Lecco: al Monumento ai Caduti la celebrazione del 4 Novembre. 'La pace non è un regalo'

All'alzabandiera, il Tricolore e il vessillo dell'Europa unita hanno letteralmente preso il volo verso un cielo reso sorprendentemente azzurrissimo dal vento, riuscito nell'impresa di spazzare via le nubi cariche di pioggia che questa mattina, al risveglio, ancora rendevano "grigia" la città di Lecco.

4 Novembre in una cornice spettacolare, dunque, quello odierno. Una cornice che, con la sua naturale bellezza, ha contribuito, per mutuare le parole del Prefetto Sergio Pomponio, a sottolineare come "la pace non è un regalo, ma una conquista individuale", da costruire ciascuno per il suo pezzettino dentro una dimensione poi d'insieme.

Parole importanti, pronunciate ai piedi del Monumento ai Caduti, dove, dopo la santa messa officiata al Santuario della Vittoria, le autorità civili e militari, scortate da un drappello di rappresentanti delle associazioni d'armi e da una classe dell'Istituto Bertacchi - scuola amica di Unicef - hanno celebrato solennemente la Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, rendendo onore nell'anniversario della vittoria della prima guerra mondiale e dunque al "sacrificio di un'intera generazione" come asserito dal Presidente della Provincia. E sempre Alessandra Hofmann, nel proprio intervento, ha sottolineato come celebrare oggi il 4 Novembre significhi combattere l'indifferenza, invitando i presenti dunque a recuperare i valori e gli ideali di coloro che hanno combattuto per il Paese, per non lasciare poi che la Costituzione "sia solo un pezzo di carta".

Date come quella odierna, ha aggiunto poi Filippo Di Lelio, in rappresentanza di Assoarma, ci devono far capire "il significato profondo di essere italiani". Il Grand'Ufficiale , rivolgendosi in particolare agli studenti, ha auspicato si coltivino sempre la pace, il rispetto e la democrazia, condannando fermamente - anche in un contesto come quello attuale, con un conflitto in corso anche in Europa - la guerra, sempre ingiusta, sempre crudele, sempre disumana. Sempre - ha aggiunto - evitabile. Anche il sindaco Mauro Gattinoni, evidenziando come la Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate è l’unica festa nazionale che sia stata celebrata dall’Italia prima, durante e dopo il fascismo, ha fatto accenno a quanto sta accadendo in Ucraina.

"Un anno fa, in occasione di quest’importante ricorrenza, abbiamo celebrato i 100 anni dalla deposizione del “Milite Ignoto” presso l’Altare della Patria e il 95° anniversario del Monumento ai Caduti della Grande Guerra, davanti al quale oggi ci troviamo riuniti. In quell’occasione abbiamo ricordato l’immane tragedia della guerra, le terribili conseguenze del conflitto armato, il dramma vissuto dalle vittime e dai reduci. Mai avremmo potuto immaginare che un anno dopo ci saremmo ritrovati a commemorare il 4 Novembre dopo essere stati testimoni del ritorno della guerra nel nostro continente, aver assistito ai bombardamenti sui civili, essere immersi in un clima di angoscia e paura guardando al futuro. All’invasione russa in terra ucraina la nostra Città, come tutto il nostro Paese, ha saputo rispondere con tempestiva generosità, accogliendo quanti in fuga e inviando beni di prima necessità a quanti rimasti in Ucraina: desidero cogliere l’occasione per ringraziare la solidarietà della comunità lecchese e di tutta la rete di ospitalità. Voglio - ha poi proseguito - lasciarvi con due citazioni. La prima è tratta da una poesia di David Maria Turoldo: “La pace è l'uomo e quest'uomo è mio fratello il più povero di tutti i fratelli. La libertà è l'uomo e quest'uomo è mio fratello il più schiavo di tutti i fratelli. La giustizia è l'uomo e quest'uomo è mio fratello: per un'idea non posso uccidere! […] E se la chiesa non è per l'uomo non è degna di fede non può essere chiesa. E se le politiche non sono per l'uomo vadano alla malora tutte queste politiche […]”. La seconda è del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, le cui parole espresse in questa giornata di 40 anni fa rivolgendosi alle Forze Armate Italiane mai come oggi risultano attuali: “Nessuno più di noi anziani, che quegli eventi vivemmo e soffrimmo di persona, è in grado di testimoniare l'enorme e tragica inutilità della guerra, le mostruose ingiustizie che essa scatena, i solchi incolmabili che essa spalanca tra i popoli. […] Noi tutti crediamo e vogliamo che non più alla guerra, bensì agli strumenti del diritto e del consenso, sia affidato d'ora innanzi il comune destino del nostro popolo. Nella difesa della pace così come nella tutela dell'unità, della sicurezza e dell'indipendenza nazionale consiste dunque il fine ultimo delle forze armate, garanti e depositarie dei più alti valori spirituali e morali consegnatici dalla lotta di Liberazione”. Con questo messaggio denso di significato, rinnovo un sentimento di ringraziamento a quanti quotidianamente impegnati nel servizio della Nazione e un saluto a tutti i presenti, con l’augurio di coltivare un crescente sentimento per un comune avvenire di giustizia e pace".

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A.M.
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