" ha aggiunto, ricordando come, da compagno di squadra, Ciccio Longoni divenne in seguito, un po' inaspettatamente, suo allenatore.

Lorenzo Marconi

Mauro Borghetti

E poi, nella storia del "Rigamonti-Ceppi", la conquista della Coppa Italia di Serie C e della Anglo-Italiana nel 1977 (quest'ultima misteriosamente scomparsa e tuttora introvabile), raccontate da due grandi ex come Piero Volpi - ora ortopedico, attuale responsabile dell'area medica dell'Inter - e Gabriele "Lele" Ratti. Parlando di leggende blucelesti, non poteva mancare la testimonianza di una "bandiera" come Lorenzo Marconi, recordman assoluto di presenze (457): "Era proprio divertente giocare in casa. Per noi, del resto, il calcio era un modo per stare insieme, emozionarci. Personalmente, conoscendo i miei limiti, non avevo ambizioni particolari, e adesso conservo ricordi indelebili di quegli anni. Guardo sempre il risultato del Lecco, che seguo con piacere tanto più quando sono coinvolti amici come Luciano Foschi".

Luciano Foschi

A questo proposito, a Teatro Invito è stato poi dato spazio all'attuale mister e a Mauro Borghetti (150 partite in bluceleste), entrambi membri di quella "compagnia del giovedì" di cui faceva parte lo stesso Marconi che amava ritrovarsi proprio per chiacchierare di calcio, spesso anche per riderci sopra. "Adesso è tutto diverso, ma non per questo migliore o peggiore" ha sostenuto il tecnico del Lecco, spiegando come, secondo la sua esperienza, per i giovani atleti di oggi sia più difficile rimanere concentrati sul campo con i tanti stimoli provenienti dall'esterno, a partire da quelli tecnologici. "Sono molto felice di essere qui, si lavora bene. I ragazzi danno tutto in allenamento, poi c'è Andrea (Malgrati, in panchina dal luglio 2021 dopo tre anni da difensore a Lecco, in parte con la fascia da capitano al braccio) che mi dà una grande mano. Adesso speriamo di poter onorare al meglio il nostro stadio sabato, nel match contro il Piacenza, dopo l'ultima sconfitta con il Trento".

Andrea Malgrati

Angelo Battazza

Davide Ferrari (Associazione Blucelesti 1977), Roberto Nigriello
(presidente del Consiglio Comunale e tifoso bluceleste), Andrea Mauri (Panathlon Club)

Un auspicio, questo, condiviso anche dai "pilastri" della retroguardia Matteo Battistini e Vedran Celjak, intervenuti sul palco per un breve saluto. Nel finale, dopo aver citato anche la "storica" diretta Rai del 24 settembre 1972 con Bruno Pizzul per la sfida contro il Bari, i moderatori Marco Corti e Oscar Malugani hanno lasciato spazio anche a Monica Coti Zelati in rappresentanza del gruppo di volontari di "Lezioni sul campo", che ha ricordato come nel 2018 al "Rigamonti-Ceppi" siano stati svolti importanti lavori con l'aiuto, relativamente alla riqualificazione degli spalti, di alcuni migranti ospiti in città, a testimonianza di come lo stadio possa essere visto anche come "simbolo di una Lecco migliore, capace di accogliere e di aprirsi agli altri". Un concetto, questo, suggerito in apertura di serata anche dal sindaco Mauro Gattinoni, che ha sottolineato come l'impianto possa raccontare una ricca storia capace di andare ben oltre il calcio. Avanti così, dunque. Per altri 100 anni.
Benedetta Panzeri
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