OutOfBound, il social sui viaggi sviluppato da quattro diciannovenni lecchesi ex Badoni

Gabriele Crimella e Alessandro De Blasio.
Sotto Stefano Zambroni e Andrea Malacarne
Stefano Zambroni, Alessandro De Blasio, Gabriele Crimella, Andrea Malacarne. Quattro diciannovenni, rispettivamente residenti a Valmadrera, Malgrate, Annone e Costa Masnaga. Quattro diciannovenni uniti dall’amore per l’informatica, sviluppato negli anni passati insieme tra i banchi del Badoni, e dalla voglia di trasformare le loro idee in realtà. Quattro diciannovenni e un progetto: OutOfBound. Poche lettere che trasformano i nostri giovani in veri e propri imprenditori desiderosi di raccontare una storia a cui tengono molto.

Come è nata l’idea di OutOfBound?
S: A novembre dell’anno scorso i professori Sala e Montanaro, docenti della materia “gestione progetto”, hanno proposto alla nostra classe di partecipare ad una competizione organizzata da Junior Achievement, una no – profit che sviluppa progetti di educazione economico – imprenditoriale nelle scuole. Questo è il contesto in cui è nato OutOfBound, l’unico dei tre progetti presentati dalla nostra classe che è riuscito a superare la prima fase della gara. Abbiamo vinto sia la fase regionale che quella relativa all’intero Nord – Italia e siamo stati selezionati tra le migliori dieci “mini – imprese” a livello nazionale. La finale si è svolta il 1° giugno a palazzo Mezzanotte a Milano. Anche se non abbiamo vinto, siamo comunque molto soddisfatti per essere riusciti a portare la nostra idea così in alto.

Quali sono i punti di forza del vostro progetto secondo voi?
S: In un mercato dei social ormai saturo, un’applicazione che consenta a chiunque lo voglia di creare gratuitamente dei diari di viaggio online di fatto non esiste. Oggi, inoltre, se voglio raccogliere informazioni su una meta turistica devo aprire Youtube per i video, Instagram per le foto, Tripadvisor per i consigli e così via. OutOfBound permette agli utenti di caricare tutti i contenuti legati ad un viaggio, ovvero foto, video e recensioni, sul proprio profilo. Ognuno può poi andare sul profilo di un’altra persona e visualizzare tutti quei contenuti nella stessa applicazione. Oppure è possibile cercare una città e vedere le foto, i video e i commenti relativi ad essa che gli utenti hanno caricato nel corso del tempo. Abbiamo tutti e quattro diciannove anni, sappiamo cosa pensa chi usa i social. Stiamo sviluppando una app intuitiva e facile da usare.


Quali sono le difficoltà principali che avete dovuto affrontare?

A: Il linguaggio di programmazione che utilizziamo lo abbiamo imparato da soli. Per di più, questo non è uno di quei piccoli progetti che ti fanno fare alle superiori: il codice che stiamo sviluppando è lungo e complesso. Bisogna trovare delle soluzioni specifiche per IOS e per Android e sviluppare un’interfaccia grafica adatta. Ci siamo anche dovuti dividere i ruoli: io lavoro allo sviluppo con Andrea, Stefano si occupa più della parte che riguarda i costi, il marketing e la comunicazione mentre Gabriele si sta occupando del database.

S: Ci troviamo una volta a settimana per programmare in gruppo. È un lavoro tosto, non è facile conciliare il tutto con il resto dei nostri impegni. Io studio informatica per la comunicazione digitale in Statale e spesso devo saltare le lezioni per lavorare al progetto. In realtà, il gruppo iniziale era formato da 8 persone ma 4 nostri amici hanno scelto di non continuare dopo l’evento a Palazzo Mezzanotte. Io, Alessandro, Gabriele e Andrea, invece, abbiamo deciso di andare avanti e siamo felici di fare tutto ciò che serve per lo sviluppo di questa idea a cui teniamo molto.

Cosa si prova a essere contattati da una realtà così importante come Intel?
S: E’ stata una cosa del tutto inaspettata. Qualche settimana dopo l’evento alla sede della Borsa a Milano riceviamo questa mail da Intel. All’inizio pensavamo fosse un errore ma in realtà era tutto vero. Abbiamo svolto 2 interviste il 22 agosto, una il 2 settembre e una il 5 settembre. Alla fine, siamo stati selezionati dal loro team per rappresentare l’Italia al AI global impact festival 2022, svoltosi lo scorso 22 settembre.

A: Siamo stati intervistati da un gruppo di programmatori per lo più indiani. Per dei diciannovenni come noi, non è stato per niente facile. Non solo dovevamo parlare in inglese, anche se c’era un traduttore in caso di necessità, ma ci dovevamo confrontare con esperti che sapevano come metterci in difficoltà e lo hanno fatto diverse volte. Però devo dire che ce la siamo cavata bene.

Quali sono i vostri progetti futuri?
S: Abbiamo lanciato un crowdfunding (https://gofund.me/7d3169b9) per cercare di raccogliere le risorse di cui abbiamo bisogno. Già ora, infatti, dobbiamo sostenere delle spese importanti, per esempio per il database. In prospettiva, l’idea è quella di creare una vera e propria azienda intorno a questa applicazione. Un simile orientamento ci obbliga ad affrontare innanzitutto alcune questioni giuridiche, come per esempio quelle legate alla privacy, ma anche diversi problemi economici. Per poter pubblicare l’app, infatti, dobbiamo aprire una partita I.V.A. o fondare una S.r.l.. Aprire una S.r.l. in Italia, però, costa 4.000 euro, mentre in Gran Bretagna per esempio basterebbero 50 sterline. Per non parlare poi delle tasse che dovremmo pagare sin da subito.

A: Per quanto riguarda lo sviluppo dell’app, puntiamo a completare il processo per la prossima primavera. Dopodiché, pensiamo di organizzare una fase di test su invito. L’obiettivo è pubblicare l’app all’inizio dell’estate, il periodo in cui dovrebbe essere utilizzata maggiormente.
A.Bes.
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