In viaggio a tempo indeterminato/256: India e frutti rossi

Stavolta sarà diverso.
In realtà, a pensarci bene, ogni volta lo è stato.
Ma stavolta i segnali li vedo belli chiari e forti.
Prima di tutto abbiamo trovato dei nuovi biscotti, o meglio la versione deluxe dei nostri biscotti da colazione preferiti, quelli con una faccia di bambina sopra per intenderci.

Hanno cambiato la confezione, bianca. Dentro ci hanno messo una impercettibile quantità di frutti rossi e avena che cambia un pochino il sapore.
Non ci potevo credere quando li ho assaggiati per la prima volta.
Io quei biscotti da tè non li ho mai apprezzati molto, ma non diciamolo a Paolo che quasi li venera.
Questi, invece, mi piacciono di più, soprattutto inzuppati nel chai.
Stesso prezzo della versione base, 10 rupie (0,12€). E anche questa direi che è una gigantesca novità visto che sono sempre stata abituata a credere che qualcosa di nuovo e diverso dovesse necessariamente costare un pochino di più.
A parte i biscotti, però, ci sono altri motivi per cui stavolta sarà diverso.
Abbiamo fatto un visto di 5 anni e quello direi che cambia la prospettiva più di due frutti rossi.
Non vuol dire che staremo in India per i prossimi 5 anni della nostra vita, perché comunque dovremo uscire ogni 90 giorni e potremo stare massimo 6 mesi all'anno.
Ma questo è stato decisamente un grande passo per noi. Per la prima volta dal 2018, ci siamo dati una punto fisso per il futuro.
So che per qualcuno 5 anni non si possono definire proprio "futuro", ma da quando abbiamo lasciato Lecco e la nostra vecchia vita, per noi anche "settimana prossima" è diventato sinonimo di futuro.
Per questo motivo, fare un visto del genere è stato come scegliere di mettere un puntino fisso nei nostri prossimi 5 anni.
L'India è diventata una parola che vediamo scritta sulle pagine del nostro diario di viaggio, non solo quelle già riempite di parole, ma anche quelle ancora tutte bianche.
Che poi, il 2020 ce lo ha insegnato bene, tutto può cambiare inaspettatamente e qualcuno può decidere di strapparle via quella pagine e cancellare tutte le parole che avevi già scritto.
Questo comunque ha cambiato la nostra prospettiva sul viaggio qui.

Abbiamo deciso di andare a scoprire zone che prima non avevamo mai preso in considerazione perché poco attrattive per un turismo estero.
Come la regione del Gujarat, la più a ovest del subcontinente indiano.
Quasi 63 milioni di persone vivono in questa area bagnata dal mare arabico e che si estende fino al confine con il Pakistan.
La conoscono in pochi fuori dall'India perché non ha grandi attrazioni come il confinante Rajasthan e nemmeno città importanti come la vicina Mumbai.
Se guardiamo all'India come a un gigantesco samosa, la zona del Gujarat sembra un pezzettino di pastella rimasto fuori dal triangolo.
Ma perché non andare a vederlo quel pezzetto, dato che adesso abbiamo tutto il tempo?
E così eccoci partire alla volta della terra dove è nato lui, Gandhi, uno dei personaggi che ha cambiato per sempre la storia di questo Paese.
L'India però è sempre l'India in ogni suo centimetro di terra.
Quindi anche nel suo pezzettino più a ovest, ci siamo scontrati con la sua complessità.
Trovare degli hotel che accettassero stranieri si è rivelata la prima difficoltà da affrontare.

VIDEO:


Se non hai un documento d'identità indiano, gli hotel per registrarti devono utilizzare un registro particolare e comunicare i dati alla polizia locale.
Dato che la quantità di turismo estero è poca  nella zona, molte strutture preferiscono non richiedere questo registro quindi non accettano i malcapitati "foreigners" che si presentano alla reception.
Trovare un hotel diventa un'impresa complicata, ma non impossibile.
Stavolta in aiuto viene proprio il fatto che non ci siano molti stranieri.
Tutte le persone sono curiose di sapere da dove vieni, di stringerti la mano, di fare una foto con te.
Non credo di aver mai fatto così tante foto con sconosciuti come qui in Gujarat.
Ogni volta mi chiedo cosa se ne faranno della mia foto con i figli.
Che poi, tra l'altro, sono l'unica che sorride perché gli indiani nelle foto hanno sempre un'espressione serissima.
Ma tornando alla questione hotel, approfittando dei selfie, chiedevamo alle persone di suggerirci hotel e pensioni dove dormire.
Nel 90% dei casi i suggerimenti non portavano a nulla se non che a un "full-full-full" con mano sventolata da parte del proprietario della struttura.
Ma quel 10% delle volte, ci ha regalato grandi soddisfazioni, da tradurre in: letto, doccia con il secchio e bagno alla turca.
Stavolta sarà diverso questo viaggio in India.
Stavolta sarà come trovare dei frutti rossi in biscotti che hai già mangiato centinaia di volte.
Vediamo se il Gujarat sarà uno di quelli.
Angela (e Paolo)
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