Lecco: l'osso in piazza XX Settembre incuriosisce anche Striscia La Notizia, il servizio

Striscia La Notizia a Lecco. Il celeberrimo programma satirico di Canale 5 ha fatto tappa in città con la sua inviata Chiara Squaglia per un servizio andato in onda nella serata di ieri, nell'ambito della rubrica "Enigmarte". La missione? Svelare il significato della strana opera in ferro visibile in piazza XX Settembre, quel femore "ingabbiato" - alto 3.5 metri per un peso di 400 chili - che, come si legge nella breve didascalia posta alla base, "è la rappresentazione dell'apparato dell'ortopedico russo Gavriil Abramovič Ilizarov: un fissatore esterno chirurgico di distrazione osteogenetica che può essere utilizzato per allungare o modificare la forma delle ossa degli arti superiori e inferiori".


Chiara Squaglia in due frame del servizio



Realizzata dall'artista albanese Jetmir Pjeternikaj, effettivamente l'installazione continua ad attirare l'attenzione di cittadini e visitatori, per i quali a prima vista risulta difficile attribuirgli un senso. "Sarà un osso di dinosauro, o forse di un animale preistorico?" scherza l'inviata di Striscia, per l'occasione nei panni di Lara - anzi Chiara - Croft e determinatissima a scoprire il significato dell'opera che domina una delle piazze principali di Lecco.




Nessun contributo particolarmente utile da parte dei passanti, che tra il serio e (soprattutto) il faceto si limitano ad abbozzare ipotesi fantasiose: "Sarà il mostro del lago...", "Sì, forse è un dinosauro", dicendosi comunque scettici e non riuscendo naturalmente a convincere la loro intervistatrice.



Ed ecco quindi che entra in gioco il critico dell'arte Luca Nannipieri, che spiega: "Può l'arte aiutare la scienza? Forse no, però sicuramente può omaggiarla. Ed è quello che fa Jetmir Pjeternikaj: ciò che vedete è proprio ciò che vedete, un grande osso umano ingabbiato perché prima era rotto. L'artista ha voluto rendere lode a un metodo di cura russo con il quale si rimedia a una brutta frattura con una struttura esterna che risolidifica l'osso e gli permette di rifunzionare. Allora ecco l'allegoria dell'arte: ogni rottura, anche la più traumatica e difficile sia nel nostro corpo che nell'anima, può essere ricomposta se affrontata con attenzione e cura".


L'opera in piazza XX Settembre



Per dovere di cronaca, l'opera era stata posizionata a Lecco in occasione della mostra "Carlo Mauri, nato in salita", allestita nel maggio scorso nel vicino Palazzo delle Paure a quarant'anni dalla morte del grande alpinista originario di Rancio. Quest'ultimo, infatti, si rivelò "esploratore" anche in campo sanitario raggiungendo il medico sovietico Gavriil Abramovič Ilizarov in Siberia per farsi curare una tibia (non un femore!) malconcia, incuriosendo poi al ritorno l'amico ortopedico Angelo Villa e, di fatto, portando a Lecco quella metodica, allora innovativa, per la quale ancora oggi l'Ospedale Manzoni è centro di riferimento a livello nazionale (ne avevamo parlato QUI).

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