Mai dire "Gatto" se non l'hai nel sacco purché lo stesso non si butti in tangenziale

Beppe Mambretti
Passata la bella sfilata degli Alpini che ha portato lustro alla città, mi ritrovo a distanza di pochi giorni in coda per uscire dal capoluogo, rendendomi conto che i soliti e conosciuti problemi, ahimè, sono sempre presenti e mai risolti. Questo mi ha portato a fare una doverosa riflessione sui primi due anni della Giunta Gattinoni, soprattutto dopo gli ultimi acrobatici scivoloni. La fantasiosa nuova viabilità, con gestione del Ponte Azzone Visconti, la questione della mancata aggiudicazione del bando da settecento mila euro da usare in parte per i commercianti, quattrocento pare su altro bando ed infine la penosa diatriba, con annesso dietrofront e il "io rimango qui a Palazzo Bovara" riguardante la sede del nuovo Comune (premetto che non avendo visto i costi, mettendo a confronto il palazzo della banca popolare con la schifezza dell'ex Politecnico prevista per il trasferimento, preferisco di gran lunga il primo), hanno indignato molti cittadini e sicuramente appannato l'immagine del sindaco: va bene che il "Gatto" ha sette vite, ma qui, già almeno tre sono andate in fumo!
Mi ha molto stupito il comunicato stampa di Appello per Lecco dei giorni scorsi, dove il gruppo ha dichiarato di essersi pentito di aver appoggiato questa maggioranza alle elezioni del 2020, così come mi ha deluso il fatto che dove non vi è ascolto, si rimandi tutto nelle sedi giudiziarie dove la politica e il confronto aspro, bello e democratico, muoiono. Meno impressione mi ha fatto la dichiarazione della minoranza di centrodestra, "unito" almeno nell'ufficialità in un sovranismo che sovrasta e cancella il civismo che è stato il fattore caratterizzante del centrodestra durante le passate amministrative e che, l'ormai divenuto pressoché monocolore leghista (non me ne abbia il super zampe) ha messo in soffitta almeno fino alle prossime regionali o fino alle provinciali dove la riserva civica verrà buona per votare l'ennesimo forestiero al grido mai un lecchese a Villa Locatelli magari accompagnato dall'#hashtag che richiama l'identità che non c'è. Il destra-destra centrini (il nome di Fi esce a corrente alterna se i cronisti sbagliano a scrivere) che ha chiesto infatti a gran voce le dimissioni della giunta di centrosinistra con annesse elezioni anticipate. Elezioni che non arriveranno perché è solo uso del centrodestra quello di tagliarsi gli attributi per far dispetto alla coniuge.

Noi sappiamo benissimo che tutto questo non succederà: Fattore Lecco tutta, è piu "felina" del Gatto, il PD, forza politica principale della giunta di Palazzo Bovara, benché bistrattato e umiliato continuamente dal Primo Cittadino nonostante le lettere interne di cambio metodo (il passo e la cadenza ormai sono rimasti nelle brochure) e un'po di soddisfazione per vederlo offendere i Renziani all'arrivo del loro leader in città, non potrà mai permettersi, in questo periodo di magra dei consensi, di perdere il sindaco di un capoluogo di Provincia. La perdita del capoluogo, costringerebbe inoltre i "sinistri" a trattare con il neoleghismo ormai padrone del Carroccio, che storicamente non si è mai tirato indietro ad accordi all'insegna dell'istituzionalmente "volemose bene".
La prospettiva è quindi desolante: da un lato un'amministrazione inesperta ma arrogante, supportata dalla forza della disperazione di chi sa che non può permettersi di scendere dal carro, dall'altra un (centro)destra sempre più appiattito sugli estremi e in mezzo la città di Lecco con i suoi cittadini. Urlare le dimissioni? Si andrebbe fatto, ma una facile e immediata alternativa c'è? Non credo! Credo invece sia il momento di creare a lato dei due schieramenti un iniziativa forte: un CANTIERE (scusate il conflitto di interessi) da cui ripartire per ripensare la Città, che sia slegato dalle dinamiche sopra descritte e che tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi. Questo è un appello ai liberi pensatori, per iniziare ora a progettare una nuova città, che possa tornare protagonista mettendo i suoi abitanti al CENTRO e che selezioni classe dirigente al di là degli inquadrati di sempre, dei civici alla bisogna, dei sotto-lo-stemmino-nulla e di giovani che siano tali non solo se si guarda il documento d'identità, il tutto al netto di chi scrive (non vorrei mai che chi di politica vive, concentrasse il suo illuminato pensiero su un mio posizionamento amministrativo, ai preoccupati lascio sempre la libertà di farsi male da soli: è un mestiere dove non trovano competitori). Lecco ritorni a pensare al di là dell'indignazione, si ritrovi fuori dai palazzi e fuori dagli schemi a meditare sul cosa vuol essere. Il Gatto se non vuole per l'altra metà del mandato bruciarsi le ultime 4 vite rimanenti, impari ad ascoltare. Dietro un semplice cittadino che  dice che ha trasformato la città in un incomprensibile arzigogolato minigolf, non vi è un avversario politico, ma magari un cittadino che vive un disagio in più. È solo questione di umiltà! Differentemente, il Gatto dovrà essere costretto a raccontarci la storia che è stanco, che la sua esperienza (e il suo mandato) è finita e che non si ricandiderà  frase che oggi va di moda ed è sempre correggibile con il "me lo hanno chiesto" evitando così di fare la fine del "Gatto in tangenziale". Un consiglio però se lo faccia dare: le sperimentazioni si chiamano così perché si possono mutare, ma le eviti in pieno ponte. Perché un bando si può toppare, un preventivo pure ma rovinare le ferie dei cittadini è un fatto di educazione o di senso civico.
Beppe Mambretti, fondatore Cantiere Lecco
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