Galbiate: carri e trattori sfilano in centro per la 45^ Festa del Ringraziamento

Il centro di Galbiate si è animato domenica mattina con la Festa del Ringraziamento. Giunta alla 45^ edizione, la manifestazione organizzata dagli imprenditori agricoli del paese con il patrocinio del Comune ha richiamato spettatori e curiosi che si sono ritrovati ad assistere alla sfilata di una ventina di carri e trattori accompagnati dalle famiglie che lavorano la terra.

Dopo la tradizionale adunata in piazza Golfari, il corteo si è diretto alla chiesa attraversando le vie del centro, offrendo lo spaccato di una realtà agricola galbiatese molto vivace e con tanti volti giovani. Un elemento che anche il sindaco Piergiovanni Montanelli, ha voluto sottolineare: “La Festa del Ringraziamento è una tradizione che si rinnova da tanti anni, e d’altronde l’agricoltura è uno degli elementi fondanti della nostra economia. Fa piacere notare che anche i giovani abbraccino questa causa con professionalità e passione”.

I frutti di questo lavoro finiscono ogni domenica nel mercato agricolo affacciato sulla piazza della chiesa; un appuntamento fisso che attira clienti anche dai paesi limitrofi, oltre agli escursionisti che, sulla via per il Monte Barro, si fermano qui ad acquistare i prodotti a chilometro zero. “Le persone che lavorano nell’ambito agricolo a Galbiate, tra florovivaisti, agricoltori e boscaioli sono parecchie – ha spiegato il primo cittadino – e la loro professionalità è tale che alcune delle nostre aziende agricole vengono chiamate anche fuori regione, dal Veneto all’Emilia-Romagna, per effettuare il taglio delle piante”.

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Il corteo ha attraversato le vie del paese, e tra i carri vecchi e nuovi ce n’era anche uno a tema manzoniano: Renzo e Lucia sono stati impersonati, come l’anno scorso, da due giovani del paese,
Valentina Colombo e Matteo Petrocca. Poi si è fermato in chiesa per la messa, dove il parroco don Erasmo Rebecchi ha accolto sull’altare i frutti della fatica nei campi per poi procedere alla benedizione dei mezzi parcheggiati sul sagrato e in Largo Indipendenza. In piazza anche gli Alpini di Galbiate impegnati nella preparazione della polenta taragna.

D’altronde, il legame tra il lavoro agricolo e la Chiesa è antico: la Festa del Ringraziamento fu introdotta a livello nazionale negli anni ‘50 del Novecento dalla Coldiretti, e da allora viene festeggiata in tutta Italia con una manifestazione promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei) per rendere grazie per il raccolto dei campi e la benedizione dei nuovi lavori.
Ancor prima però, in questo periodo dell’anno le comunità agricole celebravano la festa di San Martino, che cade l’11 novembre. Il santo, nato in Pannonia nel IV secolo d.C., era un soldato scelto dell’esercito romano, ma si dice che la sua conversione iniziò il giorno in cui decise di tagliare il suo bel mantello per dividerlo con un mendicante che rabbrividiva per il freddo. Divenuto vescovo cristiano, dedicò gran parte della sua vita alle campagne, tra i contadini, e così il suo culto è rimasto legato ai riti e alle usanze del mondo agricolo.

Nei giorni in cui cade la sua festa, nei vigneti si aprono le botti per i primi assaggi del vino novello, e in antichità si rinnovavano i contratti agricoli e si tenevano grandi fiere di bestiame. Una ricorrenza che univa la liturgia cristiana alla tradizione contadina, che in alcuni paesi era così sentita da meritare anche la menzione in una delle poesie più celebri di Giosuè Carducci.
L’11 novembre è anche conosciuta come Estate di San Martino, perché di solito in questo periodo l’autunno si fa più mite e ci sono parecchie giornate molto soleggiate. Si può dire che oggi sia stata una di quelle! Per chi volesse rinfrescarsi la memoria, ecco qui la poesia:

San Martino – Giosuè Carducci
La nebbia a gl’irti
colli piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero
migrar.
E.T.
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