Lecco Ospita l'Ucraina, ma a che prezzo! A distanza di mesi i profughi ancora a carico delle famiglie 'generose'


Lo Stato anche questa volta ha “fatto cilecca”. A distanza di nove mesi dall'avvio dell'operazione speciale di Putin in Ucraina e dunque dall'arrivo sul territorio lecchese dei primi profughi in fuga dalla guerra, l'accoglienza di questi nuclei, spesso composti solo da donne e bambini, ancora poggia in via quasi esclusiva sulla buona volontà delle famiglie della nostra provincia che, mosse da uno slancio di vera generosità, hanno messo a disposizione seconde case se non addirittura spazi delle loro abitazioni per offrire un tetto a chi, dalla sera alla mattina, ha dovuto lasciare il proprio Paese. E la fatica, come facile immaginare, cresce. In termini di “sopportazione” - soprattutto nei casi di convivenza – ma anche e non secondariamente in termini economici. Ospitare costa e in un periodo come questo, anche caro, con l'inflazione galoppante ed i prezzi di gas e energia alle stelle.

Unico sostegno, l'una tantum riconosciuto, a inizio dell'emergenza, dalla Fondazione Comunitaria Lecchese che, attraverso le risorse del Fondo "Lecco Ospita l'Ucraina", alimentato ancora una volta dalla generosità del territorio, ha stanziato risorse direttamente per i profughi e, in parte, anche per chi ha offerto loro un alloggio.

Ad oggi, a distanza appunto di nove mesi dallo scoppio di una guerra di cui non si intravede la fine, in una situazione in cui è difficile anche calcolare quante siano le presenze ucraine non essendoci l'obbligo per chi rientra in Patria di segnalare alla Prefettura l'uscita dall'Italia, sono ancora un centinaio le famiglie lecchesi rimaste “con il cerino in mano”. Perché se si pensava che nel giro di due-tre mesi lo Stato si organizzasse, “istituzionalizzando” l'accoglienza anche dei profughi dall'Ucraina, come per gli altri richiedenti asilo, solo con l'inizio del mese di novembre è effettivamente iniziata la redistribuzione, andando ad occupare i posti messi a disposizione sul nostro territorio da due cordate – una guidata dalla Caritas, l'altra dal CSV – nell'ambito dell'apposito bando della Protezione Civile.
Peccato però che il sistema messo a punto sia su base nazionale e, come da protocollo, si sia partiti svuotando le strutture alberghiere disseminate in ogni dove: ora dunque in provincia di Lecco - dove si stima la presenza di meno di mille ucraini, in buona parte minori - stiamo assistendo all'arrivo di nuovi profughi da altre province dello Stivale, senza alcun alleggerimento della situazione delle “nostre” famiglie ospitanti. Sul punto, Fondazione Comunitaria del Lecchese ed i Comuni – tramite il Distretto e gli ambiti distrettuali – hanno quest'oggi inviato una lettera a Regione Lombardia e Protezione Civile, affinché vengano quantomeno riservati dei posti per sgravare chi non riesce più a farsi carico dell'accoglienza.

Nel mentre, sarà ancora “Lecco Ospita l'Ucraina” a intervenire, destinando 30.000 euro residui alle famiglie ospitanti, “come segno di attenzione”, come puntualizzato dal Segretario della Fondazione Paolo Dell'Oro, ben conscio di come anche attraverso tale ulteriore aiuto non si risolva quello che a tutti gli effetti è diventato un problema.

A.M.
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