Pd: i dirigenti del centrosinistra lecchese commentano la candidatura alle regionali di Maran. Dubbi sulle 'primarie'

Pierfrancesco Maran. Dopo Attilio Fontana e Letizia Moratti, quello dell’attuale assessore all’urbanistica di Milano è il terzo nome in corsa per la presidenza della regione Lombardia. O per le primarie del centrosinistra, se ci saranno. Non è ancora chiaro, infatti, in che modo il Partito Democratico e i suoi alleati sceglieranno il proprio candidato. Non è neanche chiaro quali saranno gli alleati del Partito Democratico. Primarie o nomi forti per riunire la coalizione, Maran vs Majorino o competizione più ampia, accordo con il terzo polo o apertura ai Cinque stelle. Tanti sono i nodi da sciogliere. In attesa della decisiva direzione regionale di questa sera, abbiamo contattato alcuni dei principali esponenti lecchesi del centro sinistra.
Questo è quello che ci hanno raccontato.
 

Manuel Tropenscovino, segretario provinciale PD
Noi siamo disponibili a dialogare con il terzo polo purché si tolga dal tavolo la candidatura di Letizia Moratti, un profilo che non rappresenta un’alternativa ad Attilio Fontana e al centrodestra. Anzi, la Moratti è una figura chiaramente legata all’attuale amministrazione regionale. Come assessore al welfare, ha portato avanti una riforma della sanità incentrata su case di comunità che tutt’ora risultano sotto – finanziate e prive dei professionisti necessari. A livello di centrosinistra in questi anni ci sono stati importanti tavoli di lavoro sui temi, i quali possono rappresentare la base per la costruzione di un’alternativa in grado di dare le risposte che i lombardi chiedono. Dobbiamo trovare una sintesi su proposte legate ai problemi più importanti, come la sanità e il trasporto, lasciando da parte quella faziosità che a volte ha contraddistinto il terzo polo e i Cinque stelle. C’è l’occasione di poter offrire ai cittadini di questa regione un cambiamento. Il PD ha il compito di mediare e ci sta lavorando. Questa sera ci sarà una direzione regionale dove si dovrebbe prendere una decisione rispetto al candidato presidente o alle modalità con cui questo verrà scelto. Pierfrancesco Maran ha un ruolo importante come assessore a Milano, Pierfrancesco Majorino ha preso 90mila preferenze alle ultime europee, solo per restare agli ultimi due nomi di cui si è parlato. Il Partito Democratico è presente sui territori, tanto è vero che amministriamo tanti comuni nella regione, sia grandi sia piccoli. Si tratta di capire quale sarà la scelta della direzione regionale odierna.
 

Emanuele Manzoni, coordinatore provinciale Sinistra Italiana
Pierfrancesco Maran si è candidato ad una gara che non è ancora stata indetta. Ieri l’assemblea regionale di Sinistra Italiana, a cui io ho partecipato, ha votato un documento dove si dice chiaramente che non riteniamo necessario passare per le primarie. Rispetto a questa soluzione ci sono in particolare due problemi. Per prima cosa, se davvero si vota nella prima metà di febbraio, non ci sono i tempi tecnici per organizzare una competizione vera. Poi non possiamo pensare che le primarie siano una gara interna al Partito Democratico. Io ritengo che dobbiamo scegliere molto in fretta un candidato che innanzitutto sia fortemente alternativo sia ad Attilio Fontana, perché è incompetente e ha lavorato male, sia a Letizia Moratti, perché ha portato avanti una riforma della sanità in cui di fatto si equipara la sanità pubblica alla sanità privata. Qualcosa di molto lontano dalle idee del centrosinistra. In secondo luogo, tale candidato dovrebbe essere qualcuno che si dichiari disponibile a parlare con tutti, dai moderati di Più Europa e Azione – IV fino alla Sinistra e ai Verdi, passando per PD e Cinque stelle. Pierfrancesco Majorino è un profilo che possiede entrambe queste caratteristiche per esempio. Poi è chiaro che ci deve essere una condivisione sui temi ma fino all’estate come coalizione abbiamo lavorato insieme nell’ambito di specifici tavoli di lavoro. Abbiamo parlato di problemi concreti come la Sanità, i trasporti, la sostenibilità e il consumo di suolo solo per citarne alcuni. Ad un certo punto, prima Azione – Italia Viva poi i Cinque Stelle hanno lasciato quei tavoli, credo a seguito di indicazioni arrivate da Roma. Le forze politiche in Lombardia dovrebbero essere autonome rispetto alle segreterie romane. Bisogna smettere di investire sui distinguo e lavorare per risolvere le criticità. Di fronte ad un centrodestra spaccato, perché Moratti è un profilo votabile solo da elettori di centrodestra, il centrosinistra deve fare una proposta unitaria. Tutti i voti sono importanti. Ogni forza politica che deciderà di spaccare il campo si assumerà la responsabilità davanti ai lombardi di aver fatto vincere la destra.

Michele Bianco, membro della direzione regionale PD e co – organizzatore dell’incontro con Maran a Lecco martedì scorso
Pierfrancesco Maran fa parte di quella classe di amministratori locali che da tanti anni governa comuni piccoli, medi e grandi in tutto il territorio regionale. Si tratta di una classe dirigente che ha l’età e la voglia che servono per affrontare una sfida complicata come la corsa alla presidenza della regione. Come assessore all’urbanistica a Milano, inoltre, Maran ha già dato prova delle sue capacità. Il problema di cosa accade fuori dai grandi centri riguarda tutto il PD lombardo. In Lombardia c’è una reale necessità di cambiamento: Fontana ha fallito nella gestione della pandemia, sulla sanità e sui trasporti. Il centro sinistra deve giocare questa partita delle regionali come una squadra compatta e deve riuscire a coinvolgere tutte le migliori energie del territorio. Persone che hanno fatto gli amministratori locali o lo sono attualmente, persone riconosciute dai cittadini per la loro serietà e per le loro competenze. Non possiamo concentrarci sui grandi centri, dobbiamo convincere i cittadini a votarci ovunque e per farlo serve una squadra che sia radicata sul territorio. Poi certo ci deve essere un candidato presidente che fa sintesi e può essere scelto anche attraverso uno strumento come le primarie. Oltre ad essere un metodo trasparente e partecipato, le primarie di fatto sono una parte della campagna elettorale perché consentono di veicolare il proprio messaggio politico sul territorio. Per le condizioni in cui siamo oggi credo che le primarie siano necessarie.  Siamo in ritardo, è inutile negarlo. C’è una discussione in corso e diversi nodi devono essere sciolti quanto prima. Vedremo cosa succederà alla direzione regionale di questa sera.

Gianmario Fragomeli, ex capogruppo PD in commissione Finanze alla Camera
Stasera si terrà una direzione del Partito Democratico lombardo da cui spero possa emergere un’indicazione chiara, anche perché è l’ora di accelerare. Come Partito Democratico dobbiamo impegnarci per tenere unita una coalizione che è formata da una molteplicità di attori, dai partiti più piccoli alle reti civiche. Non possiamo rischiare di dover correre da soli. È quindi necessario trovare lo strumento più adatto per raggiungere questo obiettivo e credo ci siano due strade. Si può individuare un nome forte condiviso da tutti i soggetti della coalizione. Per ora, però, non è emersa alcuna candidatura di questo tipo poiché per vari motivi nessuno tra i tanti nomi che sono stati fatti ha accettato di scendere in campo. Se questa via non è praticabile, è necessario passare attraverso le primarie, uno strumento che fa parte del DNA del Partito Democratico. Le primarie sono un’occasione di confronto tra diversi candidati, ognuno con la propria piattaforma programmatica. Sono una grande risorsa, purché servano per tenere unita la coalizione. È infatti capitato in passato che i partiti minori fossero restii a partecipare alle primarie perché sostengono che sono un modo per favorire i candidati del Partito Democratico. Invito a riflettere su quanto accaduto a Monza nelle ultime elezioni comunali. Dopo le primarie la coalizione si è compattata intorno al candidato vincitore. Oggi Paolo Pilotto è un ottimo sindaco e il suo sfidante in quella corsa, Marco Lamperti, un altrettanto assessore ai lavori pubblici. Una volta completato il percorso di selezione del candidato alla presidenza, ci si concentrerà sulla scelta dei candidati al ruolo di consigliere regionale. Come tutte le altre sezioni territoriali, anche il Partito Democratico a livello lecchese farà le sue valutazioni con serenità. Io sono a disposizione e a servizio del partito.

Raffele Straniero, consigliere regionale PD
La regione è contendibile. Il mancato abbinamento con le politiche questa volta consentirà di mettere a fuoco con maggiore precisione ed efficacia i problemi tipici della nostra regione, come sanità e trasporti. Noi dobbiamo però essere in grado di comunicare in modo chiaro le nostre proposte e le nostre posizioni agli elettori. Per quanto riguarda le alleanze, devo dire che in questi dieci anni trascorsi in consiglio regionale non ho mai registrato grandi differenze tra le opposizioni quando si è parlato di temi concreti. La nostra posizione si è spesso raccordata a quella dei Cinque Stella e a quella di Azione – Italia Viva. Il problema non sono i temi, su cui c’è sintonia. Il problema è che manca l’accordo politico ed è su questa spaccatura politica che si sta perdendo tantissimo tempo. Io sono tra quelli che auspicano un accordo con il terzo polo ma c’è un enorme problema di metodo: non possono imporre una candidatura, per di più un profilo come quello di Letizia Moratti. Se ogni partito decide di andare per la sua strada pensando di guadagnare voti, il rischio è quello di perdere di vista la coalizione. Per quanto mi riguarda, infine, non sarò ricandidato alle prossime regionali. Dopo due mandati, mi sembra giusto lasciare spazio ad altri.
Andrea Besati
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