Lecco: per aver ostacolato la partenza del Besanino, due africani finiscono a giudizio

Interruzione di pubblico servizio (secondo l'articolo 340 del codice penale). E' questa la contestazione mossa dalla Procura della Repubblica di Lecco nei confronti di due cittadini di origine africana che avrebbero agito in concorso fra loro - e con altri soggetti mai identificati - rallentando la partenza di un convoglio dalla stazione di Lecco, il 14 marzo 2021.
La vicenda è stata sviscerata stamani in tribunale, al cospetto del giudice in ruolo monocratico Bianca Maria Bianchi. Dopo la deposizione degli operanti della Polizia ferroviaria, è toccato infatti alla capotreno in servizio su quel ''Besanino'' diretto a Milano via Molteno, raccontare quanto accaduto. Erano stati infatti attimi di grande concitazione, con l'addetta di Trenord che quasi nulla aveva potuto fare contro quegli otto soggetti che, sprovvisti di biglietto, avevano preteso di salire sul convoglio in partenza dalla stazione cittadina. Il gruppo era infatti riuscito a forzare una delle porte d'accesso, ponendo una bicicletta per impedire la chiusura della stessa sino alla salita di tutti e otto. L'effetto rimbalzo ha infatti consentito di guadagnare l'accesso, impedendo al mezzo di partire secondo l'orario programmato. Una situazione particolarmente tesa, come peraltro capita spesso sui convogli in transito nel nostro territorio: non era nemmeno mancata qualche parola di troppo nei confronti della giovane capotreno, insultata da alcuni dei giovani passeggeri che, divisi fra loro, erano poi scesi nelle stazioni successive. Uno, monopattino al seguito, aveva terminato la propria corsa a Civate, altri più avanti. La presenza della mascherina a coprire parzialmente il volto, non ha però consentito una piena identificazione dei soggetti.
Le indagini affidate alla Polfer, notiziata dell'accaduto, avevano poi consentito di stringere il cerchio su due dei presunti responsabili di quella partenza turbolenta, con disagi per il resto dei pendolari. A processo sono infatti finiti L.D. classe 1990 della Costa d'Avorio (presente personalmente all'udienza accanto al difensore, l'avvocato Francesca Allegra) e B.O. di quattro anni più giovane, nigeriano, difeso dall'avvocato Stefano Regazzoni. L'identificazione è avvenuta tramite i filmati del sistema di videosorveglianza del convoglio; le forze dell'ordine hanno infatti riconosciuto in quelle immagini due soggetti già noti ai loro uffici. L'esito del procedimento consentirà di accertare la penale responsabilità degli stessi. Si torna in aula il prossimo 18 novembre per l'esame dell'imputato ivoriano (che avrà modo di raccontare la propria verità) e l'escussione dei testi della difesa. Prima però, sarà mostrato in aula il video che immortalerebbe l'episodio al centro del fascicolo d'indagine.
G.C.
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