Civate: incontro sul centro storico con le docenti del Poli. 'Serve l’aiuto dei privati'

“I centri storici possono essere le aree più vivaci e moderne delle nostre città”. Ne è sicura Mariacristina Giambruno, esperta di conservazione del patrimonio storico e docente del Politecnico di Milano. L’obiettivo della serata svoltasi ieri nella sala civica di Villa Canali a Civate era proprio spiegare ai cittadini come si potrebbe ridare vita al centro storico del paese. “Negli ultimi vent’anni la popolazione che abita il nostro centro storico non è solo diminuita ma è anche cambiata. Molte attività commerciali hanno chiuso. La questione deve essere affrontata con il coinvolgimento dell’intera cittadinanza” ha sottolineato il sindaco Angelo Isella nel suo saluto introduttivo.

Angelo Isella

Simone Scola

“È difficile bilanciare l’essenza di un centro storico con le esigenze dettate da una ristrutturazione in chiave moderna. Cercheremo di trovare una soluzione anche grazie agli spunti che ci forniranno le relatrici di questa sera. Loro non vivono quotidianamente a Civate e quindi ci possono dare una prospettiva diversa” ha aggiunto il vicesindaco Simone Scola. Così ha preso il via una serata da considerarsi non come un incontro a sé stante ma come uno step di un percorso molto più lungo. L’anno scorso, infatti, l’amministrazione comunale di Civate ha firmato una convenzione con la Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Milano. Grazie a questo accordo, della durata di tre anni, le docenti hanno la possibilità di coinvolgere gli studenti nell’analisi di un case study reale, nonché nello sviluppo di progetti e idee che possano poi rappresentare soluzioni interessanti anche per l’amministrazione. “I centri storici possono essere delle aree vivaci e vibranti ma devono essere coinvolti nelle strategie di sviluppo della città. Conservare un centro storico non solo consente di preservare l’identità e la memoria di un territorio ma è anche un’azione fortemente improntata alla sostenibilità. Sappiamo che la sostenibilità è uno dei grandi temi del PNRR” ha sottolineato Maria Cristina Giambruno.

Maria Cristina Giambruno

Sonia Pistidda

Di fronte a lei, una platea di civatesi che, dopo aver sfidato la pioggia battente per arrivare a villa Canali, ascoltava con grande attenzione le relatrici. “Civate presenta un centro storico chiaramente riconoscibile più diversi borghi di antica formazione progressivamente inglobati nell’abitato. Penso a Scola, Isella, Castelnuovo, Scarenna tra gli altri” ha spiegato l’architetto Francesca Vigotti. “Più di un quarto delle case di Civate sono state costruite prima del 1918. Purtroppo, c’è un tema di desertificazione commerciale dei centri storici, nonché di abbandono da parte delle persone che decidono di andare a vivere in abitazioni più moderne”. Compito della professoressa Sonia Pistidda è stato quindi quello di presentare alcune linee guida da seguire per provare a porre un freno a questi fenomeni. Suggerimenti che, come abbiamo accennato, sono stati elaborati assieme agli specializzandi della scuola di beni architettonici e paesaggio del Politecnico. “Durante i sopralluoghi che abbiamo svolto con gli studenti abbiamo innanzitutto osservato, cercando anche dettagli all’apparenza insignificanti” ha esordito la professoressa Pistidda.

A destra Francesca Vigotti

Cinque le indicazioni formulate dal team del Politecnico al termine di questa attività di analisi: conservare i caratteri storici del centro; sensibilizzare i nuovi e i vecchi abitanti; portare i giovani abitare il centro storico; far conoscere il centro storico ai turisti; valorizzare gli spazi aperti. “L’incontro di stasera voleva essere anche un’occasione di confronto con voi civatesi, magari proprio a partire dai cinque punti che vi ho appena elencato. Vorremmo sapere come voi vorreste essere coinvolti” ha sottolineato Sonia Pistidda. Un invito che il pubblico ha accolto con grande entusiasmo, sintomo di come il destino del centro storico sia un tema molto sentito dalla comunità. “Credo che potrebbe essere molto interessante la creazione di spazi di co – working e di co – studying. Realtà di questo tipo possano favorire anche tutta una serie di attività di contorno come i bar e le pasticcerie” ha spiegato Annachiara Castagna, civatese ma soprattutto presidente della sezione di Lecco dell’Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti. “Civate poi, ha degli angoli di verde bellissimi che potrebbero essere valorizzati. Per la vicinanza a Lecco, inoltre, il nostro paese potrebbe rappresentare un rifugio per gli studenti del Politecnico alla ricerca di soluzioni abitative meno costose”. Tanti spunti che hanno contribuito a stimolare la discussione. Se la professoressa Giambruno ha confermato la qualità degli spazi aperti presenti nel territorio civatese, il sindaco Isella ha sottolineato come il coworking sia una delle idee sul tavolo dell’amministrazione. “Siamo consci di quanto possano essere attrattivi spazi destinati allo studio o al co – working. Ci abbiamo già pensato, per esempio per la ex casa parrocchiale o la villa Sacro Cuore” che avevamo individuato per quanto riguarda i finanziamenti” ha proseguito Angelo Isella. “Sicuramente, Civate può essere un’ottima soluzione per gli studenti del Politecnico in cerca di alloggi. Non siamo distanti da Lecco e disponiamo di una buona rete di trasporto pubblico che ci collega alla città”.

Dal fondo della sala è poi emersa un’altra questione. “A me fa tristezza vedere i turisti che visitano il complesso di San Pietro al Monte e poi se ne vanno” ha raccontato un signore. La risposta del sindaco e della professoressa Giambruno non si è fatta attendere. “Posso anche obbligare i turisti a passare per il centro storico ma poi serve che in quel centro ci siano attività commerciali, ci sia qualcosa da vedere” ha replicato Maria Cristina Giambruno. “Io credo che il compito dell’amministrazione sia quello di definire la strategia di lungo periodo e poi sviluppare le tattiche di breve periodo con cui attuare quella strategia” ha aggiunto il sindaco Isella. “Certo, poi serve la collaborazione dei privati. Possiamo pensare a rimuovere l’imu per favorire l’arrivo di nuove attività commerciali o introdurre forme di affitto calmierato a favore delle giovani coppie che portano in centro la loro residenza per un almeno una decina d’anni. Senza l’accordo e la collaborazione dei proprietari di quegli edifici, però, nessuna di queste misure potrà risultare veramente efficace”.
A.Bes.
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