Lecco: l’associazione Gabbiano presenta il suo nuovo Progetto Sociale

“Oggi essere operatori di comunità vuol dire essere operatori sociali. Ospitiamo più di 300 persone e dobbiamo occuparci non solo di questioni come la salute mentale o la dipendenza ma anche di problemi materiali come il lavoro”. Così, in modo molto lucido, Cecco Bellosi ha riassunto la sfida che affrontano tutti i giorni gli operatori dell’associazione comunità il Gabbiano. Una sfida che, rispetto a quando l’associazione è stata fondata quasi quarant’anni fa, è diventata sempre più complessa. Questo ha richiesto una riorganizzazione su cui la comunità il Gabbiano ha lavorato per tre anni. Tale percorso ha portato allo sviluppo di un nuovo “progetto sociale”, presentato venerdì mattina presso Spazio Teatro Invito e articolato in sette gruppi di lavoro, denominati “navi”: dipendenza e salute mentale, carcere e giustizia ristorativa, giovani, migranti, territorio, accoglienza e spartaco.

“L’idea è quella di rafforzare le sinergie interne tra gli operatori che trattano diverse situazioni. Tra le tante innovazioni, abbiamo infatti chiesto per esempio a chi si è sempre occupato di migranti di andare a lavorare nel campo delle dipendenze. Ciò è servito per creare una sorta di unico grande Gabbiano in modo da riuscire a lavorare con maggiore efficacia e a rapportarsi meglio con le energie del territorio” ha spiegato Bellosi, direttore dell’area educativa dell’associazione.
“Credo che dobbiamo anche impegnarci affinché nella società ci siano meno disuguaglianze, meno discriminazione e meno esclusione” ha concluso Bellosi.

Mauro Gattinoni

Alla presentazione è intervenuto anche il sindaco Mauro Gattinoni. “Fin dagli Ottanta siete sempre stati un passo avanti nella sperimentazione. Il vostro progetto sociale presuppone tanto pensiero e tanta intelligenza e dà forma a quei valori su cui poi si basa il dialogo con gli attori del territorio” ha evidenziato. “Come comune di Lecco accogliamo questo progetto come parte della proposta di una comunità, qualcosa di più grande del comune. Il compito del sindaco oggi non è più solo amministrare la comunità ma anche costruirla e tenerla insieme. Buona navigazione al Gabbiano”. Tra i presenti in platea c’erano Emanuele Manzoni, assessore ai servizi sociali del comune di Lecco, Tino Magni, senatore barzaghese eletto con l’alleanza Verdi – SI e Marco Passoni, sindaco di Olginate.

Conclusi i saluti istituzionali, è stato proiettato un video attraverso cui è stato dato un volto concreto a quelle navi di cui si parlava. Un volto che per esempio è quello delle persone che hanno rigenerato l’ex carcere di Tirano, trasformandolo da struttura detentiva a luogo in cui le persone in difficoltà sono accolte e aiutate a rialzarsi. Ma è anche il volto degli ospiti dell’associazione coinvolti nel progetto Spartaco, un’iniziativa interna in cui sono proprio loro i protagonisti.

Andrea De Stefano, vicepresidente il Gabbiano

Oppure quello degli operatori intervistati, i quali hanno ricordato che “tutti hanno diritto ad avere la possibilità di rialzarsi dopo aver commesso un errore” o che “le fatiche che il Gabbiano affronta sono sempre di più ma non dimenticheremo né lasceremo mai indietro gli ultimi”. A questi venticinque minuti di racconto è seguita una tavola rotonda, moderata dal vicepresidente del Gabbiano Andrea di Stefano, in cui ognuno dei relatori ha raccontato il suo rapporto con l’associazione.

Riccardo De Facci

Il primo a prendere la parola è stato Riccardo De Facci, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti. “Oggi realtà come questa rischiano di essere schiacciate in un angolo, di essere considerate semplicemente come coloro che riparano le ferite. Negli ultimi quarant’anni il Gabbiano ha dimostrato di saper stare sui margini, di essere impresa sociale ma anche soggetto politico che non negozia. È una realtà spesso scomoda ma molto presente” ha ricordato il primo presidente laico del CNCA.

Anita Pirovano

Anita Pirovano, moltenese di origine e psicologa sociale di professione, ha spiegato il valore che ha per un amministratore la collaborazione con una realtà come il Gabbiano. Prima come presidente della sottocommissione carcere del comune di Milano, poi come presidente del municipio nove, Pirovano ha lavorato con l’associazione nell’ambito del progetto “donne oltre le mura”, teso al reinserimento delle donne che vengono da percorsi di esecuzione penale. “È necessario tornare ad un welfare di prossimità, nonché a concepire la spesa sociale come un investimento. Riportando il welfare nello spazio pubblico possiamo rimettere al centro le persone. Per farlo serve quello stesso coraggio che si sperimenta nelle comunità come la vostra” ha sottolineato.

Luisa della Morte

Dopo l’intervento in cui Luisa della Morte ha descritto nel concreto “donne oltre le mura”, progetto di cui è referente, la chiusura della tavola rotonda è stata affidata a Pietro Cipriano. “L’associazione comunità il Gabbiano è un esempio radicale di comunità terapeutica, perfettamente in linea con l’eredità di Basaglia” ha sottolineato lo psichiatra. Si è arrivati così al momento conclusivo dell’intera mattinata.

Pietro Cipriano

Sul palco è salito Aldo Bonomi, sociologo e presidente onorario dell’associazione comunità il Gabbiano, il quale ha chiamato a gran voce al suo fianco proprio Cecco Bellosi. Tra i due si è sviluppata una discussione profonda e articolata in cui riflessioni sociologiche e filosofiche si sono intrecciate ai ricordi del passato e agli auspici sul futuro dell’associazione. “In questi decenni il Gabbiano è stato in grado di consolidarsi come istituzione all’interno della comunità. Si è posto al centro tra comunità operosa e comunità di cura. Con il vostro lavoro, dalla Valtellina fino a Lodi e Milano contribuite a mantenere insieme quella struttura sociale indispensabile per la tenuta del sistema” ha evidenziato il professor Bonomi.

Cecco Bellosi e Aldo Bonomi

“Riprendendo le categorie del filosofo Roberto Esposito, a noi piace l’idea di essere un potere istituente, quello che modifica lo stato delle cose. Rifiutiamo l’idea di essere un potere istituito. Come dimostra la storia delle vigne che gestiamo in Valtellina, siamo stati in grado di dare delle risposte concrete alla società. Allo stesso tempo, non vogliamo essere semplici prestatori di servizi ma una realtà che prova nel suo piccolo a cambiare il mondo” ha risposto Bellosi.

Lettura manifesto anarchico

Il momento con cui si è concluso il dialogo, ovvero la lettura da parte di due militanti anarchiche di un manifesto a sostegno della lotta di Alfredo Cospito contro il 41 – bis, ha rappresentato un’immediata concretizzazione di quelle parole.
A.Bes.
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